Nella provincia di Nuoro, a Dorgali, comune incastonato tra il mare cristallino del Golfo di Orosei e le montagne del Supramonte, simbolo dell’artigianato e del turismo della Barbagia, esiste un luogo immerso nella natura e intriso di storia e cultura. Precisamente nella vallata di Littu, è possibile visitare, infatti, una delle principali attrazioni di questa zona, il più grande Parco Museo Etnografico della Sardegna e uno dei musei etno-naturalistici più importanti d’Italia, “S’Abba Frisca”.
Il parco, che si estende per tre ettari, prende il nome proprio dalla sorgente di S’Abba Frisca, una sorgente di acqua fresca che si trova al suo interno e che alimenta cascate, fontane, zampilli e un laghetto presenti, ed è nato da una vecchia azienda agricola di proprietà della famiglia Secci, tramandata di generazione in generazione.
È stato l’attuale proprietario, Portolu Secci, con la collaborazione della sua famiglia, ad aver avuto l’idea di trasformare in un parco museo l’azienda agricola appartenuta dapprima a suo nonno, che gli diede il nome, e poi a suo padre. Un lavoro lungo quarant’anni quello di Portolu, durante i quali è riuscito farla rivivere, ampliarla e valorizzarla, inaugurando S’Abba Frisca nel 2005.
Grazie all’impresa di movimento terra della famiglia Secci è stato realizzato un itinerario di 350 metri con cui si apre S’Abba Frisca, un vero percorso naturalistico composto non solo dalle sorgenti già presenti, ma anche da siepi, alberi secolari e soprattutto dalla macchia mediterranea con oltre 400 specie da ammirare, composte da piante officinali per la cura di diverse malattie, piante tintorie per la colorazione dei tessuti, piante aromatiche, ma anche cortecce e bacche ricche di proprietà benefiche. Oltre alla flora, anche la fauna è ricca, grazie alle diverse specie animali che popolano il parco, in particolare capre, cavalli, asinelli, tra cui quelli bianchi dell’Asinara, il bardotto, un raro incrocio tra l’asina e il cavallo, e animali acquatici che vivono nel laghetto come anatre, tartarughe, gallinelle e germani reali.
Trattandosi oltre che di un parco anche di un museo, all’interno di S’Abba Frisca il percorso naturalistico si intreccia con il percorso etnografico, proprio per sottolineare il forte legame tra uomo e natura. Portolu Secci si è dedicato infatti anche al recupero della memoria storica, facendo importanti interventi strutturali all’interno degli ambienti dell’azienda agricola e salvando gli oggetti abbandonati, a cui se ne sono aggiunti tanti altri grazie alle donazioni. Un lavoro fondamentale grazie al quale, chi va a visitare questa attrazione turistica unica nel suo genere, ha come l’impressione di tornare indietro nel tempo potendo scoprire quella che era la cultura della civiltà barbaricina dal 1600 fino ai primi decenni del Novecento, con ben 4500 reperti, dislocati in 15 ambienti museali e che rappresentano gli oggetti e i mestieri che hanno fatto la storia della Sardegna. Sono infatti presenti le sciabole dell’800, chiamate leppas de chittu, l’officina del fabbro, il frantoio in pietra a trazione animale per le olive, il vecchio torchio per il vino, il carro, l’aratro, la macchina per ferrare i buoi, l’antica mola asinaria, la cucina con il forno per preparare il tipico pane carasau, le bilance, i ferri da stiro, gli attrezzi con cui si svolgeva l’attività di sartoria e il capanno del pastore, su cuile, risalente anch’esso all’Ottocento.
La struttura, che continua a conservare le caratteristiche originarie di un’azienda agricola, è gestita dalla Società Cooperativa “Parco Museo S’Abba Frisca” che organizza incontri per le scuole grazie alla fattoria didattica, con laboratori e dimostrazioni delle arti e dei mestieri antichi, e visite guidate, d’estate tutti i giorni e d’inverno su prenotazione, per tutti coloro che desiderano vivere un’esperienza indimenticabile, a contatto con la natura e con dei modi di vivere di cui si era ormai persa la memoria.
La Regione Sardegna, nel 2018, ha riconosciuto S’Abba Frisca come il museo etnografico e naturalistico più completo dell’Isola, ed è stato il primo museo privato ad essere inserito nell’albo regionale degli istituti e dei luoghi della cultura.
Dopo i riconoscimenti a livello regionale, per questo gioiello di Dorgali sono arrivati quelli a livello nazionale. La Cooperativa S’Abba Frisca si è aggiudicata, nel mese di novembre, il “Premio Bitac 2021”, l’annuale borsa del turismo cooperativo realizzata dal Settore Turismo e Beni Culturali dell’Alleanza delle Cooperative Italiane che premia ogni anno il miglior progetto di turismo cooperativo. Una presa d’atto importante, dunque, per tutto il lavoro svolto e le risorse impiegate dalla famiglia Secci, una scommessa che si è rivelata vincente.
“Ci rende tanto orgogliosi, non solo per la nostra realtà, S’Abba Frisca, ma per tutto il territorio di Dorgali che abbiamo portato ai vertici di un premio in cui si confrontavano le migliori realtà turistiche della penisola”, ha affermato Gianluca Secci, uno dei figli del proprietario, ai microfoni di Videolina.
“C’era tanto scetticismo, sia da parte degli amici che da parte della gente che ci voleva bene, – ha raccontato, sempre a Videolina, Portolu Secci – però vedevo una vetrina in questo territorio, il materiale risultava molto interessante e questo mi ha portato ad investire in cultura, cosa strana in questi posti. Quasi tutti dicono che la cultura non paga, paga invece quando le cose sono ben fatte e il risultato è stato, infatti, che S’Abba Frisca ha preso un premio a livello nazionale, questo ci ha rincuorato”.
Per avere informazioni su visite guidate e prenotazioni consultare il sito sabbafrisca.com.