Atzara, Bosa, Carloforte, Castelsardo, Posada, Sadali, Baunei. Sono ormai diversi i comuni sardi che, grazie al loro importante patrimonio naturale, storico e artistico, hanno ottenuto un meritato apprezzamento a livello nazionale partecipando in questi anni al “Borgo dei Borghi”, la competizione organizzata dal programma di Rai 3 “Alle falde del Kilimangiaro”.
La nona edizione della trasmissione, da poco conclusasi, ha incoronato Soave, comune in provincia di Verona, come Borgo dei Borghi 2022, ma la Sardegna è stata comunque una delle protagoniste della fase finale. Il comune di Cabras, in provincia di Oristano, unico borgo a rappresentare l’Isola quest’anno, è riuscito ad entrare nella top ten dei borghi più belli, classificandosi al nono posto dei venti comuni in gara, e a farsi conoscere in tutta Italia come un’interessante meta turistica.
Un borgo lagunare a pochi km da Oristano, con meno di 9000 abitanti, ideale per una vacanza all’insegna della storia, della natura, delle tradizioni e del buon cibo. Situata sulla riva sinistra dello stagno chiamato proprio stagno di Cabras o Mari Pontis, considerato uno dei più grandi d’Europa, Cabras si affaccia sul mare, potendo vantare ben 30 km di coste dove sorge la Penisola del Sinis, dal 1997 area marina protetta, includendo l’Isola di Mal di Ventre e l’isolotto del Catalano. Si tratta di un vero e proprio angolo di paradiso con spiagge caratterizzate da un mare cristallino e sabbia impreziosita da finissimi granelli di quarzo. Le più apprezzate sono quelle di Is Arutas, Maimoni e Mari Ermi.
Proprio lungo la strada che conduce alla spiaggia di Is Arutas si incontra il villaggio di origine medievale di San Salvatore di Sinis, che prende il nome dalla chiesetta del luogo. Disabitato per la maggior parte dell’anno, tende a ripopolarsi il primo fine settimana di settembre in occasione della festa di San Salvatore e della famosa Corsa degli Scalzi, una processione di circa 7 km fatta di corsa e a piedi nudi dai fedeli, chiamati per questo curridoris, durante la quale trasportano dalla chiesa di Santa Maria di Cabras il simulacro di San Salvatore, per poi riportarlo, sempre di corsa, al termine del fine settimana di festa. Le origini delle celebrazioni risalgono al 1619. Si racconta che, per mettere al sicuro la statua del Santo dalle incursioni dei Saraceni, gli abitanti del luogo diedero vita a una lunga corsa con dei rami legati ai piedi nudi, in modo da sollevare più polvere possibile e sembrare molto più numerosi. A quel punto gli invasori, temendo di essere di fronte ad un grande esercito, si diedero alla fuga e il villaggio di San Salvatore con il simulacro del Santo furono salvi. Da allora, ogni anno, viene rievocato questo rito.
Ma San Salvatore di Sinis è divenuto celebre anche per il suo aspetto molto simile a quello dei piccoli villaggi messicani, con strade polverose e sperdute, tanto da essere scelto, tra gli anni Sessanta e Settanta, come location per diversi film western all’italiana, uno fra tutti “Giarrettiera colt”, del 1968.
Lungo la strada che da Cabras conduce a San Giovanni di Sinis, altro piccolo borgo fatto di spiagge di sabbia finissima, come quella di San Giovanni e l’istmo di Capo San Marco, dominate dalle due torri costiere di San Giovanni e di Capo San Marco, si trova l’Oasi naturalistica di Seu, un angolo verde popolato da diverse specie di animali selvatici e ricco di resti nuragici e non solo. Poco distante dalla spiaggia e dalla vecchia Torre spagnola di Seu, infatti, è possibile scorgere dall’acqua il relitto di un rimorchiatore a vapore, naufragato nel 1983 a causa del maltempo.
La bellezza del mare e della natura di Cabras si sposa perfettamente con i tesori archeologici che custodisce. Paese di origini antichissime, abitato fin dal Neolitico, possiede un territorio ricco di numerosi nuraghi, i resti del villaggio di Cuccuru is Arrius, ormai sommerso dallo stagno e, soprattutto, dell’antica città di Tharros, a San Giovanni di Sinis, fondata tra l’VIII e il VII secolo a.C. dai Fenici. Centro importante per gli scambi commerciali in epoca fenicio-punica, fu poi una fortezza per i cartaginesi, urbs romana e bizantina e, infine, capitale del Giudicato d’Arborea. Fu abbandonata nel 1070 a causa delle continue incursioni saracene. Tra le più importanti testimonianze archeologiche di tutto il Mediterraneo, oggi viene definita anche “Città Sommersa” in quanto una parte si trova proprio sotto la sabbia, a ridosso del mare.
Ma il borgo è stato soprattutto teatro della più grande scoperta archeologica avvenuta nel bacino del Mediterraneo a fine ‘900, quella dei Giganti di Mont’e Prama, enormi statue in pietra arenaria gessosa rinvenuti per caso sull’omonimo colle, nel 1974, da contadini che aravano la terra. I frammenti di busti, teste, gambe e braccia riportati alla luce furono custoditi, fino al 2005, nel Museo archeologico di Cagliari. Restaurate e ricomposte, oggi queste statue, che raffigurano arcieri, pugilatori e guerrieri, sono visitabili nel Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras.
La simbiosi degli abitanti del luogo con il suo stagno, uno dei più pescosi in assoluto, ha reso Cabras, inoltre, la capitale di uno dei prodotti simbolo della Sardegna, la bottarga di muggine, richiesta ed esportata in tutto il mondo, e luogo in cui si svolge, ogni estate, la Sagra della bottarga. L’ultima edizione della manifestazione risale al 2019. Dopo lo stop di due anni dovuto alla pandemia, nell’estate 2022, ormai alle porte, l’evento tornerà e non si chiamerà più sagra ma “Festival della bottarga”.