Vicoli e scorci incantevoli sul mare da cui si diramano, fino alla collina, distese di case bianche incorniciate da elementi azzurri che si intonano perfettamente con l’azzurro del cielo e del mare.
Questo paesaggio fiabesco, che probabilmente ricorda le isole greche, appartiene invece ad un piccolo e caratteristico borgo marinaro del sud-ovest della Sardegna. Proprio qui, infatti, precisamente nella punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco – la più vasta dell’arcipelago del Sulcis -, si trova Calasetta, detta anche “la bianca” per via del colore che tinge, appunto, questa cittadina.
Sulle origini del nome “Calasetta” sono state avanzate diverse teorie. Secondo il linguista Giovanni Spano derivava da Calasèda, oppure Calesgèdda o Calaxedda e indicava una piccola cala o un piccolo porto. Altri, invece, hanno ricondotto l’origine del nome a Cala de Sedda o Cal’e Sedda, laddove “sedda”, in sardo, dovrebbe essere tradotto come sella di cavallo, forse in riferimento al fatto che nel punto più alto del borgo, dove è presente una torre sabauda, il territorio pare proprio assumere la conformazione di una sella.
Un’ulteriore ipotesi collega poi la denominazione Calasetta a Cala de Seda, Cal’e Seda. “Seda” in sardo campidanese significa seta e pare infatti che, in passato, nella zona di mare dell’arcipelago del Sulcis ci fosse un’abbondante presenza del più grande mollusco bivalve endemico del Mar Mediterraneo, la Pinna nobilis, chiamata più comunemente nacchera, dai cui filamenti si otteneva il bisso, una fibra tessile di origine animale la cui lavorazione è tipica dell’area mediterranea.
Non vi è invece nessun dubbio che la zona dove oggi sorge Calasetta fosse abitata fin dalla preistoria – come testimoniano la presenza delle Domus de janas di Tupei e resti di nuraghi sulle alture della zona -; inoltre, nelle campagne del paese, non mancano nemmeno tracce di successivi insediamenti di epoca fenicia, punica e romana.
Probabilmente abbandonato durante il Medioevo, il territorio cominciò a ripopolarsi a partire dal Settecento quando, 38 famiglie liguri originarie di Pegli ma emigrate da circa due secoli nell’isola tunisina di Tabarka, dove si erano dedicate alla pesca del corallo, ottennero dal re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia l’autorizzazione a dar vita a due insediamenti lungo le coste vicino al transito dei tonni: Carloforte, sull’isola di San Pietro, e, sulla sponda opposta, in una zona disabitata dell’isola di Sant’Antioco, Calasetta.
Dopo alcuni anni, nelle stesse zone si registrò una successiva ma poco fortunata migrazione di coloni piemontesi. I pochi che riuscirono a resistere però si integrarono con i liguri, tramandandogli avanzate tecniche di coltivazione della vite grazie alle quali nacque un vino che ancora oggi viene prodotto, il pregiato Carignano del Sulcis. Infine, giunsero anche altri immigrati provenienti dalla Sicilia.
Attualmente, Calasetta è abitata da circa 3000 persone e rappresenta la seconda città per numero di abitanti, dopo Sant’Antioco, dell’omonima isola. Dal 2006, la cittadina è comune onorario dell’ex provincia di Genova.
Il piccolo borgo, progettato dall’ingegnere e militare piemontese Pietro Belly, a cui è dedicata la piazza principale, è diviso in due quartieri denominati Marina e Torre e risulta essere abbarbicato su una collina, estendendosi in modo regolare e ordinato fino al mare. Il quartiere Torre deve il suo nome alla presenza di una torre sabauda, un’antica fortezza, in conci di pietra vulcanica, fatta realizzare dai Savoia poco prima della fondazione della cittadina e posta a guardia delle due principali isole del Sulcis.
Ad impreziosire il centro cittadino è inoltre il MACC – Museo d’arte contemporanea, allestito nell’edificio che ospitava l’ex mattatoio comunale, dove è possibile ammirare numerose opere che rispecchiano le recenti tendenze artistiche europee.
Ma a rendere davvero unica Calasetta sono soprattutto le spiagge che la circondano, tra le più suggestive del Sulcis. A est, nella zona costiera più bassa e sabbiosa, bagnata da un mare cristallino, ci sono i tre meravigliosi arenili di Sottotorre, Spiaggia Grande e La Salina, caratterizzata da dune e ginepri e vicina alla quale si trovano le Saline di Calasetta, un’oasi avifaunistica abitata, in determinati periodi dell’anno, dai fenicotteri.
A ovest invece, tra le scogliere a picco sul mare, spicca il Nido dei passeri, una coppia di faraglioni che si ergono a circa 18 metri sul livello del mare, da cui i più coraggiosi si tuffano, e il cui nome deriva probabilmente dalla grande quantità di uccelli presenti.
Un altro gioiello di Calasetta è poi Mangiabarche, altra scogliera a strapiombo sul mare su cui si scagliano onde impetuose e su cui, come suggerisce il nome, probabilmente in passato diversi marinai andarono incontro ad una terribile sorte, ecco perché su uno scoglio che affiora proprio di fronte, Punta Mangiabarche, si staglia un piccolo faro solitario col compito di guidare i naviganti.
Una porta su queste splendide coste è costituita dal porto di Calasetta, un approdo turistico e commerciale, caratterizzato da fondali poco profondi e circondato da ristoranti e trattorie dove poter gustare le specialità locali. Dalle sue banchine è possibile partire sia con le motonavi che, in circa mezz’ora, portano a Carloforte, che per escursioni che conducono alla scoperta delle cale e dei paesaggi dell’arcipelago del Sulcis, potendo così contemplare un vero capolavoro della natura immerso in un’atmosfera senza tempo.