Non è certo una novità, ma di anno in anno il dato viene accolto con sempre maggiore incredulità e questo, se non altro, è un segno della consapevolezza crescente circa la disparità tra uomini e donne presente perfino nel mondo dorato di Hollywood: tra le candidature al Premio più ambito dell’industria cinematografica, svelate lo scorso gennaio, una manciata di nomi femminili si perde, come al solito, in un vasto mare di nomi maschili. Numerose attrici, tra cui Jennifer Lawrence e Meryl Streep, pur vincitrici della statuetta, hanno denunciato la differenza di trattamento -anche economico- rispetto ai colleghi uomini, ma sembra che la strada della parità di genere sia ancora lunga anche nel mondo del cinema, in cui indipendentemente dalle star più note al pubblico, sono impiegate nei diversi comparti produttivi moltissime donne.
La cerimonia di assegnazione dell’Oscar, la cui 95ª edizione si svolgerà il 12 marzo nel celebre Dolby Theatre di Los Angeles, evidenzia questa disparità ai massimi livelli: ancora una volta nessuna donna, per esempio, compare nella categoria “Miglior regista”, in cui solo Kathryn Bigelow, Chloé Zhao e Jane Campion (proprio nel 2022 per “Il potere del cane“), si sono aggiudicate la statuetta.
Chi sono, dunque, le poche, brillanti professioniste che quest’anno ambiscono a conquistare un Oscar? Menzione d’onore spetta all’attrice e regista canadese Sarah Polley, cheha diretto “Women Talking”, l’unica delle 10 pellicole candidate come “Miglior film” ad avere una donna alla regia; la Polley però non è riuscita ad aggiudicarsi la nomination in questa specifica categoria, ma è l’unica donna candidata all’Oscar per la “Miglior sceneggiatura non originale”, con l’adattamento del romanzo “Donne che parlano” di Miriam Toews, ispirato alla vicenda di violenza, emancipazione e riscatto che ha visto protagonista la comunità femminile della colonia mennonita “Manitoba” in Bolivia, nel 2011.
Tra i candidati a “Miglior film d’animazione” spicca “Red”, della regista cinese naturalizzata canadese Domee Shi, primo lungometraggio Pixar scritto e diretto da una donna: la Shi ha già vinto un Oscar nel 2019 per il corto animato “Bao” e “Red”, che racconta con ironia e intelligenza i cambiamenti fisici e emotivi legati all’adolescenza, potrebbe regalarle la definitiva consacrazione come regista. Tra le candidature per “Miglior documentario” si evidenzia invece la nomination di Laura Poitras,già Oscar nel 2015 con il documentario “Citizenfour” dedicato a Edward Snowden, per “Tutta la bellezza e il dolore”, in cui si raccontano le battaglie della fotografa e attivista statunitense Nan Goldin.

Eccezione che conferma la regola è la categoria “Migliori costumi”, in cui sono le donne a dominare: Mary Zophres (Babylon), Ruth E. Carter (Black Panther: Wakanda Forever), Catherine Martin (Elvis), Shirley Kurata (Everything Everywhere All at Once) e Jenny Beavan (La signora Harris va a Parigi) sono già state candidate all’Oscar in passato e tra loro la Beavan ne ha già vinti tre, per “Camera con Vista”, “Mad Max: Fury Road” e “Crudelia”. Nelle altre categorie “tecniche” vale pena ricordare Monika Willi per il montaggio di “Tár”, Mandy Walker per la fotografia di “Elvis” e il trio di scenografe Catherine Martin, Karen Murphy e Bev Dunn, ancora per “Elvis”.
Desta grande curiosità, infine, la competizione tra grandi star del panorama musicale che si sfideranno per la categoria “Miglior canzone”: Lady Gaga, per “Hold My Hand” (Top Gun: Maverick) e Rihanna, per “Lift Me Up” (Black Panther: Wakanda Forever) sono le più quotate, ma la grande compositrice Diane Warren potrebbe spuntarla con “Applause” (Tell It Like A Woman).
Le candidature dedicate ai cortometraggi (documentari e animazione) riservano alle donne qualche piccola soddisfazione in più ed è proprio nella categoria “Miglior cortometraggio” che risiedono le speranze dell’Italia di aggiudicarsi una statuetta quest’anno (senza dimenticare Aldo Signoretti in corsa per “Miglior trucco e acconciature” con “Elvis”, insieme a Mark Coulier e Jason Baird): la regista Alice Rohrwacher concorre infatti per la statuetta con “Le pupille”, delizioso e surreale cortometraggio prodotto da Alfonso Cuarón e disponibile su Disney Plus.

“Le pupille” è una storia di Natale, ispirata a un episodio raccontato dalla scrittrice Elsa Morante in una lettera all’amico Goffredo Fofi e ambientata in tempo di guerra in un orfanotrofio per bambine gestito dalla severa Madre Superiora Fioralba (Alba Rohrwacher); proprio in occasione del Santo Natale le piccole orfane, “le pupille”, ricevono in dono da una strampalata donna (Valeria Bruni Tedeschi), in cerca di una grazia per il suo innamorato, una sontuosa zuppa inglese. Potranno le bambine godere di questo dolce, preparato con ben 70 uova, o saranno costrette a fare un fioretto dalla inflessibile Madre Fioralba? Il cortometraggio tratteggia con ironia una storia di desiderio e sacrificio, di ubbidienza e ribellione, e lo fa attraverso gli occhi, anche in questo caso “le pupille”, delle piccole protagoniste. Non resta, dunque, che attendere la serata del 12 marzo, e tifare per questo piccolo gioiello “artigianale” girato in analogico, che racconta una novella semplice e esemplare, per la ricchezza dei significati che vi sono racchiusi; in Italia la cerimonia degli Oscar verrà trasmessa in chiaro su TV8, a pagamento sui canali Sky e NOW.
E le grandi star, candidate all’Oscar come “Miglior attrice”, protagonista e non protagonista? Tra loro spiccano senza dubbio i nomi di Cate Blanchett, Michelle Yeoh, Angela Bassett e Jamie Lee Curtis: chiunque vinca, avrà il compito, non semplice, di portare con ancor più forza all’attenzione del mondo la questione della parità di genere nel mondo del cinema -e non solo.