Il massiccio dei Sette Fratelli è un complesso di sette vette granitiche, intervallate da gole profonde. Il parco si sviluppa per oltre 10mila ettari e regala scenari da sogno. Il polmone verde rifornisce con il suo respiro ben 9 comuni dell’estremità sud-orientale della Sardegna (Burcei, Castiadas, Maracalagonis, Quartucciu, Quartu Sant’Elena, San Vito, Sinnai, Villasalto e Villasimius). Tra i boschi di leccio e i sughereti, tra le ginestre e i corbezzoli, tra gli astori sardi e i falchi che occupano i cieli e i cinghiali e i mufloni che occupano la terra, si trova Sa perda de sa Pippia. La roccia della bambina (questa è la traduzione in italiano) è un gigantesco monolito situato in territorio di Sinnai, tra le foreste del Parco dei Sette Fratelli.
La vastità del complesso montuoso e la natura incontaminata e pericolosa così come le ripide gole hanno reso i Sette Fratelli un luogo attraente ma spaventoso, fin dagli albori della storia. Perfino per i primi uomini della Sardegna non doveva essere facile orientarsi nei meandri del bosco, tra le dure salite e le ripide discese. Una delle leggende sarde più famose ha un’origine lontanissima e le sue parole aleggiano misteriose man mano che ci si avvicina a una enorme roccia che domina il panorama circostante. La “roccia della bambina” fa capolino all’improvviso tra la vegetazione, tra la strada che porta al giardino botanico e il corso del rio Maidopis.
Il monolito è la meta prediletta dei curiosi e degli amanti dei fenomeni paranormali. A spaventare gli incauti escursionisti, infatti, ci penserebbe un lamento agghiacciante. Le orecchie più acute vi coglierebbero il triste pianto di una bambina che risuona sconsolato tra gli alberi, trasportato dal vento di montagna. Il singhiozzo si leverebbe da quel masso che sembra piovuto dal cielo e che, d’improvviso, sbarra il cammino degli avventurieri più temerari: è un singhiozzo che ferisce i cuori, perché le leggende della Sardegna talvolta non sono troppo allegre. Anzi, la maggior parte delle volte, non lo sono affatto.
Da generazioni, le genti di Cagliari e dintorni tramandano oralmente la storia di una bimba che, ai primordi della storia, avventuratasi con la sua tribù di cacciatori nel bosco dei Sette Fratelli, rimase uccisa da un masso che si staccò dalla montagna che rotolò fino ad investirla. Secondo la maggior parte delle tradizioni popolari nessun uomo morto in modo violento e improvviso riesce a trovare la pace dell’anima dopo la morte. Ed è così che il fantasma di “sa pippia” continuerebbe ad abitare il bosco e a sopravvivere sotto il peso di quella pietra, in un costante lamento che si aggraverebbe nelle notti di pioggia e tempesta.
Chi è stato sul posto, chi ha toccato con mano quella pietra colpita dalla maledizione di una innocente assicura: “Il pianto si sente per davvero”. Se ci si accosta al masso, effettivamente, è possibile ascoltare suoni strani e inquietanti che ricordano la richiesta di aiuto di un bambino. Osservando la pietra, gli esperti hanno notato che il masso non presenta particolari segni di frattura. Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare che Sa perda de sa pippia sia un grande sasso indipendente e non un pezzo di roccia staccatosi da una montagna in seguito a una frana. Oltretutto gli scettici individuano nel vento il crudele responsabile dei rumori attribuiti erroneamente alla piccola cacciatrice. Queste precisazioni smentirebbero facilmente la storia de “sa pippia”. L’aria, infrangendosi sulle rocce di granito, genererebbe un fruscio così forte da risultare simile a un lamento d’oltretomba e da dare vita a una storia di fantasmi. Anche se la scienza – almeno in parte – smentisce, la “pietra della bambina” rimane un elemento fascinoso immerso nel punto di riferimento delle scampagnate domenicali e pasquali dei cagliaritani. I Sette Fratelli, infatti, sono la meta prediletta per le passeggiate e le grigliate tra amici e in famiglia durante le festività primaverili, complici gli allestimenti in località Bau Arrexini, attrezzata per i picnic all’aria aperta.
Se “sa pippia” non trova la pace, almeno nell’immaginario collettivo, è anche perché i Sette Fratelli hanno da sempre la fama di luogo sacro e al contempo maledetto. Temuti e amati, i granitici protettori del sud-est della Sardegna sarebbero, infatti, la rappresentazione terrena del Grande Carro (l’Orsa Maggiore), ma anche il risultato di un grandissimo peccato. Secondo una delle tante leggende che vedono protagonista il complesso montuoso, i Sette Fratelli sarebbero i corpi pietrificati dei primissimi abitanti dell’universo, puniti dal vento per aver rubato ad una vecchina tutti i suoi covoni di grano.