Cosa porta una giovane ragazza, spinta da un’insanabile voglia di verità e di avventura condita di mistero, a percorrere l’Europa? La ricerca di una leggenda, la soluzione ad un antico segreto di famiglia e la storia di un passato tragico, violento, lontano, che si dirama tra i tessuti e le stoffe di una romantica ed enigmatica Parigi, di una sognante Como e di una poetica Oristano.
Cristina Caboni è una talentuosa autrice cagliaritana che alterna il suo lavoro da apicultrice con la sua sconfinata passione per la scrittura. Un impulso, quello di raccontare, innato, elegante, ricercato, che l’ha portata a elaborare romanzi di notevole successo come “Il sentiero dei profumi” (bestseller adorato dai lettori di tutto il mondo) o “Il giardino dei fiori segreti” (Premio Selezione Bancarella 2017), ma che oggi, con la sua ultima opera, “La stanza della tessitrice” (2018 – Garzanti Editori) ci trasporta con delicatezza e coinvolgimento nell’intrigante vicenda di Camilla, forte ed emancipata protagonista del libro.
La giovane, in fuga da un burrascoso trascorso, si è insediata a Bellagio, in cerca di una pace da troppo tempo dimenticata, dedicando tutta se stessa agli abiti, ai bozzetti, alle sue creazioni, lavoro e sogno di una vita. Tuttavia, la tanto agognata calma non durerà molto, la ragazza sarà infatti costretta a soccorrere la donna che fece di lei una figlia: Marianne.
Sarà l’anziana “madre” a mostrare a Camilla un antico baule ed il suo contenuto, in apparenza un abito raffinato, in realtà nascondiglio perfetto dell’unico indizio che porterà alla ricerca di una sorella mai conosciuta: un sacchetto coperto tra le cuciture al cui interno una frase augura una vita felice.
Tutto pare ricondurre al mito di Maribelle, chiamata “la tessitrice dei sogni”, celebre stilista parigina che operava all’epoca del secondo conflitto bellico, morta nell’incendio del suo laboratorio parigino tra le stoffe delle sue creazioni.
Questo, almeno, è ciò che si dice.
Per far luce sul mistero di Camille, Marianne e Maribelle, ho posto qualche domanda proprio all’autrice.
Nel romanzo lei presenta dei
tratti “mistery”, ma come nasce una storia per Cristina Caboni?
Io
mi lascio trasportare, non mi chiedo mai il perché delle cose. Ciò che capita
nei miei romanzi sono eventi che nascono dalle complesse realtà in cui si
trovano i personaggi. Dalle loro passioni, dai desideri, dagli scopi che li
spingono all’azione, dall’amore per se stessi, per la vita, per gli altri.
Quando la storia mi soddisfa, nasce un romanzo. Ne
“La stanza della tessitrice” si è trattato di una colpa a lungo custodita, e di
un antico baule nei quali sono conservati abiti meravigliosi che Camilla
Sampietro, giovane stilista, riconoscerà.
E invece le sue figure femminili, molteplici e
complesse?
Quando un personaggio ti racconta la sua storia, comprendi come questa
interagisca con le vite degli altri, e ti basta seguire la direzione. Ho un
lungo periodo di gestazione mentale prima di scrivere una sola riga, durante
questo tempo sia i personaggi che la storia crescono, così dopo è tutto più
semplice.
Quali strumenti ha utilizzato per ricostruire i
diversi periodi storici e mestieri?
Dedico molto tempo allo studio preliminare. Trascorro dei mesi sui libri, mi
documento, faccio ricerche, in alcuni casi visito i luoghi. Senza una
preparazione accurata non conoscerei le parole necessarie a un dialogo con i
miei personaggi, e loro non potrebbero raccontarmi le loro storie. Durante lo
studio io acquisisco gli strumenti necessari a una comprensione più vasta. E
poi amo moltissimo approfondire argomenti che mi interessano.
Una domanda necessaria: in che modo è riuscita a
mescolare realtà tanto lontane come Parigi e la Sardegna con tanta maestria?
Concentrandomi sulle vicende personali dei protagonisti. In fondo sono uomini e
donne che vivono le loro esistenze con passione, esattamente come fanno tutti
gli esseri umani. Amano, sognano, desiderano, e questo non cambia mai, non è
prerogativa di un periodo storico, né di un luogo geografico.