Un affascinante territorio che ha tanto da raccontare: la Valle dei Nuraghi, espressione di derivazione moderna con la quale tutt’oggi è conosciuta, è un’area situata nel Logudoro Meilogu, zona del centro-nord sardo comprendente i comuni di Torralba, Giave, Bonorva, Cheremule, Mores, Thiesi, Borutta, Ittireddu e Bonnanaro. Esso ospita, entro i suoi confini, i resti di svariati nuraghi e tombe dei giganti; sono inoltre numerosi i reperti che attestano il passato insediamento di diversi gruppi umani, facilitato dal clima favorevole e dalla fertilità della terra: sono riprova di ciò, ad esempio, le tracce delle necropoli ad ipogeo – le cosiddette domus de janas – e di stanziamenti all’aperto.
I primi segni di civiltà nel territorio risalgono al Neolitico recente (4200-3500 a.C. circa): tra questi, la Necropoli di Sant’Andrea Priu, a Bonorva, databile intorno al 3000-1800 a.C ed articolata in 18 tombe ipogeiche del tipo a domus de janas scavate nella trachite rossa. Collocata presso la piana di Santa Lucia e dominata da un masso granitico dalla forma particolare soprannominata “Il Campanile”, l’area funeraria venne utilizzata come luogo di culto in età romana e bizantina; nel 1313, la tomba un tempo dedicata al Capo della comunità che aveva costruito la necropoli venne riconsacrata a Sant’Andrea.
Oltre a suddetti reperti e altri, in minor misura, appartenenti ad altri periodi storici – sono infatti presenti scarse rimanenze fenicie e puniche comprovanti un viva attività commerciale, assieme a più corposi resti di età romana ed imperiale – la prevalenza delle testimonianze archeologiche della Valle dei Nuraghi può essere ricondotta al periodo nuragico (XVII-VIII/VII secolo a.C.), durante il quale vennero erette 10 tombe dei giganti e circa 30 nuraghi.
La maggior parte delle tombe dei giganti sono andate distrutte; tuttavia, sono ancora evidenti alcuni segni e la pianta è leggibile sul terreno. Esemplare è la tomba di Sa Pedra Covaccada, situata nei pressi del dolmen di Su Crastu Covaccadu, nel comune di Torralba, di cui sopravvive solo una grande stele calcarea centinata e spezzata alla base. I nuraghi, concentrati soprattutto nel territorio di Cabu Abbas (SS) e nella zona del rio Mannu, includono casi con struttura monotorre – come i nuraghi Padru, Longu e Culzu – bilobata – ossia dotati di due torri oltre a quella centrale del mastio, che possiamo ritrovare, per esempio, nel nuraghe Ruju – e trilobata, con tre torri aggiuntive, esemplificata dal nuraghe Santu Antine.
Simbolo della Valle dei Nuraghi, il nuraghe Santu Antine fu costruito fra il XVI e il IX secolo a.C. nel territorio di Torralba ed è uno tra i più imponenti e meglio conservati della Sardegna, anche grazie probabilmente alle particolari tecniche costruttive adottate. Il mastio centrale costituisce la parte più antica dell’architettura: una torre di 17 metri e un diametro di 15, attorno alla quale venne successivamente eretto un bastione trilobato, con feritoie, corridoi ed andito interno. Ciascuna delle 3 torri perimetrali dista esattamente 42 metri da quella centrale; a tal proposito, lo studioso Augusto Mulas ha dimostrato come la disposizione del complesso trilobato sarebbe una reiterazione della costellazione delle Pleiadi e che il nuraghe Santu Antine rappresenterebbe la stella più luminosa, ossia quella di Alcione.
Il complesso nuragico iniziò ad essere oggetto di scavi a partire dal XIX secolo, per iniziativa del principe di Carignano Carlo Alberto, del naturalista Alberto La Marmora e dell’archeologo e linguista Giovanni Spano; grazie a loro e a successive ricerche sul campo che si protrassero fino agli anni ‘60, fu possibile individuare i resti di un villaggio, costituito da capanne circolari di età nuragica e da altre costruzioni a pianta rettangolare di epoca successiva, si presuppone romana. All’interno del sito archeologico, sono state ritrovate anche 16 pietre miliari relative ad alcune principali coordinate viarie dell’isola in epoca romana: attualmente, esse sono conservate presso il Museo della Valle dei Nuraghi, situato a pochi chilometri di distanza, nel territorio di Torralba.
La struttura museale, di natura archeologica ed etnografica, ospita al proprio interno i reperti rinvenuti durante le operazioni di scavo presso il nuraghe Santu Antine: tra questi, vi sono proiettili in pietra calcarea, un bronzetto raffigurante un cagnolino e un frammento di modellino di nuraghe. Attualmente, è possibile recarsi in visita liberamente dal lunedì al venerdì secondo l’orario estivo 09:00-20:00 oppure si può usufruire dei percorsi guidati messi a disposizione secondo specifiche fasce orarie.