Nata fenicia, divenuta romana e poi spagnola: nel marasma delle forme assunte nel corso della vita, il centro di Bosa (OR) ha subito tanti cambiamenti, che l’hanno portato a essere infine quello che sardi e no oggi conoscono. Gli adattamenti hanno caratterizzato sicuramente anche l’800, periodo carico di novità, ma anche di preservazione di ranghi e stati sociali, dinamica incarnata perfettamente anche da Casa Deriu, simbolo della vita borghese dell’epoca e attualmente sede museale.
Situata nella caratteristica zona vicino al fiume Temo detta “Sa Piatta”, il Museo Casa Deriu sorge all’interno di un palazzo signorile appartenuto all’omonima famiglia – ultima proprietaria dell’immobile – e si configura come tassello importante per ricostruire l’anima di Bosa a cavallo tra XIX e XX secolo d.C. Nato dall’accorpamento di diversi stabili e frutto di vari restauri, il complesso è infatti suddiviso in 4 livelli, che raccontano ciascuno parte delle vicende artistiche e sociali che travolsero il centro a partire soprattutto da metà ‘800.
Proprio a tale periodo risale l’ampliamento attuale della struttura, – come testimonia anche la scritta a lato sul portone, secondo cui ci fu una risistemazione nel 1838 – con un processo al tempo abituale per chi volesse mostrare agiatezza sociale ed economica. Dopo aver varcato un ingresso decorato da colonne in trachite rossa locale, il visitatore ha subito un assaggio dello stile delle case dell’epoca tramite le 3 arcate dell’androne, una di tipo ornamentale più 2 con funzione d’accesso ai magazzini e al vano scala. Salendo poi una scalinata in pietra, il pianoterra adibito in passato a spazio per le cantine lascia posto al secondo livello, vero e proprio punto di avvio dell’esperienza museale. È a partire da qui, infatti, che si possono ammirare esposizioni temporanee relative a usi e tradizioni del borgo, da viaggi alla scoperta della suggestiva pratica del filet – arte del ricamo con cui si era soliti ricavare reti da pesca – a mostre di artisti locali.
Arte e storia che si ritrovano anche al secondo piano, spazio occupato da un appartamento nobiliare perfettamente arredato con gusto ottocentesco. Appartenuto prima alla famiglia Uras Chelo, poi Zedda Athene e infine passato in mano Deriu da cui prese il nome, esso mostra particolari dettagli dislocati in ambienti dotati di interruttori in ceramica, dal salotto con parquet decorato a motivi geometrici ripresi anche sul soffitto alla camera da letto – tappezzata da pavimento in maioliche dipinte a mano – fino alla sala da pranzo, che da un corridoio con pareti lignee riconduce infine all’uscita.
Lasciandosi alle spalle anche il livello nobiliare, il percorso prosegue poi verso il terzo e ultimo piano, interamente dedicato all’artista Melkiorre Melis. Nato a Bosa nel 1889 e formatosi a Roma, durante la sua attività egli lavorò non solo come pittore, ma anche come illustratore, ceramista, arredatore d’interni e scenografo, rimanendo sempre legato alle proprie origini. La Sardegna, infatti, risulta spesso protagonista dei suoi lavori, così come testimoniato dalla sala d’ingresso, – dove vi sono riferimenti al Carnevale nostrano e al filet – dalle rappresentazioni pastorali della “Sala dei sardi” e dalla mitologia isolana presente nella “Sala dei nuragici”. Oltre a un’altra sezione dotata di archivio per illustrazioni e grafiche, il confine regionale è infine momentaneamente superato dalla presenza di oggetti, manufatti e tele della “Sala libica”, relativa al periodo in cui Melis fu direttore della Scuola d’arte e mestieri indigeni a Tripoli.
Meno lontano nel tempo, ma ugualmente significativo in quanto parte dello stesso sistema museale è ciò che si trova nell’edificio di fronte a Casa Deriu, ossia la Pinacoteca dedicata al pittore Antonio Atza. Ubicata nei locali dell’ex Biblioteca comunale, l’area espositiva permanente è frutto di donazioni dello stesso artista e rievoca la sua attività con tele di diversi periodi, da quelle dei primi anni alle “surrealiste” fino ai lavori più celebri, come le “Sabbie” degli anni ‘50, i “Blues” del decennio successivo e dipinti d’ispirazione futurista.
Il Museo Casa Deriu e la Pinacoteca Antonio Atza si trovano rispettivamente in via Vittorio Emanuele II 59 e 72, a Bosa (OR). Visitabili entrambi su prenotazione dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 pagando un biglietto unico intero di 6 euro o ridotto di 4,50 euro. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare il numero 328.8789521 o scrivere all’indirizzo e-mail [email protected].