In Sardegna, anche la natura racconta parte della storia antecedente la nostra epoca e la nostra generazione. Manifestazione di questo fenomeno sono per esempio i tacchi, – detti anche tòneri – peculiari affioramenti di natura rocciosa molto simili a ripidi altipiani. Tra i più noti dell’Isola vi è Su Texile, situato a 2 chilometri dal paese di Aritzo (NU): conosciuto anche come “Su Meseddu de Texile”, esso presenta una distintiva struttura stretta alla base e più larga in cima.
Il tacco Su Texile è una formazione calcarea che si caratterizza per la presenza di accentuate pareti a strapiombo; la sua larghezza si aggira tra i 50 e i 70 metri, mentre l’altezza intorno ai 24 metri. La formazione risalirebbe più o meno al periodo giurese, fase dell’era Mesozoica compresa tra i 215 e i 145 milioni di anni fa: ad oggi, esso rappresenta uno dei resti dell’antica copertura calcarea esistente al tempo, risparmiato all’erosione. “Su Meseddu” è collocato sopra un rilievo di forma conica costituito da scisti, ossia rocce con facile tendenza allo sfaldamento. Visibilmente pendente sul lato della valle del Rio S’Iscara, in molti punti sono presenti delle cavità carsiche, risultato dell’azione modellante dell’acqua. Dentro tali spaccature, abbondano esemplari di Quercus Ilex,– più comunemente noto come leccio – cosa inconsueta a tali altezze del Gennargentu.
Oltre all’elce, il Texile ospita anche altri organismi vegetali. In particolare, è possibile trovare una flora prevalentemente calcifica, ossia predisposta a vivere su terreni calcarei; questo elemento risulta in netto contrasto con la vegetazione dei monti e delle valli limitrofe. L’area circostante è dominata da un bosco, nel quale crescono specie caducifoglie, tra cui le querce; sono attive inoltre coltivazioni di noci, castagni e noccioli, con gruppi arborei che raggiungono anche notevoli dimensioni. Per la straordinaria ricchezza botanica, il tacco è stato istituto monumento naturale con legge regionale del 1989.
La denominazione “Su Texile” ha un’etimologia incerta. La prima ipotesi sostiene che essa derivi dal barbaricino preromano “tezile”, termine che identifica una sommità isolata; secondo altri, potrebbe indicare una variante del sostantivo “setzile”, ossia “sedile”. In merito a Meseddu, altro nome con cui esso è conosciuto, gli interrogativi sono minori. L’espressione rappresenta il diminutivo di “mesa” – tradotto in italiano come “tavolo” – e designa uno sgabello realizzato con un fusto d’albero.
Altro appellativo con il quale il tacco è noto è “Sa Trona de Santu Efis” (Il trono di Sant’Efisio), con riferimento ad una leggenda che vede protagonista il patrono cagliaritano. Difatti, si racconta che Sant’Efisio sarebbe partito da Cagliari per raggiungere i luoghi più impervi della Sardegna, con lo scopo di convertire le popolazioni barbaricine presenti. Nonostante le persone del posto fossero assai diffidenti e poco abituate ai contatti esterni, il Santo riuscì a conquistare la loro fiducia: tutti rimasero colpiti dal suo coraggio, in quanto egli si recò lì senza armi né scorta, malgrado il territorio considerato pericoloso. In seguito alla predicazione del martire, i barbaricini si fecero il segno della croce e si convertirono; come ricompensa divina, la vallata fu ricoperta da noccioleti e castagneti, che avrebbero alimentato l’artigianato locale per lungo tempo.
Il monumento naturale è inserito all’interno della Zona Speciale di Conservazione “Su de Maccioni – Texile di Aritzo”. La posizione del sito ha incuriosito l’uomo fin dai primordi: ciò è visibile, ad esempio, in alcuni resti di muri emersi fortuitamente dal terreno. Tali reperti delimitano uno spazio, all’interno del quale sono stati rinvenuti frammenti di ceramiche risalenti all’età del bronzo (3400-1100 a.C.) e all’alto e basso impero (27 a.C-476 d.C.). Altri ritrovamenti interessanti riguardano una navicella bronzea di età nuragica e un insieme di monete romane del I e II secolo d.C., attualmente conservate al Museo G.A. Sanna di Sassari. Inoltre, nell’area intorno al Texile sono state individuate tracce di insediamenti riconducili ad un periodo compreso tra l’età neolitica e nuragica: tra tutti, la tomba dei giganti presso Rio Melanusé, il nuraghe Su Nuracciolu e le domus de janas di Baccu’e Forros.
Il tacco Su Texile è raggiungibile attraverso la Strada Statale 295 di Aritzo (NU). Giungendo da Nuoro, si può percorrere la Strada Statale 389 e, preso lo svincolo per Fonni, proseguire per Desulo, Belvì, Aritzo oppure Ovodda, Tonara, Aritzo. Da Cagliari invece, attraversata la Strada Statale 131 e svoltato per Villamar, si va avanti fino a Meana Sardo e poi per Aritzo.