Come da tradizione sono state le donne di Cabras a dare inizio ai festeggiamenti in onore di San Salvatore. Ieri mattina, circa quattrocento donne si sono riunite per percorrere i polverosi sentieri del Sinis che separano Cabras dal novenario di San Salvatore, portando in processione la piccola statua di Santu Srabadoeddu e dando ufficialmente il via ai dieci giorni di festa.
Si tratta del primo evento significativo della Festa di San Salvatore di Cabras, quello durante il quale la piccola effige lignea viene portata nella sua dimora campestre; il primo tassello di uno dei più importanti appuntamenti identitari della Sardegna, che racchiude riti antichi e ripercorre la storia nei secoli, trasportando i visitatori nel vivo del patrimonio di fede e devozione del popolo di Cabras.
Negli ultimi anni, la festa dedicata al Santo ha registrato una crescita notevole nelle presenze, grazie al costante impegno e alla collaborazione tra l’Ente comunale, le due associazioni che curano la preparazione delle processioni degli uomini e delle donne, “Is Curridoris” e “Santu Srabadoeddu”, e il Comitato organizzatore dei festeggiamenti civili “San Salvatore”. Per gli abitanti del Sinis e le decine di migliaia di turisti, rappresenta un’opportunità unica per partecipare a un evento profondamente radicato nella fede e nelle tradizioni, tramandate di generazione in generazione.
Fin dalle prime luci dell’alba l’emozione è palpabile per le donne di Cabras, in tante case fervono i preparativi per la vestizione. I capelli vengono coperti da un fazzoletto, i colori dei corpetti risplendono dopo essere stati conservati con cura per mesi. Semplici gesti che ogni anno vengono ripetuti nel venerdì che dà inizio ai festeggiamenti del Santo.
“L’emozione è stata palpabile a ogni passo, è stato un cammino faticoso, durante il quale ci siamo affidate alla fede nel Salvatore – ha detto Maria Francesca Spanu, la Presidente dell’associazione “Santu Srabadoeddu”, una delle veterane, con 41 processioni alle spalle -. L’organizzazione richiede un impegno considerevole, durante il quale il direttivo si riunisce per definire i dettagli e raccogliere le adesioni per tempo. Il lavoro viene però ripagato ogni volta, con un’emozione che non è facile descrivere con le parole”.
Le strade del borgo lagunare si sono animate presto. Alle 6:30 circa 400 fedeli, dopo aver ricevuto la benedizione da Monsignor Giuseppe Sanna, hanno iniziato il loro pellegrinaggio annuale. Partendo dalla chiesa di Santa Maria, si sono incamminate in direzione de “su Camminu de su Santu”. Oltre sette chilometri di strada che le “scalze” hanno percorso fra i canti e le preghiere.
L’arrivo al novenario campestre segna il termine della processione, quando tra le strette stradine del villaggio di San Salvatore si sono diffusi i suoni de “Is Coggius”, inni di saluto e gratitudine espressi in lingua sarda, che hanno accompagnato il corteo dei fedeli fino alla piazza principale e al santuario di San Salvatore. Qui, nella piccola chiesetta dedicata al Santo, l’antica statuina sarà custodita fino alla mattina di lunedì 2 settembre, quando le donne riporteranno Santu Srabadoeddu nella sua casa di Cabras e si chiuderanno i festeggiamenti di San Salvatore.
Santu Srabadoeddu e le Scalze di Cabras
Sono due le statue lignee che rappresentano il Santo Salvatore della Festa di Cabras: il simulacro portato in corsa dagli uomini e custodito in una delle cappelle della chiesa di Santa Maria a Cabras, e la piccola statua di “Santu Srabadoeddu”, considerata ancora più antica, che secondo fonti non scritte sarebbe stata trovata proprio all’interno della chiesa di San Salvatore.
Si narra che fino ai primi del ‘900 i festeggiamenti si svolgessero nel mese di agosto e che fossero proprio le donne ad accompagnare la statua di San Salvatore verso il santuario campestre, mentre agli uomini, impegnati nei campi, spettasse solo il ritorno a Cabras. Con lo spostamento dei festeggiamenti a settembre, il trasporto del simulacro principale divenne compito esclusivo degli uomini, ma le donne continuarono a portare la statua più piccola, iniziando le novene con la Via Crucis.
Per secoli, il ruolo delle donne è stato centrale nella liturgia del rito di San Salvatore.
Tuttavia, la processione femminile fu dimenticata per decenni e solo nel 1981, grazie all’iniziativa della moglie dell’allora presidente del Comitato, questa antica usanza fu riscoperta e ripristinata con l’aiuto di un gruppo di fedeli devoti.
Oggi, la processione delle donne in abito tradizionale è uno dei momenti più emozionanti e partecipati della celebrazione. L’associazione femminile conta più di 500 iscritte, con la più giovane di appena dieci mesi; quasi quattrocento, scalze e vestite con abiti tradizionali, hanno percorso i polverosi sentieri del Sinis per adempiere a un voto di fede lungo 500 anni.