Viaggio alla ricerca di sé e del significato dell’esistenza con “In fondo agli occhi”, uno spettacolo ideato, scritto e interpretato da Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, per la regia di César Brie, con gli elementi scenici di Franco Casini e Roberto Spinaci e la collaborazione musicale di Giancarlo Pagliara (tecnica luci e audio Daniela Vespa), fortunata produzione della Compagnia Berardi Casolari in cartellone stasera alle 20:30 al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari per la Stagione 2022-2023 di Teatro Senza Quartiere organizzata dal Teatro del Segno nell’ambito del progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro” (2017-2026).
Uno sguardo, reale e metaforico, sulla realtà con la pièce originale, che intreccia una acuta e arguta riflessione sulle contraddizioni, le ingiustizie e i paradossi della società contemporanea a un percorso interiore per affrontare e superare il dramma della malattia, in un raffinato gioco metateatrale dove i dilemmi dei protagonisti – Italia, una barista già «delusa e abbandonata dal suo uomo» e Tiresia, il suo socio nonché amante – riflettono o comunque presentano singolari consonanze con le storie dei due interpreti, tra note autobiografiche e divagazioni filosofiche, attraverso la chiave dell’ironia, a tratti dissacrante e debitamente politically incorrect.
“In fondo agli occhi” (finalista per il premio per la miglior regia al Festival Teatri del Mondo di Buenos Aires – 2018) racconta (anche) la tragedia di un artista colpito da una grave patologia, che lo priverà progressivamente ma inesorabilmente della vista, tra la presa di coscienza della sua condizione e le reazioni, le paure inconsce e istintive di fronte a un futuro segnato dalla perdita di uno dei sensi, attraverso il suo alter ego dal nome “profetico”, Tiresia, che come l’antico indovino reclama per sé il dono della preveggenza o meglio ancora uno speciale talento nel riconoscere la verità, senza lasciarsi ingannare o irretire dalle apparenze.
Le vere tenebre spesso sono quelle dello spirito, mentre si può cercare di decodificare il mondo che ci circonda alla luce della ragione: la pièce si nutre di esperienze concrete e quotidiane, di ricordi e emozioni, ma anche difficoltà e ostacoli che Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi hanno incontrato sul loro cammino artistico e professionale, con la possibilità di ribaltare le cose e trasformare la mancanza in opportunità, la catastrofe in fonte di ispirazione e preludio a una rinascita.
“In fondo agli occhi – sottolineano i due autori – affronta le tematiche della crisi e della malattia… L’indagine parte e si sviluppa da due differenti punti di vista: uno reale, in cui la cecità, malattia fisica, diventa filtro speciale attraverso cui analizzare il contemporaneo, e l’altro metaforico, in cui la cecità è la condizione di un intero Paese rabbioso e smarrito che brancola nel buio alla ricerca di una via d’uscita”.
La pièce disegna un vivido affresco dell’Italia nel Terzo Millennio, tra i nodi irrisolti del passato e del presente, il venir meno degli antichi principi e l’avvento della civiltà dell’immagine, con il trionfo dell’apparire sull’essere: tra ideali traditi e sogni infranti, una folla di donne e uomini sembra muoversi senza una direzione precisa, alla ricerca forse di una illusoria felicità o di un successo da esibire, spesso in una precarietà economica, lavorativa e affettiva, mentre un individualismo sfrenato prevale sull’aspirazione al “bene comune”.
Chi è più cieco di chi vive, senza avere un sogno, una prospettiva davanti a sé, di chi essendone consapevole, non può far altro che cedere alla disperazione? è l’interrogativo fondamentale da cui prende le mosse la scrittura drammaturgica, con l’intuizione che la malattia possa rappresentare “la metafora attraverso cui raccontare la crisi, in quanto fonte di dolore ma al contempo di opportunità per rivalutare l’essenziale e mettersi in gioco in prima persona, svelando ciò che si è così come si è”. Infine, spiegano Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, “diventa inevitabile affrontare l’aspetto complementare della malattia: la cura”, così nella figura speculare di Italia (come Tiresia lo è per Gianfranco Berardi) si replica la “reale esperienza che Gabriella, in scena e nella vita, vive”.
Tra vita e arte, verità e finzione “In fondo agli occhi” riflette la poetica della Compagnia Berardi Casolari, con una cifra immaginifica e fortemente evocativa, densa di riferimenti e simboli, i due artisti si muovono tra atmosfere oniriche e un crudo (iper)realismo, attingendo al proprio vissuto come al mondo che li circonda, per tessere le loro trame e dare forma all’inquietudine: Italia e Tiresia si mettono a nudo e “raccontano la propria storia, i propri sogni mancati, le proprie debolezze e le proprie speranze in un bar. Sono stati, sono e saranno sempre in “crisi” come il Paese in cui vivono“.
Una pièce interessante e attuale, amara e divertente, struggente e poetica sul dolore e la speranza, un’opera a due voci che fa ridere e pensare, e conduce attraverso una serie di “quadri”, con la forza di una sincerità disarmante e le sorprendenti “fantasie drammaturgiche”, direttamente «“in fondo agli occhi” di chi scrive e di chi ascolta».