Ancora una volta la nostra isola diventa patria di talenti letterari che con la loro classe e capacità permettono di illustrare la storia di una terra tanto distante quanto toccante attraverso le vicende di personaggi umani e realistici che vivono il territorio.
Elvira Serra (1972) è una scrittrice nuorese dalla dote autoriale preziosa e ineccepibile che la porta immediatamente ai grandi successi giornalistici. Dal 1999 collabora con il Corriere della Sera per il quale elabora i suoi editoriali con il blog La 27esima Ora, ma l’amore per la scrittura è un’attrazione a tutto tondo che spinge la sua penna anche nella narrativa; già autrice di romanzi come “L’altra” e “Il vento non lo puoi fermare”, Elvira ci presenta oggi la sua ultima, delicata opera: “Le stelle di Capo Gelsomino” (Solferino editore).
La storia della nonna ostetrica Lulù, della madre ginecologa Marianna e di Chiara, la nostra protagonista, si dirama nel panorama di una Sardegna magica e realistica, viva nel ricordo della casa al mare di Capo Gelsomino in cui le tre conservano la spensieratezza dell’estate. Chiara, però, non può fare a meno di osservare quella terribile barriera fatta di eterni silenzi e feroci sguardi che separa la sua amorevole nonna dalla sua impegnatissima madre, un campo di battaglia in cui la giovane ragazza si trova suo malgrado intrappolata e che vorrebbe trasformare in stabilità emotiva. Ma quella innaturale quiete che diventa presto una burrasca, assume le sembianze di un segreto familiare capace di distruggere intere generazioni.
Un testo intimo e tremendamente plausibile, dolce ed emozionante, che ci illustra una famiglia sarda come tante, tormentata dall’ineluttabilità del tempo e dalle differenze.
Ciao Elvira, qual è il tema di questo romanzo?
Volevo affrontare il tema della maternità: quanto sia difficile e inevitabile amare un figlio, quante incomprensioni possano generarsi in una famiglia, quanto risentimento, e al tempo stesso bisogno di amore, racchiuda la relazione madre-figlia.
Le vicende familiari narrate hanno un fondo di verità?
L’unico riferimento personale riguarda la figura di Lulù per la quale mi sono ispirata a mia madre, anche lei ostetrica. Per il resto i personaggi dei romanzi non esistono se non nelle pagine che scrivo. Mi piace sempre immaginare donne forti, perché credo che sia importante trasmettere loro un messaggio di forza, creatività e coraggio. Non amo i ruoli da vittima.
Che ruolo hai voluto dare alla Sardegna in questo romanzo?
La Sardegna è la cornice di questa storia. Di sicuro Capo Gelsomino, che non esiste sulla carta geografica, ricorda molto Capo Comino, dove ho trascorso tutte le estati da quando sono bambina. Nella scelta dei luoghi, quindi, c’è un omaggio preciso alla mia regione di origine e ai luoghi della mia infanzia.