Il 23 febbraio scorso, a Sassari, è andato in scena al Nuovo Teatro Comunale il dramma Doppio sogno, tratto dal testo di Arthur Schnitzler, con la regia di Giancarlo Marinelli. Lo spettacolo è al secondo anno di repliche e tra i protagonisti spiccano, tra gli altri, Ivana Monti, Ruben Rigillo, Rosario Coppolino e l’attrice sarda Caterina Murino.
Lei è una nostra vecchia conoscenza! Avevamo avuto modo di incontrarla all’Estasi’s Disco di Santa Teresa, il 20 agosto del 1997, in occasione della finale di Miss Sardegna, dove “Sassari & Hinterland” presenziava in giuria. Decidiamo di approfittare dell’occasione per rincontrarla e fare due chiacchiere.
Arriva in teatro da sola, indossa un paio di jeans, maglietta a collo alto nera, capelli semi raccolti e neanche un filo di trucco. Saluta tutti, si presenta ai giornalisti che la attendono e prende in mano la situazione guidandoci in platea per concedersi alle interviste. Si guarda intorno estasiata, non aveva ancora solcato il Nuovo Teatro Comunale! La osservo, mentre attendo il mio turno, è ammaliante e da lì a poco sedurrà anche me.
Mi si siede accanto ed è lei a rompere il ghiaccio facendomi i complimenti per la maglietta che indosso. Mi ha già conquistata!
L’ultima volta che ci siamo incontrati era durante la finale di Miss Sardegna, dove staccasti il biglietto per Miss Italia. Quanto e come è cambiata la tua vita da allora?
Una vita di valigie fatte e disfatte che non ne possono più di me, ma chi me l’ha fatto fare! È cambiata tanto, è cambiata tantissimo e come dico sempre, sopratutto ora che sono in Francia, sono un’“impostora”, sinceramente non so che ci faccia qua. Però la barca sta andando avanti e quindi continuo a remare e poi mi fermo, la barca cammina per me, poi riprendo e si vedrà dove si arriverà.
Come hai accennato vivi in Francia, come molti sardi ti sei recata all’estero per lavoro. Quanto questa decisione è stata libera e quanto dettata da necessità esterne al tuo volere?
Ci sono veramente pochi posti al mondo dove andare per fare questo mestiere, in Italia a Roma o Milano. Poi ci sono Parigi, Londra, New York, Los Angeles, bisogna trovarsi in uno di questi luoghi per poter lavorare in questo campo, se no è veramente complicato. Quindi non è che posso dire che ho dovuto lasciare la Sardegna perché non offre possibilità, anzi, voglio un po’ spezzare una lancia a favore della nostra isola, non è tanto colpa della Sardegna se ci sono poche occasioni di lavoro per noi attori, ma piuttosto il fatto che le opportunità siano concentrate in pochi centri in tutta Italia.
Negli ultimi tempi in Sardegna sembra esserci un certo fermento dal punto di vista cinematografico, tu stessa sei protagonista di “Bianco di Babbudoiu”, uscito nelle sale lo scorso 17 marzo, pensi ci sia lo spazio per lo spettacolo, per il cinema?
Assolutamente sì, credo che anche la Sardegna Film Commission stia facendo un buon lavoro e credo anche che ci siano tanti talenti sardi che io, appunto, ho rincontrato anche nel film Bianco di Babbudoiu.
Tra qualche mese dovrei anche girare il film Chi salverà le rose di Cesare Furesi (con Carlo Delle Piane e Lando Buzzanca ndr). Ci son veramente tantissimi artisti sardi e io non posso che essere fiera di partecipare a progetti provenienti dalla mia isola.
Nella tua carriera hai avuto tanti ruoli, hai iniziato come modella, sei diventata attrice, sei ambasciatrice Amref e recentemente Mamuthone e Issohadore ad Honorem, in quale di queste tante anime ti rispecchi di più?
Non lo so ancora! Forse per capirlo dovrei fermarmi ogni tanto, ma non voglio fermarmi, credo di essere bulimica di lavoro.
Ora stai anche per lanciare una linea di gioielli ispirati alla Sardegna.
Sì, a motivo della tradizione della filigrana sarda sono sempre stata una grande patita del nostro oro. E quindi sto iniziando a collaborare con Soha Sardinia per lanciare poi il mio marchio totalmente ispirato alla Sardegna. Ho già contattato diversi artigiani sardi coi quali collaborerò. Ho studiato gemmologia a Parigi e con un gemmologo ho fatto un viaggio nello Sri Lanka dal quale sono appena tornata ed ho trovato delle pietre meravigliose legate ad una cosa nostra della quale però non posso ancora svelare niente.
In ogni caso, utilizzando la filigrana o non utilizzandola, il tema della Sardegna è sempre presente. Voi tutti sapete quanto sono attaccata alle mie radici e trasferire il mio attaccamento in questi lavori è fondamentale per me. Ma per capirlo mi son dovuta spingere fino in Cina, in cerca di ispirazione. Il primo gioiello che ho disegnato è stata la Peonia viola che è tra i più venerati nella cultura orientale. Un giorno sono andata sul sito internet della regione Sardegna e ho scoperto che la Paeonia mascula è il simbolo della nostra isola ed è esattamente il primo gioiello che io ho creato. Quindi mi son detta “tutto ritorna”.
Un segno, i segni che cerchiamo ogni tanto…
Ah ma io ne ho tanti! Bisogna saperli ascoltare i segni perché ci sono!
In questo momento sei in scena con “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler, testo da cui Stanley Kubrick ha tratto il suo ultimo lavoro “Eyes wide shut”. Il regista Giancarlo Marinelli si è ispirato solo al romanzo o anche al film?
Sicuramente del romanzo c’è tutta la crisi del matrimonio che è stata ripresa anche da Kubrick. Ci sono alcuni riferimenti al film di Kubrick, però diciamo che Marinelli è andato oltre, è andato oltre Schnitzler stesso. Schnitzler ha scritto questo libro durante la sua piena crisi matrimoniale dovuta al suicidio della figlia quindicenne. Ed è quindi questa tragedia che fa scaturire la crisi coniugale e Marinelli ha voluto appunto mettere questo tema al centro del nostro spettacolo.
In particolare tu interpreti ben cinque personaggi, quanto è complicato?
È stato complicato all’inizio, dove provavo una fatica fisica piuttosto che mentale. L’altro giorno ho iniziato a fare dei sogni strani, degli incubi, in cui entravo in una scatola, ne uscivo e rientravo subito in un’altra. Ed era appunto il frutto di aver ripreso con lo spettacolo. Ma ora che la macchina è lanciata viene automatico, si entra in un meccanismo che rende tutto più facile.
Per tornare alla Sardegna, a parte gli affetti, qual è la cosa che ti manca di più?
Il cielo, a parte il cibo, ma il colore del cielo della Sardegna è quello che mi manca di più, sicuramente.
Qual è il doppio sogno di Caterina Murino?
Non c’è un doppio sogno perché significherebbe che vorrei una doppia vita parallela con un filo rosso a congiungerle.
Dal momento che la mia vita è abbastanza già doppio sogno/incubo con questi cinque ruoli, incastri di film su film, viaggi su viaggi, con le famose valigie fatte e disfatte di cui sopra, sinceramente vorrei un solo sogno, però lo sto vivendo, perciò solo una cosa: non svegliatemi!
Concludo l’intervista e chiedo se posso scattarle qualche foto. In quel momento vacilla, ritorna ad essere una donna come tutte noi, preoccupata per quella totale assenza di trucco. La sua è una bellezza che non ha bisogno di ostentazione e bastano pochi minuti perché riprenda coraggio e si conceda alla macchina fotografica con la stessa disponibilità e gentilezza con cui ha risposto alle domande fatte poco prima.
Bae in bonora Caterina e a torrare sana!