Veronica Abozzi è la protagonista della nostra cover story di aprile: ventisei anni, un sorriso aperto e tanta passione per l’opera lirica. Oltre a coltivare la sua carriera di soprano solista partecipando a concorsi e audizioni, Veronica si divide tra il lavoro come corista per l’Ente Concerti Marialisa De Carolis e l’insegnamento in una scuola privata olbiese.
L’abbiamo intervistata per conoscerla un po’ più a fondo, sapere quali siano le sue aspirazioni e quali invece le difficoltà di chi intraprende il suo stesso percorso.
Puoi raccontarci qualcosa riguardo al tuo percorso formativo?
A diciassette anni mi sono iscritta al Conservatorio di Sassari, dove ho studiato per sei anni. A vent’anni ho debuttato accompagnata dal coro e dall’orchestra del conservatorio nel “Requiem für Mignon” di Schumann, diretta dal maestro Michele Nitti. In seguito ho collaborato con l’Orchestra Filarmonica della Sardegna, con la quale ho partecipato al 1° Raduno Regionale dei Carabinieri all’Arena Fenicia di Sant’Antioco e al Gran Galà della Lirica a Porto Cervo. Da due anni partecipo inoltre alla stagione lirica col coro dell’Ente Concerti di Sassari. Nel 2015 sono arrivata seconda all’audizione bandita dall’Ente Concerti Marialisa De Carolis e, a Salerno, sono stata selezionata per il ruolo di Annina in “Traviata”.
Continuo tuttora a studiare privatamente e cerco di prepararmi al meglio per nuove audizioni; la mia è una professione che richiede un impegno costante: ci vuole una grande dedizione e molto, molto carattere per fare strada.
Cosa ti ha portato a intraprendere questa carriera?
Ho sempre amato cantare, sin da piccola. Il mio è stato un percorso insolito: normalmente chi intraprende questa strada viene incoraggiato da un familiare che ama l’opera e “contagia” coi suoi ascolti anche il ragazzo. Purtroppo i giovani difficilmente sono invogliati ad avvicinarsi a questo tipo di musica, spesso viene guardata con sospetto, vige il pregiudizio che si tratti di un genere noioso. Io sono giunta a questo mondo arrivandovi da tutt’altra parte e, più precisamente, attraverso il symphonic metal, un genere melodico in cui confluiscono vocalità liriche ed elementi orchestrali. Grazie a esso ho scoperto che mi era più semplice cantare con l’impostazione lirica: da lì è nato l’interesse che sarebbe poi divenuto il mio lavoro.
Quali sono i ruoli o i repertori musicali che hai amato o in cui ti piacerebbe cimentarti?
Essendo un soprano lirico ovviamente stravedo per i ruoli che sono caratterizzati da questo registro vocale. Ultimamente sto studiando l’aria di Micaela nella “Carmen” di Bizet, una parte che mi piace moltissimo. Un grande sogno è quello d’interpretare Violetta in “Traviata” poiché sono un soprano lirico che possiede le agilità, un soprano di coloratura, e la parte di Violetta richiede proprio queste caratteristiche: costituirebbe per me una straordinaria palestra. Tra le altre opere che mi appassionano c’è la “Bohème” di Puccini (ogni volta che l’ascolto non riesco a non commuovermi) nella quale la parte di Musetta si addice alle mie caratteristiche vocali.
Questi sono solo alcuni dei primi nomi che mi vengono in mente: l’Opera offre una moltitudine di storie, ruoli, arie da studiare e scoprire in tutta la loro bellezza e complessità.
Come ti prepari all’interpretazione di un ruolo?
Noi cantanti dobbiamo studiare e scaldare la voce ogni giorno: esercitare la tecnica, lavorare sulla respirazione, cercare un suono “giusto”, pulito. Gran parte dell’impegno consiste poi nell’analisi dello spartito, nell’imparare a conoscerlo a fondo, a capirne le dinamiche, a comprendere appieno le indicazioni del compositore. È fondamentale, inoltre, avere un insegnante, una guida che ti trasmetta le nozioni inerenti a una particolare interpretazione.
Ci sono delle cantanti il cui lavoro ti è d’ispirazione?
Tra le grandi che hanno fatto la storia del canto lirico in Italia, mi piace moltissimo Mariella Devia, ne ammiro la tecnica formidabile. Forse la cantante al cui lavoro mi ispiro di più è però Angela Gheorghiu: lei è un modello dal quale imparare continuamente. Ogni volta che devo studiare una nuova aria vado subito a cercare sul Web una sua interpretazione. E poi ci sono altre grandi: Luciana Serra, Mirella Freni, solo per citarne alcune. Ovviamente loro rappresentano un traguardo a cui ambire ma, ogni volta che interpreti una parte, devi cucirtela addosso, adattarla alle tue caratteristiche.
Qual è il futuro dell’opera lirica in Sardegna?
Al di fuori dell’isola c’è, per noi giovani, molta più possibilità di fare carriera. Qui siamo penalizzati dagli spostamenti: per partecipare a un’audizione o a un concorso ovunque nel resto del Paese, è necessario sostenere i gravosi costi delle spese di viaggio e di alloggio. Inoltre in Sardegna, le possibilità di farsi strada per un giovane cantante sono misere. Qui a Sassari è molto attivo l’Ente Concerti che fa delle audizioni ogni due anni e consente ai giovani sardi di emergere.
Quali sono i tuoi progetti nell’immediato futuro?
Mi piacerebbe moltissimo entrare in un’Accademia di Alto Perfezionamento come ad esempio quella di Rajna Kabaivanska oppure l’accademia diretta da Mariella Devia a Roma o ancora la scuola di Mirella Freni a Modena. Ho l’età giusta per farlo e potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio. Per il momento sto studiando per partecipare a concorsi e audizioni allo scopo di venir inserita in un teatro, ottenere borse di studio, attestati o partecipare a concerti di un certo livello. Anche se la possibilità di entrare stabilmente nel coro di un ente lirico non mi dispiacerebbe, la priorità per me è in questo momento scommettere sulla carriera di solista, ciò che mi appassiona di più.