A chi non è capitato d’incontrare per strada un gruppo di ragazzi con il camiciotto azzurro e un fazzolettone annodato al collo? Gli scouts sono riconoscibili soprattutto per la loro uniforme, ma la loro realtà va molto oltre.
L’idea del fondatore dello Scoutismo, Baden-Powell, era di formare una scuola di civismo attraverso la natura e i boschi. Ben presto, però, egli stesso capì che il grande gioco all’aria aperta era un potentissimo mezzo di educazione.
In Sardegna, che si presta particolarmente per la vita scoutistica grazie al suo primato nazionale come patrimonio boschivo e forestale (circa un milione e 240 mila ettari), ci si può imbattere spesso in un campo scout. Ecco alcuni di questi luoghi:
Monte Pisanu (Bono, Bottidda): è una rigogliosa foresta demaniale, perlopiù di lecci, tassi e querce da sughero nel cui cuore sorgono la caserma forestale e un parco avventura, creato per iniziare i giovani all’arrampicata;
Sa Fraigada (Bultei): un tripudio di castagni, pini e tassi che rendono il paesaggio veramente unico e suggestivo. Vi sono punti di sosta e ristoro, percorsi di trekking adatti anche ai bambini e una chiesa antica meta di tutti i visitatori;
Curadureddu (Limbara): senza dubbio è una delle zone preferite dagli scouts. Oltre al territorio adatto ai campeggi e alla maestosità dei pini secolari, a Curadureddu passa un torrente d’acqua fresca e purissima che forma dei laghetti. Uno in particolare è ideale per fare il bagno perché è profondo più di tre metri;
Foresta Anela (Anela, Bultei, Bono): qui sorge la base elicotteristica regionale antincendio, quindi preferita soprattutto dagli scouts impegnati nella protezione civile.
Vi sono anche due strutture completamente gestite e curate dalle associazioni MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) in cui, oltre alla natura mozzafiato, si può godere di casali adatti per le esperienze di bambini più piccoli che non sono ancora pronti per dormire in tenda: la Base Masci (Fertilia) e la Base S. Martino (Abbasanta).
Per capire meglio lo scoutismo abbiamo fatto qualche domanda a Mario, per anni capo di un gruppo scout del sassarese.
Ciao Mario, cosa amano gli scouts?
Amano stare con gli amici avventurandosi per i boschi, ma lo fanno responsabilmente: sanno cucinare, sanno leggere cartine topografiche, sanno costruirsi comodità usando ciò che la natura offre loro, conoscono i nodi e trovano la strada servendosi di una bussola, sanno seguire le tracce nel bosco e rispettano la natura. Tutto questo è solo uno strumento, il fine è di trasformare un giovane uomo in un buon cittadino del mondo.
Durante le vostre avventure, capitano spesso imprevisti?
Lo scout cerca di prevenirli e ci riesce quasi sempre. Personalmente, in 35 anni di vita scoutistica, mi è capitato una sola volta di dover gestire un’emergenza.
Ti va di parlarcene?
Fu durante un campo nell’aprile del 1995: c’era molto caldo e io e i miei tredici ragazzi partimmo per un’escursione sul monte Bruncu Spina, con meta Punta La Marmora. La giornata fu bellissima, portammo a termine tutte le attività programmate. All’imbrunire, durante il fuoco di bivacco e contro ogni previsione meteorologica, la temperatura variò repentinamente da 28 a -7°: una tormenta di neve ci tenne bloccati sulla cima del monte. Trovammo riparo in un casolare abbandonato, ma non fu possibile accendere il fuoco. Il freddo era così intenso che avevamo le sopracciglia giacchiate e i nostri zaini erano diventati un unico blocco di ghiaccio. Ci tenemmo al caldo ballando e cantando. Il giorno dopo, grazie al mio arcaico cellulare, riuscii a parlare con mio padre che diede l’allarme e fummo raggiunti da un allevatore della zona col suo fuoristrada.
Che ricordo hanno i tuoi ragazzi di questa esperienza?
Ricordano con emozione e nostalgia quegli attimi avventurosi. Un ragazzo comune avrebbe avuto paura, ma non uno scout. Lo scout sorride del cattivo tempo perché, secondo la sua filosofia, si deve buttare sempre il cuore oltre l’ostacolo.