Un suggestivo borgo incastonato nel cuore della Barbagia, con una natura incontaminata, un patrimonio storico-culturale e tradizioni artigiane ed enogastronomiche così radicate da essere insignito della Bandiera arancione da parte del Touring Club Italiano. È Oliena, un paesino di appena settemila abitanti che dista pochi km da Nuoro, nota per aver dato i natali al famoso calciatore internazionale Gianfranco Zola.
Questa cittadina, fatta di tante case dai piccoli portoncini in legno, addensate in strette viuzze decorate da murales, e di numerose chiese, è situata alle pendici del Monte Corrasi, il massiccio montuoso con la vetta più alta del Supramonte, grazie ai suoi oltre 1.400 metri di altezza, ed è circondata da valli verdeggianti, rilievi calcarei, strapiombi, gole, grotte, foreste ricche di lecci, olivi, viti e mandorli, oltre a spettacolari sorgenti.
Un territorio un tempo regno di avvoltoi e cervi sardi e abitato ancora da una fauna tipica e selvaggia, in particolare da mufloni, cinghiali, volpi, ghiri, lepri, conigli e gatti selvatici, e, tra i rapaci, l’aquila reale e il falco pellegrino. Eppure, i suoi numerosi sentieri sono affollati dagli appassionati di trekking, oltre che di biking, climbing e kayak, al punto che Oliena può essere proprio definita la “città del trekking”,avendo conquistato il primato di comune della Sardegna 100% escursionistico, con ben 80 km di sentieri. Un turismo escursionistico che è in costante crescita anche grazie all’installazione di pannelli indicanti i sentieri da percorrere e che partono dal centro storico.
È così possibile spingersi fino all’imperdibile Valle di Lanaitto (o Lanaittu), scrigno di siti naturalistici, tra cui spiccano Sa Oche e Su Bentu, due tra le grotte più grandi d’Europa, veri capolavori della natura con laghi sotterranei, stalattiti e stalagmiti, e la Grotta Corbeddu, dal nome del bandito Giovanni Corbeddu Salis che vi si rifugiò a lungo, celebrata anche nel romanzo “L’Edera” del premio Nobel Grazia Deledda. Proprio nella seconda delle tre sale di cui si compone questa grotta, sono stati rinvenuti alcuni dei più antichi resti di homo sapiens in Sardegna.
Vicino a questa valle, costellata anche di testimonianze prenuragiche e nuragiche, quali domus de janas, menhir e i misteriosi villaggi nuragici di Biriai, Sa Sedda ‘e Sos Carros e Tiscali, sgorga la sorgente di Su Gologone. Si tratta della più importante sorgente sarda, riconosciuta monumento naturale dal 1998 grazie alla sua acqua oligominerale purissima e freschissima, con sfumature che vanno dal verde smeraldo al turchese, fino ad un blu intenso. Rappresenta una meta imperdibile per gli speleosubacquei di tutto il mondo.
Ma a rendere Oliena un posto davvero unico sono anche le sue tradizioni artigiane ed enogastronomiche. Famose sono le sue cassapanche di legno, adibite alla conservazione del pane carasau, così come l’arte del ricamo sugli abiti e soprattutto sugli scialli, i più famosi tra quelli che adornano i costumi tradizionali sardi, realizzati con disegni di ispirazione floreale. La manifattura si concentra, inoltre, sull’oreficeria, con i famosi gioielli realizzati in filigrana sarda indossati dalle donne soprattutto durante le processioni e le feste religiose.
Oltre ad essere la città del trekking, Oliena – il cui centro abitato è circondato da vasti vigneti e oliveti – è anche la “città dell’olio e del vino”. Questo paese fa parte, infatti, dell’Associazione nazionale Città dell’Olio, che ha il compito di divulgare la cultura dell’olio d’oliva di qualità e tutelare e promuovere il paesaggio olivicolo, garantendo il consumatore attraverso le denominazioni d’origine. Grazie alle pregiate varietà di olive “Bosana” e “Nera di Oliena” viene prodotto un pregiato olio extravergine di oliva, ideale per condire ogni tipo di cibo. Altra produzione eccellente è quella del Nepente (dal greco ne penthos che significa “nessuna tristezza”), un pregiato vino Cannonau dal colore rosso rubino e dal sapore fruttato, apprezzato anche dal poeta Gabriele D’Annunzio durante un suo breve soggiorno nell’Isola, al punto da dedicargli addirittura un elogio nella presentazione di una guida alle Osterie d’Italia.
Il Nepente si abbina facilmente sia ai primi che ai secondi gustosi piatti della cucina barbaricina tipica del luogo, legata alla tradizione pastorale: i macarrones de busa, tipici maccheroni dalla forma allungata creati lavorando la sfoglia con la busa, il ferretto con cui le donne sarde di una volta lavoravano a maglia; gli angelottos, ossia i ravioli di formaggio fresco; il pane frattau, un piatto a base di pane carasau bagnato nel brodo vegetale e condito con salsa di pomodoro, formaggio pecorino e uova in camicia; vari formaggi; il porcetto, l’agnello e il capretto arrosto.
Ricca è anche la tradizione dolciaria, con dolci realizzati prevalentemente con miele e mandorle: le seadas; i pistoccos, i tipici biscotti sardi; l’aranzada con la sua tipica scorza d’arancia; i papassinos, preparati tradizionalmente per la ricorrenza di Ognissanti; su pistiddu, dolce immancabile della festa di Sant’Antonio Abate che si svolge nel mese di gennaio; le origliettas di Carnevale; le formaggelle, dette casadinas, preparate in occasione della Pasqua.
E dinanzi a così tante prelibatezze genuine, sorge spontaneo domandarsi se Oliena, terra di centenari inserita tra i centri che formano la “Zona blu” della Sardegna, non custodisca proprio nel buon cibo, oltre che nel contatto con la natura, nei ritmi di vita lenti e nei fattori genetici, il segreto della longevità dei suoi abitanti.