Considerata tra le processioni più importanti della Sardegna, la Festa di Sant’Efisio è un tripudio di canti, sorrisi, partecipazione ma soprattutto colori. Oltre al variopinto repertorio di costumi sardi, la sentita ricorrenza – celebrata annualmente ogni 1° maggio – si associa difatti al rito de “Sa Ramadura”, detta anche “infiorata”. Protagoniste devote e zelanti, le mani intente a lanciare petali creano un tappeto dalle mille sfumature e restituiscono un atto di singolare bellezza, la cui pratica passata e presente costituisce un tassello essenziale dell’identità isolana.
Detta anche “S’Arramadura”, il rito della cosiddetta “infiorata” prenderebbe il nome dai termini “ramo” o “ramaglie”, con specifico riferimento all’azione di tagliare rami per abbellire un percorso. Al netto della romantica immagine, in passato la pratica aveva anche uno scopo prettamente funzionale, in quanto i rametti sistemati su strada servivano per coprire odori di escrementi degli animali che trainavano i carri di un corteo. Per ovviare a tale problema, la scelta ricadeva su piante aromatiche assai profumate e presenti in tutta la Sardegna, tra cui mirto, menta, eucalipto, malva, rosmarino, ginepro, alloro ed elicriso.
Il concetto di tamponare odori sgradevoli con aromi naturali è un filo rosso ad oggi riscontrabile in una delle “infiorate” più importanti dell’isola, ossia quella della Festa di Sant’Efisio. Con alle spalle più di 3 secoli di storia, annualmente l’occasione religiosa è teatro di una solenne processione rinnovante la gratitudine verso il Santo per aver salvato Cagliari dalla peste nel 1652. Generalmente la mattina del 1° maggio, il cocchio con la statua del Santo esce dall’omonima chiesa a Stampace ed è portato in corteo preceduto da gruppi in costume, dalle cosiddette “traccas”, – ovvero carri da lavoro ben addobbati – dalle confraternite religiose e da miliziani a cavallo. L’intero avanzare processionale si accompagna a un profumato tappeto di petali di rosa dai vari colori, mentre i rami subentrano una volta che la processione esce dalla città e in varie tappe conduce il Santo a Nora, luogo in cui fu martirizzato.
Una festa patronale grande e sentita, che pare però non essere momento originario del rito de “sa ramadura”. Sempre al XVII secolo d.C. risalirebbe infatti la testimonianza scritta di un certo signor Loi dove si parla de “sa ramadura” riferendosi a contesti generici, fattore che farebbe presupporre la pratica dell’infiorata anche in altre occasioni. Celebrata da molto più tempo, per esempio la ricorrenza religiosa del Corpus Domini – festa dedicata all’Eucaristia di origine duecentesca – prevede ancora oggi lo spargimento di petali, non escludendo quindi la presenza del rito in un tempo addirittura antecedente al XVII secolo.
Simbolo di prosperità e gioia, i petali de “sa ramadura” caratterizzano anche il suggestivo ambito dello sposalizio tradizionale, a partire dal Matrimonio Mauritano di Santadi (SU). Generalmente festeggiata ai primi di agosto, “Sa Coia maurreddina” prende il nome da “maureddinu” (ossia diminutivo di “moro”), in virtù della presenza in antichità di comunità di Mori proprio in quest’area. Dopo fervidi preparativi, il giorno designato carri ben decorati e trainati da buoi accompagnano gli sposi al punto d’incontro, un percorso durante il quale il corteo si muove su un meraviglioso tappeto di petali rossi e rametti.
Come già accennato, ad oggi “sa ramadura” di Sant’Efisio è considerata la più imponente e importante della Sardegna, ma non è inusuale che altre infiorate siano protagoniste di ricorrenze simili. Celebrate rispettivamente i primi di settembre e ottobre, la festa di Santa Maria e la festa patronale di San Raffaele a Villasimius (SU) rientrano a pieno titolo in questo discorso, in particolare per lo svolgimento di una processione che coinvolge l’intera comunità. Proprio durante l’avanzata dei simulacri e prima dell’arrivo dei Santi, gli abitanti o i proprietari delle attività dislocate lungo il tragitto gettano fiori colorati o erbe profumate come per esempio la menta. A crocevia tra fattore estetico e necessità pratica, anche in tale frangente rami e fiori fanno da padroni, creando una seconda pelle alle strade battute dai fedeli e contribuendo ad arricchire il percorso devozionale.