Cinquecento anni fa moriva uno dei personaggi più importanti, geniali, celebri della storia italiana: scienziato, pittore, anatomista, inventore, ingegnere, padre dell’Italia di oggi e figlio per eccellenza del Rinascimento, uomo di mondo ed eroe dell’intelletto, il suo nome è Leonardo Da Vinci.
Per celebrare la figura dell’eroe toscano il fumettista sassarese Antonio Lucchi, assieme allo sceneggiatore Giuseppe De Nardo, ha prestato le sue abili matite all’illustre casa Sergio Bonelli Editore (“Dylan Dog”, “Tex”, “Zagor”) per dare vita ad un fumetto storico coinvolgente e intrigante, che terrà incollati con il fiato sospeso i lettori di ogni età sino all’ultima pagina. Leonardo – l’ombra della congiura è una storia di intrighi e potere, uno spaccato dell’intricata situazione geopolitica dell’Italia quattrocentesca divisa tra signorie, corti e principati immersi in un costante conflitto che culmina con la famosa “congiura dei Pazzi” e la caduta di Giuliano de’ Medici. Lorenzo de’ Medici è ora intento a vendicare il fratello in ogni modo, scatenando una violenta repressione contro chiunque sia sospettato di aver congiurato contro la famiglia fiorentina. A farne le spese, però, è Jacopo, amico di Leonardo Da Vinci, perseguitato dalla follia del “Magnifico” e costretto ad abbandonare Firenze in favore del ducato di Milano in cerca di un porto sicuro, una serenità che però non arriverà mai, concludendosi, anni dopo, in una sanguinosa tragedia. Solamente il genio di Leonardo potrà far luce su questa intricata vicenda, comprendere i segreti nascosti dietro le mura delle corti rinascimentali e scoprire cosa c’è di vero e di falso nella vita di Jacopo, tra i navigli, le stranezze e le piazze del capoluogo lombardo.
Per sciogliere i nodi e raccontare al meglio questo brillante thriller ho posto qualche domanda proprio all’illustratore, grafico, e fotografo sassarese Antonio Lucchi.
Ciao Antonio, che effetto ti ha fatto disegnare Leonardo, considerato il più grande genio di sempre e probabilmente il primo a studiare sistematicamente la proporzione dei corpi?
Quando la Bonelli mi chiese se fossi interessato a lavorare su questo progetto ne fui totalmente entusiasta; entusiasmo che durò il tempo di rendermi conto che stavo per mettere le mani su uno dei più grandi geni dell’umanità, lì subentrò l’ansia. Dici bene, Leonardo sezionava i cadaveri, mosso dalla sua incontenibile curiosità, allo scopo di carpire i più piccoli dettagli anatomici che gli permisero poi di regalarci i suoi meravigliosi disegni che tutt’oggi noi disegnatori studiamo.
C’è qualche opera in particolare del maestro che ami e che magari hai dovuto riprodurre per questo libro?
“La vergine delle rocce” è senz’altro la mia preferita. Per rispetto al maestro non ho ridisegnato le opere, ho lasciato che i lettori potessero godere degli originali, fatta eccezione per “L’ultima cena”, che, come tutti sappiamo non si è conservata bene. Ho dovuto restaurarla digitalmente recuperandone i dettagli e i colori da una copia molto fedele eseguita da un suo discepolo.
Cosa ti ha colpito della sceneggiatura di Giuseppe De Nardo? Dalla sinossi si intuisce che non si tratta di una semplice operazione biografica.
È esattamente questo che mi ha affascinato. Per la prima volta ho lavorato senza avere la sceneggiatura completa a disposizione, ho quindi scoperto mano a mano l’evolversi della storia e devo dire che sfruttare i talenti di Leonardo all’interno del genere thriller, quasi come fosse una puntata di CSI, l’ho trovata davvero un’intuizione intelligente
Ti sei occupato anche della colorazione. Che tipo di atmosfera avete voluto trasmettere con i colori? Mi sembra molto “pittorico” come lavoro.
Esattamente, l’idea è proprio quella di un fumetto dipinto ed è per questo particolare stile che sono stato scelto dalla Bonelli. A livello di colori ho cercato di rispettare la palette cromatica dei quadri di Leonardo. Alcune parti della storia invece, i flashback, ho pensato di realizzarli come fossero bozzetti a sanguigna su pergamena.
Che tipo di attività di ricerca e documentazione hai svolto per prepararti? Quali sono state le maggiori difficoltà?
Ho utilizzato molto il videogioco Assassin’s Creed con protagonista Ezio Auditore, lo sceneggiato Rai con Philippe Leroy e una valanga di altre fonti recuperate su internet, tra cui anche un salvifico documento sulla storia dell’ex refettorio di S. Maria a Milano. Le difficoltà maggiori sono state quelle di dare un viso al Leonardo giovane, in quanto la documentazione a riguardo è scarsa e successivamente ricostruire le città di Firenze e soprattutto Milano come erano all’epoca.
Quanto avete impiegato tra scrittura, disegno e stesura? È stato difficoltoso?
È stata dura perché il tempo era poco e non si tratta solo di disegnare ma anche di fare ricerca e di entrare in confidenza con la storia e i personaggi.
Sei autore anche de “L’inquisitore”, una passione, quindi, per i fumetti storici, ma hai in mente altri progetti di genere (e non)?
A me piace disegnare di tutto, sono partito con l’horror (mia grande passione) per poi affrontare il noir di Rusty Dogs, e lo slice of life di Davvero, prima di approdare allo storico con tinte horror/sovrannaturali di Adam Wild. Forse la mia dimensione preferita è proprio questa, l’avventura storica dove la componente fantastica però è ben presente. Ora, dopo la parentesi leonardesca, son già tornato a lavorare al seguito de L’inquisitore e vi assicuro che ne vedrete delle belle.