Un affascinante antieroe irrompe nel vasto panorama delle serie crime disponibili nel catalogo Netflix: “Clark”, con la regia di Jonas Åkerlund, racconta in sei, adrenalinici episodi la vita di Clark Olofsson, probabilmente il più celebre criminale svedese, interpretato da Bill Skarsgård. Divertente, gentile, premuroso, non sono aggettivi che, normalmente, si utilizzerebbero per descrivere un rapinatore e sequestratore con all’attivo decine di condanne, tuttavia nel caso di Olofsson corrispondono all’idea che le vittime dei suoi reati avevano di lui e dell’approccio da “fuorilegge gentiluomo” che lo caratterizzava; si deve proprio a Clark Olofsson, infatti, la teorizzazione della sindrome di Stoccolma, attraverso cui la psicologia ha delineato l’affezione apparentemente inspiegabile che le persone coinvolte in contesti criminali sviluppano per i loro carnefici.
Classe 1947, Clark Olofsson nasce in una famiglia problematica, il padre abbandona i figli da bambini e la madre viene ricoverata in una clinica psichiatrica; Clark e le sorelle finiscono in affidamento, ma il ragazzino mostra ben presto un’indole ribelle, appena adolescente falsifica una firma per lasciare la famiglia adottiva e si iscrive a una scuola per marinai, che lo porta a imbarcarsi e a girare il mondo per oltre un anno. Tornato in Svezia, inizia una carriera criminale che gli vale l’assidua frequentazione degli istituti di pena per giovani delinquenti e, in seguito, delle carceri svedesi: aggressioni, furti e, in un’escalation che non conosce freni, spaccio di stupefacenti e tentato omicidio, conducono Clark al fatidico 23 agosto del 1973, giorno in cui viene coinvolto nella rocambolesca rapina alla Kreditbanken di Norrmalmstorg, a Stoccolma.
In questa data, infatti, il rapinatore Jan-Erik Olsson irrompe nell’istituto di credito della capitale svedese sparando al soffitto con una mitragliatrice: ferisce alla mano e al volto alcuni poliziotti e trattiene una manciata di ostaggi: le condizioni per il rilascio, oltre a tre milioni di corone svedesi, armi e un’automobile con il serbatoio pieno, prevedono la liberazione di Clark Olofsson, che in quel momento sta scontando un periodo di detenzione nel carcere di Norrköping. Temendo per l’incolumità degli ostaggi, il governo svedese acconsente che Olofsson venga rilasciato e portato alla Kreditbanken, nella speranza che agisca come una sorta di negoziatore; trascorrono così sei giorni, in cui la televisione svedese racconta in diretta al pubblico l’evolversi della rapina, che si conclude con l’utilizzo del gas da parte della polizia. Alla fine, dunque, non ci sono vittime e in fase processuale Clark Olofsson viene assolto dalla Corte d’Appello, che gli riconosce di aver agito con il silenzio-assenso delle forze dell’ordine: pesano nella sentenza le testimonianze degli ostaggi, che dichiarano di essere stati trattati con comprensione e gentilezza; c’è chi ha potuto telefonare alla famiglia, chi è stato libero di muoversi per la banca a causa della propria claustrofobia, chi, pur essendo stato inizialmente minacciato, elogia il buon trattamento ricevuto e invoca pietà per i criminali.
Olofsson si spinge perfino a chiedere alla Corte la grazia, che però gli viene negata, e torna in carcere per scontare la sua precedente pena; nel 1975 evade da Norrköping, compie una nuova rapina e scappa in Francia, aprendo una nuova fase della sua lunga carriera criminale.
Cosa è accaduto, dunque, in quei sei giorni del 1973? La serie prova a dare una risposta, ispirandosi all’autobiografia di Clark Olofsson “Vafan var det som hände? – Che diavolo è successo?” del 2015, e innesta sull’episodio centrale della rapina di Norrmalmstorg alcuni momenti fondamentali della vita di questo carismatico gangster, le cui rocambolesche vicissitudini vengono raccontate tra fantasia e realtà, con un ritmo frenetico e coinvolgente che prevede alcuni evocativi passaggi realizzati in animazione; non a caso il regista Jonas Åkerlund, oltre ad aver realizzato film di successo quali “Lords of Chaos” e “Polar”, vanta una ultradecennale carriera nel mondo dei videoclip, con collaborazioni che vanno dai Roxette a Madonna, da Moby agli U2, da Lady Gaga ai Metallica. Il trailer della serie, infatti, che richiama immediatamente l’estetica dei film e delle serie degli anni ’70, possiede tutto il ritmo e l’efficacia di un videoclip, divertente, colorato e politicamente scorretto: Bill Skarsgård -divenuto famoso per il ruolo del clown Pennywise nella recente versione cinematografica del romanzo di Stephen King “It”- propone un’interpretazione di Clark Olofsson che punta tutto sull’emotività, sull’amore pericoloso e surreale, ma concretissimo, che il criminale gentiluomo è capace di suscitare in chi ha la sorte di incrociare la sua strada.
Il confine tra vittima e carnefice, dunque, si fa labile e per quanto possa essere rischioso cadere nelle spire della sindrome “che dovrebbe chiamarsi Olofsson”, così rivendica Clark, secondo le dichiarazioni rilasciate dal regista in fase promozionale la serie mira proprio a essere “una biografia ultra-violenta, spiritosa, emotiva, reale e surreale, che dia un volto al nome Sindrome di Stoccolma; non si tratta solo della rapina di Norrmalmstorg, riguarda tutta la vita di Clark e cosa lo ha reso quello che è, la verità e le bugie della sua incredibile carriera”. Dunque, se è una rigorosa biografia del pericoloso criminale Clark Olofsson che state cercando, potreste restare delusi, ma allo stesso tempo ritrovarvi irrimediabilmente conquistati da un antieroe gentile e impenitente a cui finirete per perdonare ogni colpa.