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GIOGUS ANTIGUS: i giocattoli tradizionali della Sardegna

di Manuela Pierro
24 Luglio 2019
in Costume & Società, Sardegna
🕓 5 MINUTI DI LETTURA
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Il gioco è da sempre una delle massime espressioni della cultura e della società, poiché si adatta al contesto sociale in cui avviene e perché, soprattutto, è grazie al gioco che i bambini si proiettano verso il futuro e verso il mondo degli adulti.

Nonostante la nostra sia sicuramente un’era telematica, in cui per comunicare inviamo emoji e in cui ci sentiamo persi senza tutte le massime espressioni di modernità che tanto ci fanno sentire evoluti, capita sempre più spesso che si abbia voglia di fare un tuffo nel passato per riscoprire le nostre origini.

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Probabilmente le nuove generazioni non apprezzano l’essenzialità e la semplicità dei giogus antigus, presi come sono dai videogames e dalla scarsa fantasia che essi implicano, ma è giusto sapere che, per i bambini sardi d’altri tempi, la creatività trasformava semplici stracci, bastoni o pezzi di legno in strumenti di gioco imprescindibili.

Museo del giocattolo tradizionale della Sardegna – Ales

Con un semplice nocciolo di albicocca forato si creava un fischietto, con qualche barattolo si potevano costruire trampoli o trenini, con le canne si realizzavano strumenti musicali, archi, fucili, carretti o trattori in miniatura e bastava qualche straccio arrotolato per ottenere una palla.

Non dobbiamo dimenticare che fino a circa sessanta anni fa, l’economia sarda si basava quasi esclusivamente sull’agricoltura e la pastorizia quindi, come in tutte le società povere, i giocattoli spesso riproducevano oggetti che avevano a che fare con quel mondo semplice, fiero e genuino.

La fantasia e il riciclo, dunque, erano gli elementi principali nella costruzione dei giocattoli antichi e gli spazi che una natura molto generosa concedeva erano i perfetti scenari.

Ed ecco alcune di quelle preziose testimonianze di creatività e ingegno dei nostri antenati sardi:

Pippiasa de canna e de zappu (bambole di canna e di pezza). Sono le antenate sarde delle bambole. Per costruirle si usavano materiali di facile reperibilità: stracci, lana, rafia e avanzi di stoffa. Uno straccio arrotolato e cucito fungeva da corpo, un altro veniva cucito posteriormente a croce per ottenere le braccia, i capelli erano generalmente di lana o di paglia e la fantasia faceva il resto: per realizzare i dettagli del volto si usavano fili di cotone colorati o bottoni e con delle stoffe avanzate si cucivano i vestiti.

Cuaddu de canna (cavallo di canna). Giocattolo tipicamente maschile formato da una canna lunga circa un metro, alla cui estremità superiore veniva applicata la testa di un cavallo realizzata a mano con un pezzo di legno intagliato o con stracci cuciti. I maschietti lo adoperavano sia per giocare da soli che in vere e proprie gare di corsa con i compagni di giochi.

Sa Bardunfula (la trottola). Si trattava di un pezzo di legno a forma conica con la punta in metallo e con scanalature intagliate, ottenuto generalmente da legno di ulivo. A questo cono si avvolgeva un pezzo di spago. Il gioco consisteva nel lanciare la trottola su un piano liscio (generalmente il pavimento), trattenendo lo spago e facendo in modo che girasse su sé stessa per più tempo possibile.

Su Stentu (dal sardo “stentai” ovvero aspettare). Una sorta di antico yo-yo. Avvolgendo un fuso realizzato con le canne a un pezzo di spago e assecondandone il movimento ondulatorio, il fuso riproduceva proprio l’oscillazione di quelli moderni.

Su Barralliccu (trottola/dado). Era a metà strada tra una trottola e un dado in legno. Al centro di questo dado veniva inserito un perno di legno o di metallo che serviva per ottenere il movimento rotatorio. Nelle facce del cubo erano incise o disegnate la lettera T (tottu, ossia tutto), la lettera N (nudda, ossia nulla), la lettera M (mesu, ossia metà) e la lettera P (poni, ossia metti).
La posta in palio erano noci e nocciole e ognuno vinceva o perdeva in base alla lettera che usciva dopo aver fatto roteare il dado. La lettera T faceva vincere tutta la posta in palio, la M solo la metà, la N nulla e la P faceva aggiungere una nuova posta.

In Sardegna, e precisamente nella ex scuola elementare ad Ales, sorge il Museo del Giocattolo tradizionale della Sardegna, una realtà unica in terra sarda e dall’incommensurabile valore storico. Tutti i giocattoli presenti sono stati creati durante un laboratorio triennale dai ragazzi della scuola media di Ales che, coordinati dal professor Nando Cossu, hanno raccolto informazioni da nonni e genitori e si sono poi impegnati nella fedele riproduzione dei giocattoli.

All’interno del Museo, i giocattoli tradizionali sono esposti su strutture modulari in canna sia per creare un percorso espositivo tra differenti settori della collezione, sia per rimanere, esteticamente parlando, il più fedeli possibile ai materiali antichi di utilizzo.

Tutti gli oggetti sono stati classificati in collezioni e sezioni in base all’attività in cui erano impiegati: vi sono armi, mezzi di trasporto, oggetti che riproducono suoni e rumori, bambole, giochi di movimento, giochi di abilità o utilizzati in specifiche ricorrenze, giochi per caccia e pesca.

Lo splendido museo, curato e gestito dalla Cooperativa Sociale Onlus Cultòur Sardegna, è visitabile dal martedì alla domenica o tramite prenotazione.

Visitare questo luogo affascinante non è quindi solo un arricchimento culturale o un riconoscimento al minuzioso lavoro di un gruppo di studenti, ma un vero e proprio viaggio nel tempo.

Tags: bambinigiocattoligiogus antigusSardegna
Manuela Pierro

Manuela Pierro

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Lo scenografico edificio, che si affaccia sulla piazza Costituzione, ha il compito di collegare il quartiere di Castello con la parte bassa della città. 

Il bastione di Saint Remy è il risultato dello spianamento e della riutilizzazione degli antichi bastioni dello Sperone e della Zecca, costruiti dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento. 

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📖 Tratta dal romanzo di fantascienza post-apocalittica “The Incredible Tide” di Alexander Key, pubblicato nel 1970, la serie prodotta dalla Nippon Animation andò in onda in Giappone tra l’aprile e l’ottobre del 1978 e dunque nel 2023 ricorreranno 45 anni dalla prima trasmissione: il @ghibli.museum, sito a Mitaka, sobborgo di #Tokyo, ha scelto di celebrare questo anniversario con una mostra intitolata “Future Boy Conan Exhibition”, che è stata inaugurata lo scorso 28 maggio e si protrarrà fino a maggio 2023, per omaggiare questo piccolo protagonista della storia degli anime giapponesi. 

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  • 🏰 Ci troviamo a #Castello, il principale quartiere storico di #Cagliari. Sorge su un colle, a circa cento metri sul livello del mare, e rappresenta la parte alta della città vecchia che era abitata dai nobili. È cinto da torri e fortificazioni di origine pisana. 

Il Bastione di Saint Remy che si trova in piazza Costituzione, tra via Manno e Via Garibaldi, le vie dello shopping cittadino, il Bastione di Santa Caterina, la Torre di San Pancrazio in piazza Indipendenza, il Bastione di Santa Croce, dove sorge il Ghetto degli Ebrei e dove è presente, infatti, la Basilica di Santa Croce, nata come una sinagoga e convertita in chiesa cattolica dopo l’espulsione degli ebrei da Cagliari intorno al 1500. Essa si trova nell’omonima via, a pochi passi dalla Torre dell’Elefante e dalla via Cammino Nuovo dove si erge il Bastione del Balice, un’altra delle fortificazioni, visitabile accedendo al Palazzo dell’Università. Nella parte più meridionale del quartiere, in via Spano, è presente la Porta dei Due Leoni, così chiamata per le due sculture che raffigurano due teste di leone e che si trovano sulla sommità della porta. 

📍 Castello era anche la sede dei palazzi del potere della città. In piazza Palazzo sorge infatti il Palazzo di città, antica sede del Palazzo di città dal Medioevo fino agli inizi del ‘900, e il Palazzo Regio o Viceregio, residenza dei viceré durante le egemonie aragonese, spagnola e sabauda, che oggi ospita il palazzo della Prefettura di Cagliari. Nella stessa piazza si trovano poi la splendida Cattedrale di Santa Maria e la Torre campanaria. Castello ospita infine, in piazza Arsenale, la Cittadella dei Musei, costituita dal Museo Archeologico della città e dalla Pinacoteca nazionale.

📷 Grazie a @valentyna_1992 per lo scatto.

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  • ☀️⛱ Buona domenica da Pineta Mugoni.

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  • 🍿 È senza ombra di dubbio uno dei più grandi successi di #Netflix, la serie #StrangerThings, che ha esordito nel 2016 e ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo, per arrivare finalmente, nel 2022 post-pandemia, a una quarta stagione suddivisa in due capitoli: il primo, composto da 7 episodi, è disponibile da oggi sulla piattaforma streaming, il secondo invece sarà rilasciato il 1° luglio e svelerà il finale in due puntate.

Perfino questa scelta, dunque, che pare voler dilatare la conclusione appositamente per “torturare” i fan, rappresenta un segnale dell’enorme hype creatosi intorno alle nuove avventure di Undici (Millie Bobby Brown) e dei suoi amici, che dopo le vicende ambientate tra il 1983 e il 1985 si ritrovano a dover affrontare nuovi orrori provenienti dal Sottosopra, la dimensione “altra” controllata dal temibile Mind Flayer e popolata dai Demogorgoni, creature mostruose che tanti problemi hanno causato ai giovani protagonisti.

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  • 💭 È il luogo in cui trovare le cose che AMI: così @bepi.vigna, direttore del Centro Internazionale del Fumetto di #Cagliari, sceneggiatore e co-creatore del personaggio di Nathan Never per Sergio Bonelli Editore, declina l’acronimo che indica l’Archivio Multimediale dell’Immaginario, presentato alla stampa lo scorso giovedì 12 maggio alla presenza dell’Assessora alla Cultura del capoluogo sardo Maria Dolores Picciau. Certamente un luogo fisico, dunque, ma anche uno spazio in cui viaggiare alla scoperta -o riscoperta- di quel patrimonio di cultura popolare che ci ha formati come individui e collettività, tra fumetto, cinema e televisione.

📍 L’AMI nasce in seno alla decennale attività del Centro Internazionale del Fumetto, fondato nel 2000 come diretta continuazione della prima scuola di fumetto della Sardegna, e rappresenta il frutto di una raccolta di materiali radunati nel corso di svariati decenni; dal 2018 il Centro ha sede negli spazi del Polo bibliotecario Falzarego 35.

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  • 🇮🇹🛩 Le Frecce Tricolori colorano di verde, bianco e rosso il cielo di #Alghero.
 
📷 Grazie a @michelecanu18 per lo scatto.

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  • 👩🏻👵🏻👩🏻‍🦰👩🏻‍🦱👱🏻‍♀️ 
Non chiedere mai a una #donna come fa ad essere così forte…
Forte non ci si nasce, lo si diventa…
Non chiederle mai perché indossa ancora corazze con un uomo: forse ha combattuto troppo! 
Non scavare dentro ai suoi ricordi… 
Tienila stretta tra le braccia, e ascolta i suoi silenzi…
(𝑮𝒖𝒔𝒕𝒂𝒗 𝑲𝒍𝒊𝒎𝒕)

I volti della Sardegna. 📷 @marcosannafoto

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