Per tanti anni le donne non hanno potuto partecipare alle missioni spaziali, il loro posto era al massimo riservato al “dietro le quinte”. Nell’estate del 1969, quando il mondo intero osservava l’Apollo 11 decollare in direzione Luna, nella Firing Room del Launch Control Center, in Florida, era seduta un’unica donna. Negli ultimi tempi sono stati tanti i miglioramenti a livello di gender gap in questo settore: adesso sono molte le ricercatrici astrofisiche e la NASA seleziona sempre più donne per le nuove missioni spaziali.
Ciò è stato possibile anche grazie a coloro che hanno fatto da apripista rappresentando dei modelli per le giovani donne interessate al mondo dello spazio. Fra tutte, bisogna ricordare la russa Valentina Tereškova, prima donna in assoluto ad essere stata lanciata in orbita. La sua fu una grande rivoluzione culturale che convinse tante altre donne a farsi avanti. Valentina nutriva una forte ammirazione per Jurij Gagarin (il primo uomo a volare nello spazio nel 1961) e si candidò più volte per frequentare la scuola per aspiranti cosmonauti. Superò con merito l’esame nel 1962 e iniziò il suo addestramento. Era il 16 giugno dell’anno successivo quando la Tereškova venne lanciata nello spazio per una missione durata quasi tre giorni, nel corso della quale girò ben 49 volte attorno al pianeta Terra. L’astronauta, quale comandate di una navicella, scelse il nomignolo “Čajka” (“gabbiano”) per farsi chiamare dal suo gruppo. Dopo l’atterraggio le venne conferita a Mosca l’onorificenza di “Pilota-cosmonauta dell’Unione Sovietica”. La sua popolarità fu tale che le venne dedicato un francobollo e una linea di apparecchi fotografici fu chiamata “Čajka”, dal suo soprannome.
Dopo di lei trascorsero diciannove anni prima che un’altra cosmonauta, sempre russa, Svetlana Savitskaya, venisse mandata nello spazio. Compì tre missioni e, durante una di queste, effettuò un’attività extraveicolare della durata di 3 ore e 35 minuti, la prima per una donna. La terza astronauta si chiama Yelena Kondakova e realizzò un record di resistenza sia psichica che fisica: la sua fu la permanenza di più lunga durata di una donna a bordo di una stazione spaziale, vi restò per addirittura 169 giorni.
Bisogna aspettare, invece, fino al 1983 per vedere la prima donna americana gravitare in orbita. Sally Ride vinse una selezione che coinvolse quasi 9000 persone di entrambi i sessi. Raggiunse lo spazio il 18 giugno 1983 e rimase a bordo della navicella per sei giorni. Nel corso della sua carriera collaborò allo sviluppo del braccio robotico dello Space Shuttle e fece parte dell’equipaggio che lo utilizzò per la prima volta per recuperare un satellite in avaria. Nel complesso è stato calcolato che trascorse più di 343 ore nello spazio.








Una delle protagoniste degli ultimi trent’anni è invece Mae Jemison, la prima rappresentante delle donne afroamericane che viaggiò in orbita, a bordo dello Space Shuttle Endeavour, il 12 settembre del 1992. Mae può essere considerata una donna ecclettica: è astronauta, ingegnera, medico, attrice e anche ballerina e possiede nove lauree honoris causa in ingegneria, scienze, lettere e discipline umanistiche. È apparsa diverse volte sul piccolo schermo e come attrice in un episodio di “Star Trek: The Next Generation”. La sua aspirazione ad entrare nella NASA è nata grazie all’attrice afroamericana Nichelle Nichols, che interpretò il personaggio del tenente Uhura in Star Trek.
È doveroso citare anche l’astronauta Christina Koch che nel 2019 ha superato il record di permanenza nello spazio per una donna fino a quel momento stabilito, e Sunita Williams che nel 2020 è stata assegnata al primo volo operativo della CST-100 Starliner previsto per la fine del 2021.
Come non parlare, infine, della nostra Samantha Cristoforetti, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea che ha conseguito il record europeo di permanenza nello spazio in un singolo volo con la missione “Futura” del 2014. In quell’occasione l’astronauta si è occupata di studiare la stampa 3D in assenza di peso, sperimentando la possibilità di stampare pezzi di ricambio per la stazione stessa senza dover dipendere dagli invii dalla Terra. La prossima primavera Cristoforetti partirà per una nuova missione, questa volta in veste di comandante della Stazione Spaziale Internazionale, diventando così la quarta astronauta donna ad assumere tale ruolo e la prima non americana. La cosmonauta è anche un personaggio molto attivo nella divulgazione scientifica a mezzo stampa, televisione e social network, canali che sfrutta anche per arrivare a tutte quelle bambine, ragazze e donne che ancora non credono in loro stesse.

“Con tanto impegno e un pochino di fortuna puoi essere tutto ciò che desideri”
Samantha Cristoforetti