Dolci e indipendenti al tempo stesso, esseri quasi leggendari capaci di scrutare con le loro magiche pupille chissà quali altri mondi o realtà invisibili ai loro amici umani, dei quali conquistano il cuore a suon di fusa, sono ormai milioni i gatti domestici che occupano un posto d’onore nella vita e nelle case degli italiani.
A questi vanno aggiunti i tantissimi e sfortunati gatti randagi che abitano strade, parcheggi, edifici vuoti, parchi e giardini di case abbandonate, fino a formare delle colonie in cui condividono tra loro non solo il territorio ma anche il cibo, spesso procurato da gattare e amanti degli animali che cercano, in modo del tutto disinteressato e appassionato, di prendersene cura.
Ma alla popolazione felina appartiene anche il gatto selvatico. Si tratta del più piccolo felide esistente, che si distingue per dimensioni e colorazione del mantello da quello domestico, il quale, in base a recenti studi e indagini genetiche, pare derivi proprio dalla domesticazione del gatto selvatico africano.
Il gatto selvatico è infatti suddiviso in varie sottospecie distribuite tra i continenti di Europa, Asia e Africa. Proprio in Europa questo felino ha una vasta area di distribuzione che si estende da nord a sud, tra cui alcune isole del Mediterraneo, compresa la Sardegna.
Importante simbolo della biodiversità e della fauna locale, il gatto selvatico sardo, scientificamente definito Felis silvestris lybica, è una specie endemica che si nasconde nelle aree boschive e montane delle zone interne dell’Isola.
La sua presenza in Sardegna viene fatta risalire all’epoca dei Fenici, quando fu trasportato sulle navi e utilizzato per proteggere le scorte alimentari dalle infestazioni dei ratti, oltre che come animale da compagnia. Questo spiega anche le sue origini, probabilmente derivanti dalla sottospecie nord-africana, e le sue particolari caratteristiche fisiche.
Di costituzione sensibilmente più forte e robusta, il gatto selvatico sardo ha una lunghezza di circa 70 cm, con una coda, lunga circa la metà del corpo, poco folta e particolare, che termina in modo netto, quasi come se fosse tagliata. La testa è rotondeggiante, con un muso corto e poco acuminato, occhi grandi e frontali, e orecchie dritte, appuntite, con caratteristici ciuffi auricolari.
La colorazione del mantello ricorda quella del gatto soriano, con toni che vanno dal grigio cenere al grigio giallastro e un’ornamentazione nera caratterizzata da striature sul corpo e ad anelli sulla coda e sulle zampe.
Cacciatore infallibile, le prede preferite di questo felino carnivoro sono vertebrati di taglia media e piccola quali topi selvatici, ghiri, rettili, anfibi ma anche pernici, lepri e conigli; si ciba infatti prevalentemente di piccoli mammiferi, uccelli e, durante la stagione estiva, anche di insetti.
Particolarmente noto per graffiare i tronchi di alberi e arbusti, sia per affilarsi le unghie che per marcare il territorio e sottolineare così la propria esistenza ai suoi simili, il gatto selvatico sardo si nasconde nelle foreste, soprattutto di latifoglie, e nei boschi di lecci, oltre che nelle impervie zone di montagna. Agilissimo ad arrampicarsi sugli alberi, trascorre le giornate nascosto nella sua tana o tra la fitta vegetazione e non ama essere attivo neanche durante le ore notturne, prediligendo invece l’alba e il tramonto, momenti in cui avanza silenzioso tra le frasche.
Questo felino rappresenta una delle creature più elusive e affascinanti della fauna sarda. Estremamente solitario, riservato e schivo, sono pochi coloro che hanno avuto la fortuna di riuscire ad avvistarlo e fotografarlo. Quasi come un fantasma, si materializza dal nulla, muovendosi in modo etereo e rendendo praticamente impossibile avvertire anche il più piccolo rumore.
La sua capacità di essere così sfuggente è dovuta alla sua grande abilità di camuffarsi e mimetizzarsi con l’ambiente circostante per via dei suoi colori e, soprattutto, delle sue sfumature, oltre che al suo comportamento estremamente prudente e incline ad evitare le aree abitate, riuscendo ad allontanarsi molto rapidamente nel caso in cui avverta una presenza umana o un possibile pericolo.
Per quanto riguarda lo stato di conservazione, il gatto selvatico sardo è purtroppo una specie rara, minacciato dal bracconaggio, dalla riduzione del suo habitat naturale e dall’incrocio con gatti domestici e gatti inselvatichiti, con la conseguente compromissione del suo patrimonio genetico. Per questi motivi, è tutelato dalla Convenzione di Berna del 1981 e dalla legge regionale 23/1998 recante “Norme per la protezione della fauna selvatica e l’esercizio della caccia in Sardegna”.
La sua roccaforte è rappresentata dal Parco Naturale Regionale di Gutturu Mannu, situato nella zona sud occidentale dell’Isola, da sempre impegnato nella salvaguardia di questo piccolo e discreto felino. L’auspicio è che possa continuare a vagare tra le foreste sarde e che anche le future generazioni di appassionati non debbano abbandonare il sogno di riuscire ad incontrarlo almeno una volta nella vita.