Immaginate ampie e verdi distese di terreno che si alternano a zone più brulle e rocciose, dove valli e colline si avvicendano nel silenzio della campagna circostante. In questi luoghi, come roccaforti solitarie, si vedono ergersi maestose torri di pietra circolari, realizzate con tecnica di costruzione a secco, mute vegliarde di un’epoca lontana che si presentano all’osservatore con tutto il loro fascino ricco di domande senza risposta.
Ci troviamo oltremanica, in territorio nord europeo. Stiamo per visitare i Broch scozzesi.
Vedere un broch o, ancora meglio, entrare al suo interno può regalare, a chi proviene dalle nostre latitudini, una piacevole sensazione di deja-vu. Queste strutture possenti, che possono raggiungere o aver raggiunto nel periodo di loro massimo splendore alcune decine di metri d’altezza, ricordano molto da vicino i nuraghi sardi. C’è, però, qualcosa che non torna: ufficialmente, infatti, gli antichi sardi e scozzesi apparterrebbero a due culture ben distinte e mai incontratesi direttamente. È davvero così?
Sono diverse le teorie formulate intorno ai broch nel corso delle indagini archeologiche. Inizialmente attribuiti ai Pitti, una popolazione che viveva suddivisa in tribù e che si oppose all’invasione da parte dei Romani, le torri di pietra sono state retrodatate fino all’età del Ferro, andando quindi a collocarsi in epoca preistorica.
Più di recente, anche grazie al confronto tra gli studiosi a livello internazionale, alcuni hanno avanzato l’ipotesi che, tanto i costruttori dei nuraghi quanto quelli dei broch, non fossero, forse, poi così sconosciuti gli uni agli altri. I cosiddetti Shardana, lungi dall’essere un popolo di pastori e agricoltori progenitori degli attuali sardi, sarebbero infatti stati una civiltà di guerrieri e navigatori in grado di spingersi a distanze anche importanti, muovendosi via terra e via mare, e non temendo il confronto con nessun’altra cultura incontrata sul loro cammino. In questo senso sarebbe possibile trovare una più precisa collocazione anche alla civiltà talaiotica, le cui vestigia giunte fino a noi sono realizzate con tecniche sorprendentemente simili a quelle in oggetto.
Strutture erette con tecniche similari a quelle dei broch e dei nuraghi le ritroviamo anche nell’arcipelago delle Baleari, sulle isole principali di Maiorca e Minorca, dove prendono il nome di talaiot. E che dire, ancora, delle torri presenti in Corsica e dei sesi realizzati sull’isola di Pantelleria dalla cosiddetta civiltà sesiota? Tutti esempi, costruzioni e culture che meriterebbero specifici approfondimenti.
Ma torniamo ai broch anche perché, nel loro caso, ci troviamo ben più a nord dell’area mediterranea dove simili tecniche strutturali hanno trovato riscontri archeologici. I broch sono concentrati soprattutto nella Scozia del nord e la loro funzione non è stata completamente chiarita. È molto probabile che, se da un lato abbiano rivestito funzioni di rappresentanza dello status sociale di chi li abitava, dall’altro venissero impiegati come roccaforti e presidi di difesa.
La loro struttura circolare veniva eretta incastrando blocchi di pietra disposti in modo da lasciare, nella parte bassa del broch, uno spazio vuoto, una sorta di intercapedine che consentiva sia il passaggio di animali o persone, sia una migliore distribuzione del peso dell’edificio che permetteva di aumentarne l’altezza. La volta dei broch era realizzata in legno così come alcune strutture interne che, proprio per questo, non si sono conservate fino ai nostri giorni.
Uno degli esempi meglio conservati e visitabili è oggi il Mousa Broch, nelle Isole Shetland. Riscoperta e risistemata nel 1861, la sua architettura si è mantenuta bene forse anche a causa delle dimensioni ridotte del suo diametro rispetto ad altri broch e alla sua altezza di circa 13 metri. All’interno del Mousa Broch sono stati ritrovati resti animali come ossa di lontra e cocci di vasi in terracotta e utensili di pietra. Molto interessante è anche il ritrovamento di un modellino di nave norvegese realizzato in legno di abete e lungo poco meno di un metro. Dettagli, questi, che ci ricordano molto da vicino le nostre antiche culture e che pongono domande sempre più affascinanti seppure, ancora oggi, senza una risposta precisa.