Tra le occasioni celebrative presenti in Sardegna, le feste patronali sono forse le più sentite e vissute con slancio emotivo. Anno dopo anno, i centri abitati si organizzano per onorare il proprio santo e per far sì che la comunità partecipi attivamente. Ogni fine settembre, tale fermento travolge anche il paese di Decimomannu, a circa 15 chilometri da Cagliari: ricorre, infatti, la Festa di Santa Greca, cristiana vissuta durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano ai danni dei cristiani.
Nonostante la grande risonanza devozionale, ad oggi si sa davvero poco sulla figura di Santa Greca. Il suo nome compare per la prima volta su una lapide, risalente al IV-V secolo d.C. e ritrovata presso la chiesa dedicata alla patrona: in essa, si racconta di una giovane ventenne chiamata Greca e ivi sepolta nel gennaio di un aspecifico anno. Sulla base dell’iscrizione, è stato possibile dedurre che sia esistita tra il III e il IV secolo d.C., ossia durante il dominio romano; a quel tempo, regnava l’imperatore Diocleziano, il quale promulgò un editto per la distruzione delle comunità cristiane e la confisca dei loro beni. Secondo il culto diffuso, la ragazza visse pienamente tale periodo persecutorio, arrivando a pagare con la sua stessa vita; fervente credente, nel 304 d.C. fu imprigionata, torturata ed infine decapitata.
Al di là dell’essenziale biografia, le informazioni sul martirio di Santa Greca sono anch’esse molto labili; sebbene non sia storicamente accertabile, esistono molteplici documenti che menzionano la questione. Il più antico risale al 1413 e si riferisce alla nomina di una badessa da parte dell’arcivescovo di Cagliari Antonio Dexart; il testo recita espressamente “sanctae Grecae martyris” (“del martirio di Santa Greca”), segnale di come la tradizione locale conoscesse la fanciulla nelle vesti di martire.
Altre attestazioni interessanti sono il testamento di un vescovo sulcitano – datato 1359 – e un testo del 1363, conservato presso l’Archivio di Stato di Cagliari: in entrambi si parla del cosiddetto “Monastero di Santa Greca”, ubicato proprio a Decimomannu. Esistente fin dal IX secolo d.C. e corredato di una chiesa, il convento avrebbe preso l’appellativo “Greca” per ricordare una donna eletta badessa, talmente virtuosa da essere considerata al pari di una santa. Cionondimeno, tra il 1300 e il 1500 il complesso monasteriale fu abbandonato e cadde completamente in disuso.


Nello stesso periodo, anche l’annessa chiesa subì tale destino e fu lasciata in balia di sé stessa. Fortunatamente, intorno al 1560 l’arcivescovo Antonio Parraguez de Castellejo avviò lavori di restauro, dove fu rinvenuta un’epigrafe contenente il nome “Greca”; il testo integrale dell’iscrizione fu pubblicato nel 1624 e circa un decennio dopo partirono altri scavi. Dal pavimento chiesastico emersero delle ossa femminili, attribuite alla stessa Santa; esse furono rivenute entro un sarcofago marmoreo, raffigurante il riposo eterno della beata. Una parte delle reliquie fu lasciata a Decimomannu e conservata presso l’altare maggiore della chiesa, mentre altri frammenti vennero trasferiti nella Cattedrale di Cagliari; dopo oltre 3 secoli, il 30 settembre 1928 la martire fu ufficialmente santificata, attraverso la benedizione di una corona d’oro. Successivamente, l’edificio sacro subì ulteriori ristrutturazioni e nel 2016 fu nominato “Santuario di Santa Greca Vergine e Martire di Decimomannu” dall’arcivescovo del capoluogo.
Tramite la sua riscoperta, il ricordo di Santa Greca ha trovato radici profonde nelle menti della comunità decimese; ciò ha dato vita ad una specifica ricorrenza, per onorare al meglio la propria patrona. La cosiddetta “Festa di Santa Greca” si svolge annualmente a settembre, alternando vita liturgica e laica. Generalmente si parte l’ultimo venerdì del mese con la vestizione della statua, proseguendo il giorno successivo con l’incontro tra il simulacro e le reliquie; entrambe vengono poi portate in processione la domenica e il lunedì. Il rito si chiude il martedì, con il rientro della Santa al Santuario. Insieme alle celebrazioni liturgiche, durante la festività si può sperimentare anche un lato più informale, costituito da stand enogastronomici, esibizioni di gruppi folk e diversi spettacoli; il connubio tra sacro e profano non solo rappresenta un importante momento per il paese, ma annualmente attira persone provenienti da tutta l’isola.