Il Carnevale è la festa che più di tutte si adatta alle usanze e alle peculiarità di ogni paese. Mentre a Rio i ballerini di samba colorano le strade con le loro parate; mentre a Venezia passeggiano le pallide Baute e le eleganti Morette (le maschere bianche e le maschere ovali di velluto nero), a Oristano si celebra Sa Sartiglia. La manifestazione, che si svolge ogni anno l’ultima domenica e l’ultimo martedì di Carnevale, ha origini antichissime: fu il Medioevo, infatti, ad essere la culla dei tornei equestri cavallereschi.
La Sartiglia è una corsa alla stella che vede protagonisti cavalli e cavalieri che, in una discesa adrenalinica ad alta velocità, sfidano la sorte, cercando di cogliere la stella (variante del classico anello) prima con una spada e poi con un bastone, su stoccu. Il primo documento che cita la Sartiglia di Oristano risale al 1546 e ciò ci induce a pensare che questa manifestazione tragga i suoi esordi dalla dominazione spagnola dell’isola sarda. Lo stesso nome Sartiglia, d’altronde, sembrerebbe derivare dal castigliano “sortija”, ossia anello.
A Oristano la Sartiglia è il più autentico cuore del Carnevale e i preparativi per l’evento, le cui date di quest’anno sono il 3 e il 5 marzo, durano circa un anno. I curatori delle corse sono due antiche corporazioni di origine spagnola: il Gremio dei contadini – che si occupa della manifestazione della domenica – e il Gremio dei falegnami, a cui spetta l’organizzazione della corsa del martedì. Protagonista assoluto della Sartiglia è Su Componidori, il capocorsa. Il 2 gennaio di ogni anno ogni corporazione sceglie un prode cavaliere e gli consegna un cero, simbolo di comando: per il 2019 saranno Claudio Tuveri e Davide Musu a guidare rispettivamente i fantini del Gremio dei contadini e del Gremio dei falegnami.
I due eventi della Sartiglia seguono un programma ben preciso che ha inizio al mattino, con il famoso atto della vestizione di Su Componidori. È un corteo di tamburini e trombettieri a guidare il capocorsa verso la sede della vestizione, partendo dalla casa del presidente del Gremio. Su Componidori è una maschera di assoluto fascino. Né uomo né donna e probabile rappresentazione di un semidio, indossa un mix di abiti maschili e femminili tradizionali: maschera bianca di terracotta che copre i lineamenti, velo bianco ricamato, cilindro nero, pantaloni di pelle, camicia e coietto. Stretta nella mano di Su Componidori come un augurio di primavera è sa pippia ‘e maju, un doppio mazzo di viole e mammole legato su una fascina di pervinca tramite un nastro verde. È attraverso questo duplice mazzolin di fiori che il capo della corsa del giorno benedice la città, riecheggiando i vecchi riti propiziatori. Sa pippia ‘e maju significa infatti “la bambina di maggio”: dopo il Carnevale la primavera è imminente e il semidio androgino augura a tutti un ricco raccolto, sventolando i fiori con movimenti del braccio che vanno a formare una croce.
Il momento successivo alla vestizione è quello del corteo, probabilmente il più emozionante dell’intera manifestazione. Accompagnati dai musicisti, dal Gremio e dalle ragazze in costume oristanese (is massaieddas) sfilano eleganti 120 cavalieri, con i loro possenti cavalli e il tripudio di colori dei loro vestiti di ispirazione sardo-iberica. Dopo un triplice incrocio di spade tra Su Componidori e il suo secondo ha inizio la corsa vera e propria: il capocorsa si lancia verso la stella appesa ad un nastro verde cercando di infilzarla. Il ritmo è serrato, scandito dai potenti battiti dei tamburi. Seguono i compagni di pariglia e poi tutti i cavalieri a cui il re della Sartiglia concede l’onore della spada. Una seconda discesa spetta ancora a Su Componidori e ai suoi più stretti compagni, stavolta armati di stoccu, una lancia di legno. La corsa si svolge sulla via Duomo, in direzione della Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Ma le emozioni dei giorni di festa non sono certo finite. È il momento delle spericolate acrobazie delle pariglie. Verso la via Mazzini, i cavalieri si cimentano in difficili figure a cavallo dopo mesi di preparazione, pronti a stupire i visitatori con spettacolari esibizioni d’alta scuola. Ad aprire e chiudere le danze è ancora una volta Su Componidori che continua a benedire il popolo con sa pippia ‘e maju.
La Sartiglia si chiude, come in un cerchio fatto di momenti concatenati, con la svestizione di Su Componidori nel rispettivo Gremio di appartenenza. Con un rullo dei tamburi, in un attimo magico in cui il semidio torna ad essere uomo, viene sfilata la maschera di terracotta. Tutti possono ora accorrere per congratularsi con il re della corsa. La giornata di magia è finita e si porta via il Carnevale. Così come i cavalieri fanno ritorno alle loro case, i cavalli possono tornare alle scuderie con orgoglio. Anche loro, d’altronde, sono star della corsa. Su caddu, da sempre compagno fedele dell’uomo in pace e in guerra, nel lavoro e nel diletto, conserva una posizione privilegiata nella tradizione sarda e in particolare in quella oristanese. È per questo che dal 2012 i cavalli sono destinatari di un progetto volto alla loro tutela durante la manifestazione, gestito dalla Fondazione Sa Sartiglia in collaborazione con la ASL, il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari e l’Agenzia Regionale Agris. Una Commissione veterinaria ha il compito di valutare lo stato fisico-motorio degli animali, decretando la loro idoneità alla corsa mesi prima e durante lo svolgimento della Sartiglia.