Geologicamente parlando, la Sardegna è prediletto campo d’azione per Madre Terra e il suo paziente operato, da cui derivano anche fenomeni dai peculiari connotati come le cosiddette “giare”.
Denominazione tipicamente sarda, il termine indica tavolati basaltici dal ricco ecosistema ed irte pareti, localizzati nella parte centro-meridionale dell’isola. Oltre alla più nota Giara di Gesturi, – chiamata anche “Jara Manna” e dimora dei caratteristici cavallini – nelle vicinanze è presente anche la Giara di Serri, custode dell’affascinante santuario nuragico di Santa Vittoria.
Esteso per circa 22 ettari di terreno, l’origine del sito di Santa Vittoria è da carpire molto indietro nel tempo. Si attesta infatti che esso fosse frequentato fin dai primordi della civiltà nuragica (1600 a.C. circa), mantenendosi poi stabilmente abitato anche durante la tarda Età del Bronzo e la prima Età del Ferro (1100-800 a.C. circa).Probabilmente fu proprio in quest’ultima fase che l’area conobbe una svolta, passando dall’essere sfruttata a scopo difensivo a luogo cultuale ed attirando anche popolazioni limitrofe. Ciò non solo permise la crescita della comunità locale, ma attirò l’attenzione di popoli come Fenici ed Etruschi con i quali si instaurarono floridi rapporti commerciali.
Il costante fermento culturale e religioso accompagnò l’area per secoli, rendendola congeniale ad essere riutilizzata anche in epoche successive. In particolare, i Bizantini l’arricchirono edificando una chiesa intitolata a Santa Vittoria, ricostruita poi nel XVII secolo e da cui deriva l’attuale nome della zona. Tutt’oggi da un portico diroccato si può accedere all’edificio consacrato, coinvolto ogni 11 settembre nella solenne festa dedicata alla Santa.
Al netto del significato odierno, il contributo primario del sito risiede nel complesso nuragico, costituito da un’unione di più organismi architettonici. In tal senso, dal punto di vista strutturale il cuore pulsante si identificava nell’area sacrale, composta dal tempio a pozzo per il culto delle acque e da un cosiddetto tempio “Ipetrale”, vale a dire privo di copertura.
In modo più prettamente economico-sociale era invece concepito il “Recinto delle feste”, spazio riservato a coloro che giungevano al santuario. Dotato di un’ampia corte centrale, esso era corredato di portici – sotto cui i pellegrini potevano trovare riparo e consumare pasti – e 9 vani per le attività commerciali. Di grande importanza era anche la Curia o “Capanna delle riunioni”, così denominata per il sedile anulare posto internamente. Tale luogo era deputato al dibattito politico tra capi delle comunità nuragiche, i quali mettevano in atto patti ed alleanze.






A nord-est vi era poi la zona delle abitazioni, di diverse dimensioni e tra cui spiccava la cosiddetta “Capanna del doppio betilo” con altarino formato da 2 torri nuragiche stilizzate. Infine, una parte a sé era riservata alle capanne del capo e del sacerdote, caratterizzate da un fronte colonnato racchiuso tra ante.
Una conformazione ben stratificata, la cui ricostruzione sarebbe stata impossibile senza relativi studi e ricerche archeologiche. Colui che diede impulso alle prime indagini fu l’archeologo Antonio Taramelli, che nei primi decenni del ‘900 fece luce sull’origine e l’evoluzione del santuario. Oltre a rilevare resti di un nuraghe presumibilmente della fase difensiva, emersero varie testimonianze legate all’ambito rituale, quali lastre votive, manufatti ceramici, pugnaletti e bronzetti di spiccato talento artigiano. Altro elemento interessante fu l’individuazione di oggetti attestanti gli animati rapporti commerciali e i seguenti riutilizzi del sito. Le campagne di scavo proseguirono anche successivamente fino ad arrivare ad oggi, dove le più recenti operazioni sono avvenute sotto la guida del Dottor Giacomo Paglietti.
Il santuario nuragico di Santa Vittoria si trova nell’omonima località nel comune di Serri (SU). Giunti al paese ed imboccata la Strada Provinciale 59, per raggiungerlo bisognerà proseguire per via Umberto I e dopo 300 metri svoltare a destra in via Santa Maria Vittoria.
Il complesso è gestito dalla cooperativa “L’Acropoli Nuragica” ed è accessibile dalle ore 9:00 all’imbrunire, con possibilità di visita guidata ogni ora; unica eccezione la fascia oraria 13:00-15:00, momento in cui è possibile svolgere solo percorsi in autonomia. Il costo del biglietto è di 5 euro per gli adulti e 3 euro per età fino a 17 anni. Per ulteriori informazioni, si può visitare il sito web della cooperativa oppure scrivere all’indirizzo acropolinuragica@tiscali.it.