Le corse a perdifiato, le nuotate a caccia di squali e tutte le improbabili acrobazie di Conan, dodicenne dotato di forza e agilità fuori dal comune, sono impresse nella memoria di chi è stato bambino negli anni ’80: era infatti il 1981 quando per la prima volta in Italia veniva trasmessa su alcune emittenti locali la serie animata “Conan il ragazzo del futuro – Mirai shōnen Konan” creata da Hayao Miyazaki, che ne curò character e mecha design, sceneggiatura e regia; il successo nel nostro paese fu tale che i 26 episodi dell’anime vennero ben presto ritrasmessi sui canali nazionali, Mediaset, Telemontecarlo e Junior Tv in particolare, entrando a far parte dell’immaginario di generazioni diverse, fino ai nostri giorni.
Tratta dal romanzo di fantascienza post-apocalittica “The Incredible Tide” di Alexander Key, pubblicato nel 1970, la serie prodotta dalla Nippon Animation andò in onda in Giappone tra l’aprile e l’ottobre del 1978 e dunque nel 2023 ricorreranno 45 anni dalla prima trasmissione: il Museo Ghibli -sito a Mitaka, sobborgo di Tokyo, e voluto da Hayao Miyazaki per evocare in maniera immersiva le opere prodotte dal suo celebre studio d’animazione, chiamato appunto “Ghibli”- ha scelto di celebrare questo anniversario con una mostra intitolata “Future Boy Conan Exhibition”, che è stata inaugurata lo scorso 28 maggio e si protrarrà fino a maggio 2023, per omaggiare questo piccolo protagonista della storia degli anime giapponesi. Sembra impossibile, ma la prima messa in onda ebbe risultati piuttosto deludenti in termini di ascolti, in parte perché il romanzo di Key era all’epoca quasi sconosciuto in Giappone, in parte per la scelta di una fascia oraria poco felice; in seguito a una programmazione più azzeccata della rete NHK, però, la storia di Conan finì col conquistare il pubblico e trasformarsi in un successo fondamentale per la carriera dell’allora trentaseienne Miyazaki, che da lì a qualche anno avrebbe raggiunto la consacrazione con il manga Nausicaä della Valle del Vento e il film che ne verrà tratto.
La storia di Conan, non a caso, contiene molti degli elementi che ricorrono nella produzione dello Studio Ghibli: il tema del rispetto dell’ambiente e del rapporto tra l’uomo e la Natura, la scienza e i suoi ambiti d’applicazione, l’amicizia e l’amore, spesso raccontati nel loro sbocciare ed evolversi in età pre-adolescenziale; i fatti raccontati nella serie si svolgono tra il 2028 e il 2030, in un pianeta Terra che ha subito i tragici effetti della Terza Guerra Mondiale, scoppiata nel 2008, nel corso della quale il massiccio utilizzo di armi elettromagnetiche ha provocato l’inabissamento dei continenti e lo spostamento dell’asse terrestre. Il genere umano al culmine del progresso, simboleggiato dal polo scientifico e tecnologico di Indastria, giunge quasi all’estinzione e i pochi sopravvissuti ricominciano a vivere nei lembi di terre ancora emerse, nel rispetto di una natura che muove i primi passi verso la rinascita. Conan abita proprio in una di queste piccole isole, l’Isola Perduta, insieme a suo nonno, ma ben presto si trova coinvolto in un’avventura che lo porta a scoprire il mondo, nel tentativo di riunirsi all’amica Lana; la ragazzina infatti naufraga sull’Isola Perduta dopo essere stata rapita da High Harbor -isola in cui sorgono numerosi villaggi che vivono pacificamente e in armonia con la natura- per ordine del direttore di Indastria, Lepka, desideroso con questo vile stratagemma di attirare su ciò che resta della città il nonno di Lana, il Dottor Rao, uno degli ultimi scienziati sulla Terra in grado di utilizzare l’energia solare, oltre che creatore delle bombe elettromagnetiche, che ora vive in incognito a High Harbor.
L’incontro tra Lana e Conan, dunque, dà il via a un’avventura emozionante e coinvolgente, che la mostra allestita al Museo Ghibli racconta con minuzia di particolari: nelle sale espositive, infatti, sono presenti dei pannelli dedicati a ciascuno dei 26 episodi della serie, in cui è possibile ammirare i disegni realizzati dagli animatori e leggere alcuni dialoghi particolarmente significativi; accanto ai pannelli sono sistemati dei monitor in cui sono trasmessi degli spezzoni dell’anime. L’esposizione permette inoltre di ammirare bozzetti e schizzi preparatori, con i character design dei vari personaggi, non solo Conan e Lana, ma anche il loro piccolo, spassosissimo amico Jimsey, Dyce, il capitano della nave Barracuda, Monsley, vice-direttrice di Industria, e naturalmente Lepka e il Dottor Rao; estremamente accattivante la sezione dedicata al mecha-design, con gli studi relativi ai mezzi di trasporto (la nave a due alberi Barracuda o l’idrovolante Falco, per esempio) e in generale alle macchine (come il Robonoide dotato di braccia e gambe) e alla tecnologia presente nella serie.
Le differenti ambientazioni delle avventure di Conan -l’Isola Perduta, Indastria, ma anche la bellissima nave Barracuda- sono state riprodotte in scala e permettono ai visitatori di osservare da vicino non solo il funzionamento dei vari macchinari, ma anche alcune scene dell’anime, riprodotte attraverso l’utilizzo dei modellini in scala dei personaggi. Com’è nella tradizione del Museo Ghibli, dunque, anche la mostra dedicata a Conan è stata studiata per rievocare il mondo raccontato da questo anime, e consentire a chiunque sia stato conquistato dai suoi personaggi e dal suo messaggio, di tornare a vivere quelle avventure; nei primi anni ’80, il mondo post-bellico del 2030 poteva forse apparire lontano, oggi, con la guerra nel cuore dell’Europa e la crisi climatica dirompente, è possibile leggere nella storia di Conan e Lana un ammonimento ancor più potente, soprattutto perché questo “ragazzo del futuro” è, in realtà, un ragazzo del nostro presente, che sarebbe nato approssimativamente nel 2016.
E allora, la poetica sigla della serie, nella versione italiana cantata da Georgia Lepore, si trasforma in un canto di speranza capace di emozionare non solo coloro che furono bambini negli anni ’80, ma anche gli attuali coetanei di Conan e Lana, che possono godersi in streaming su Netflix e Amazon Prime Video le loro vicissitudini: “C’era una volta una città / in quell’isola laggiù / C’era una via che passava di là / proprio dove vivi tu / C’era allegria c’era felicità / ma la guerra è una follia / ma se qualcuno sorride a te / un domani ancora c’è…”