L’attesa per i numerosi appassionati di “Only Murders in the Building” sta per finire: a partire dal 28 giugno arrivano su Disney Plus gli episodi della seconda stagione, 10 puntate che ricalcano la formula vincente della prima serie e, allo stesso tempo, introducono nuovi misteri e delitti da risolvere per i tre protagonisti, Charles-Haden Savage (Steve Martin), Oliver Putnam (Martin Short) e Mabel Mora (Selena Gomez), sullo sfondo del meraviglioso condominio Arconia, nell’Upper West Side di New York.
Gli ingredienti del successo, per questo crime venato di commedia, sono numerosi, il meccanismo narrativo infatti è pressoché perfetto e rimanda al “whodunnit”, una detective story in cui i lettori e/o il pubblico sono impegnati a scoprire il colpevole insieme al protagonista della storia; la serie, creata dallo stesso Steve Martin-prolifico autore, oltre che attore- e da John Hoffman,si ispira al celebre gioco investigativo da tavolo Cluedo e rispetta i canoni del giallo classico, ma allo stesso tempo strizza l’occhio alle moderne true-crime series con ironia e eleganza.
Come nei migliori gialli, per esempio, c’è un’unità di luogo; il delitto, che rappresenta il fulcro della trama nella prima stagione, e le relative indagini si svolgono quasi interamente all’interno dell’Arconia, in cui i tre protagonisti abitano e agiscono, di comune accordo, per trovare gli indizi utili a individuare l’assassino: Charles, attore ricordato soprattutto per aver interpretato il celebre Detective Brazzos, Oliver, regista di Broadway fallito e sommerso dai debiti, e Mabel, misteriosa ragazza trasferitasi da poco nel condominio, stringono infatti una singolare amicizia, basata inizialmente sulla comune passione per il podcast -ovviamente di genere true-crime– “Non c’è niente di ok in Oklahoma”. Così, quando nel condominio si verifica il delitto di Tim Kono, uno degli inquilini, i tre decidono di indagare, convinti che la polizia abbia tralasciato delle prove fondamentali; come da tradizione per il genere, il gioco dei sospetti coinvolge un numero via via più ristretto di persone, con colpi di scena che rimescolano costantemente le carte in tavola: l’indagine, che per certi aspetti richiama una situazione “chiusa” sulla falsariga dei più famosi romanzi di Agatha Christie, si apre però anche al mondo dei social media e diventa oggetto di un podcast dal titolo “Only Murders in the Building”, realizzato proprio da Charles, Oliver e Mabel, che di puntata in puntata acquisisce un numero crescente di fedelissimi fan.
Dopo aver apparentemente archiviato il delitto di Tim Kono, nel finale della prima serie i tre protagonisti vengono coinvolti in un nuovo omicidio, nella scomoda posizione di presunti colpevoli: riusciranno a trovare le prove per scagionarsi dalle accuse? Il secondo capitolo di “Only Murders in the Building” promette nuove rivelazioni sul passato per molti aspetti misterioso di Charles, Oliver e Mabel, che ancora una volta incrociano la loro storia con gli altri inquilini dell’Arconia per venire a capo del mistero: tra le new entry figurano Cara Delevingne, nel ruolo di un’artista che si offre di aiutare Mabel a dare una svolta alla sua carriera, e la mitica Shirley MacLaine; come guest star, compare invece nel ruolo di se stessa Amy Schumer, nuova proprietaria dell’appartamento occupato nientemeno che da Sting nella prima serie, e chissà che anche lei, proprio come è accaduto al cantante, non finisca tra i sospettati per il nuovo delitto dell’Arconia. In una delle sue apparizioni, è proprio la Schumer a suggerire ai tre protagonisti di trasformare il loro podcast, ormai divenuto famoso, in una serie televisiva; Charles, Oliver e Mabel, infatti, continuano a pubblicare l’evolversi delle loro indagini passo dopo passo e questo espediente meta-narrativo è alla base di numerosi inside jokes, battute e rimandi interni in cui i personaggi “flirtano” con il loro pubblico -quello del podcast così come quello della serie- in un divertente gioco di specchi.
Tradizione e modernità, dunque, si combinano nella scrittura dello show e nel cast, che vede due mostri sacri della commedia americana come Steve Martin e Martin Short fare squadra con Selena Gomez, famosa fin da bambina per numerose produzioni targate Disney; l’incontro tra generazioni diverse, sulla scena, rappresenta senza dubbio uno dei punti di forza della serie, da cui derivano alcuni tra i momenti più divertenti, e tuttavia, in una prima stesura della sceneggiatura, il personaggio di Mabel non era previsto: l’interesse della Gomez per il progetto ha fatto in modo che una “millennial” irrompesse nella vicenda, sostituendo un personaggio maschile e portando una ventata di freschezza nella narrazione. I tre attori, Martin, Short e Gomez, così ben assortiti da attirare un pubblico vasto ed eterogeneo, si confermano anche nella seconda stagione nel ruolo di produttori esecutivi. Le atmosfere dell’Arconia, per i cui esterni è stato utilizzato il celebre edificio storico Belnord sull’86a strada dell’Upper West Side di Manhattan, immortalate dalla fotografia di Chris Teague, e la colonna sonora firmata da Siddhartha Khosla, vincitrice dell’ASCAP Screen Music Award nel 2022, impreziosiscono ulteriormente una serie il cui successo “trasversale” ha sorpreso gli stessi creatori; ad accompagnare l’attesa per l’uscita della seconda stagione, sul sito Coming Soon è stato perfino rilasciato uno spassoso crime game in cui è possibile cimentarsi nella risoluzione di un omicidio. I dadi non si lanciano più, forse, ma evidentemente il meccanismo del gioco funziona ancora alla perfezione.