Tutti noi abbiamo sognato almeno una volta nella vita di compiere un viaggio nel tempo, di riuscire a portare indietro le lancette per ritrovarci in un’altra epoca. Nessuno rimane immune al fascino del passato e spesso sentiamo il bisogno di calarci in vicende particolarmente intriganti e appassionanti lette nei libri o raccontate in qualche pellicola.
Il rievocare è parte di noi, della formazione di ogni essere umano, anche come fonte di crescita culturale, antropologica e sociale e la rievocazione storica sta diventando un ottimo mezzo di trasmissione della storia e di coinvolgimento personale, tanto che viene sempre più adottata da Enti, Istituzioni e Associazioni come vera e propria attività di promozione locale. Ricreare eventi storici dà la possibilità al pubblico di interagire in modo completo con gli episodi narrati, vestendo in prima persona i panni di epoche passate e di entrare nel palcoscenico della storia diventando spettatori-attori.
La rievocazione storica crea spettacolo, offre occasione di divertimento educativo, provoca emozioni in chi la vede e in chi la vive. E a volte accade che ciò che nasce come una semplice curiosità, si trasformi grazie al fascino, diventando una passione quasi maniacale.
La passione di Claudia Carlini per il Vittoriano nasce da una sporadica partecipazione, nel 2012, alla Grande Jatte che annualmente si tiene a Cagliari a fine maggio. Ispirata al quadro “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande Jatte” del pittore George Seurat del 1884 nel quale alcuni gitanti si godono il tempo libero sull’omonimo isolotto sulla Senna, è una rievocazione che dà spazio e creatività a chiunque voglia immergersi in un sogno fatto di crinoline, tube e corsetti.
A quella prima manifestazione ne sono seguite tante altre col coinvolgimento iniziale di Alessandro Casula, compagno di passione e di vita di Claudia con cui ha condiviso sin da subito la sete di conoscenza dell’epoca fatta di un continuo studio di particolari su abbigliamento, usi e costumi. Le Grande Jatte sono diventate luogo di incontro e scambio culturale con altri estimatori quali Antonello e Francesca Perseu, Anna Orrù e Flora Sicbaldi con cui nel 2017 hanno costituito i Vittoriani Itineranti. Alla primissima pagina Facebook “Vittoriano che passione” creata dalla coppia per diffondere le immagini dei vari eventi è seguita quella dedicata al gruppo dove si possono ammirare le cronache dei viaggi nel tempo di questi amici appassionati.
I primi abiti noleggiati sono stati ben presto sostituiti da capi riprodotti o da quelli originali più preziosi e rari da reperire in buone condizioni. L’armadio allora non era affatto similare al nostro ma era composto da pochi capi di origine sartoriale, cuciti su misura e spesso riservati ad accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio. Diventa così difficile reperire a buon prezzo dei capi non solo in ottimo stato ma anche indossabili rispetto all’estetica moderna.
I canoni vittoriani prevedevano infatti un corpo modificato da rigidi corsetti, con effetto clessidra, che riduceva il punto vita facendo risaltare le spalle con maniche ampie e pompose. La meticolosità a lungo termine ha indotto anche all’utilizzo non solo di abiti attinenti ma anche all’intimo adeguato. Mutandoni lunghi, sottovesti, copri corsetti e sottogonne sono complementi indispensabili per calarsi nel personaggio, perché in fondo è di questo che si tratta: non una semplice recita, non l’interpretazione di un ruolo ma la sua intera assunzione nel portamento e nei modi.
Si instaura così una sorta di caccia al tesoro tra le pieghe del tempo fatta di mercatini di antiquariato, di contatti con svuota cantine e di ricerca spasmodica on line in cui acquistare non solo abbigliamento ma anche accessori, porcellane e oggettistica varia. I capi non indossabili diventano da esposizione e grazie ad essi si instaurano i racconti sugli usi dell’Ottocento.
Grazie alla loro meticolosità, i Vittoriani Itineranti riescono a far rivivere allo spettatore il gusto del tè delle cinque, imposto proprio nel periodo Vittoriano, facendo apprezzare i dettagli della tazzina forgiata per i baffi impomatati, il cucchiaino che oscilla perpendicolare senza mai roteare o la presa col mignolo distaccato dal manico.
Ogni situazione è curata nei minimi dettagli: la visita al cimitero con abiti e posture solenni; il pic-nic rigorosamente senza plastica ma con cestini, posate e porcellane e lo spiluccare con eleganza e parsimonia; la gita al mare sulla goletta con gli immancabili ombrellini parasole per preservare la carnagione.
La loro, ormai richiestissima, partecipazione agli eventi è preceduta dalla ricerca di testimonianze sulla effettiva congruenza della loro presenza, lo studio dei personaggi realmente vissuti in quel contesto e le relative storie. Con loro Sa Spendula ha preso vita e tra le rocce della cascata è apparso D’Annunzio in una straordinaria ricostruzione di un’immagine storica.
La loro passeggiata ha arricchito l’apertura dei Bastioni Coperti di Saint Remy a Cagliari, al fianco del tenore Demuro sono stati presenti al Parco di Monserrato a Sassari, hanno sfoggiato abiti sfarzosi nella quadriglia al Teatro del Conservatorio di Cagliari e alla cena nella Residenza Corte Cristina di Quartucciu curata anche negli arredi e nelle portate.
A fine febbraio saranno ospiti del gruppo 8cento a Bologna che li vedrà protagonisti nella parte riservata alla rappresentazione della Belle Epoque. Il 2020 è appena iniziato ma sono già al lavoro per ricostruzioni stupefacenti grazie anche all’apporto degli amici appassionati di Sassari.