La moltitudine dei vitigni, perlopiù autoctoni o che comunque si sono perfettamente adattati ai suoli della Sardegna, è incredibile. Ma è ancor più incredibile la diversità di suoli, di altitudini, di microclimi che troviamo se percorriamo la regione. Si va dal granito della Gallura al calcare del Coros, dalle argille dell’Ogliastra alle sabbie del Sulcis, per citare solo alcuni areali.
A tutto ciò si aggiungono differenze climatiche importanti: alcune vigne in Barbagia e nel Mandrolisai sono a più di 700 metri di quota, una vera viticoltura di montagna, insomma, mentre sono tanti, come si può immaginare, i filari a un passo dal mare. In più c’è il valore delle vecchie vigne, ancora tante, nonostante gli espianti scellerati di alcuni decenni fa.
Tutto questo patrimonio, questa biodiversità, la troviamo puntualmente nel bicchiere. I vini sardi, ormai, non sono semplicemente buoni, ma sono sempre più tipici, autentici e capaci di raccontare il loro territorio di appartenenza. Per questo è doverosa una revisione totale delle denominazioni d’origine, soprattutto quelle regionali, generiche, dispersive e non più rappresentative di ciò che avviene in questa regione.
Un altro anno da record per i vini sardi: ben 17 etichette ottengono i “Tre Bicchieri”, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida “Vini d’Italia” di Gambero Rosso, consolidando la Sardegna come una delle regioni vinicole di punta in Italia.
Ma veniamo alle novità tra i premiati. Per la prima volta salgono sul podio il Cagnulari dell’Azienda Vitivinicola Chessa di Usini, il Cannonau Mustazzo di Sella & Mosca, il Cannonau ogliastrino Case Sparse di Pusole e il Vermentino di Gallura Pitraia delle Tenute Gregu di Calangianus, un bianco che esce a ben tre anni dalla vendemmia.
«Sardegna, quasi un Continente, seppur di piccole dimensioni. La sua struttura geologica è infatti una delle più complesse, la trama del suo paesaggio muta con invenzione inesauribile e altrettanto le vene dei metalli che si diramano sotto la sua corteccia». Lo scrittore Marcello Serra nel 1959 usava queste parole per descrivere la regione. Una definizione che può essere assolutamente ascrivibile alla vitivinicoltura sarda.
Di seguito l’elenco delle etichette che ottengono i
“Tre Bicchieri” nella guida Vini d’Italia 2025
- Angialis ‘19 Argiolas
- Cagnulari ‘22 Chessa
- Cannonau di Sardegna Classico Dule ‘21 Giuseppe Gabbas
- Cannonau di Sardegna Le Anfore ‘22 Olianas
- Cannonau di Sardegna Mustazzo ‘20 Tenute Sella & Mosca
- Cannonau di Sardegna Perda Rubia ‘21 Tenute Perda Rubia
- Cannonau di Sardegna Riserva ‘21 Antonella Corda
- Carignano del Sulcis 6Mura Riserva ‘21 Cantina Giba
- Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune ‘20 Cantina Santadi
- Casesparse Ogliastra ‘22 Pusole
- Mandrolisai Fradiles ‘22 Fradiles
- Stellato Vermentino ‘23 Pala
- Su’Nico Bovale ‘22 Su’Entu
- Vermentino di Gallura Superiore Pitraia Monogram ‘21 Tenute Gregu
- Vermentino di Gallura Superiore Sciala ‘23 Surrau
- Vermentino di Gallura Superiore Sienda ‘23 Mura
- Vermentino di Sardegna Tuvaoes ‘23 Giovanni Maria Cherchi