Il fascino di una moderna epopea in “Fronte del Porto” – uno spettacolo di Alessandro Gassmann – in cartellone in prima regionale martedì 25 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari, poi da mercoledì 26 febbraio fino a domenica 1 marzo al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30, la domenica alle 19 e giovedì 27 doppia recita con la pomeridiana alle 16.30 – Turno P) sotto le insegne della Stagione 2019-2020 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
La pièce è ispirata all’omonimo film di Elia Kazan (considerato tra i capolavori della storia del cinema, vincitore di ben otto Premi Oscar (su dodici nominations) oltre al Leone d’argento per il regista e al Premio della Critica al Festival di Venezia): la sceneggiatura di Budd Schulberg trae spunto da una serie di articoli di Malcolm Johnson, pubblicati sul New York Sun sotto l’esplicativo titolo “Crime on the Waterfront”, in un’aperta denuncia della corruzione e dell’infiltrazione della criminalità organizzata nelle attività portuali, che valsero al giornalista il Premio Pulitzer nel 1949.
Sul grande schermo – come sulla scena – la cronaca di soprusi, atti intimidatori e violenze s’intreccia alla vicenda di un ex pugile, un umile e ingenuo gregario, solo marginalmente coinvolto negli “affari” del “sindacato”, la cui carriera e i cui sogni di gloria si sono infranti nel momento in cui ha accettato di perdere un incontro per ordine di un boss. Una figura ambigua – un eroe in negativo – interpretato da un carismatico Marlon Brando (Premio Oscar come miglior attore, oltre al Golden Globe e al premio BAFTA) e sul palco da un convincente Daniele Russo (figlio d’arte, all’attivo un’intensa carriera teatrale, da William Shakespeare a Edoardo Scarpetta agli autori contemporanei, ma anche al cinema e alla televisione, da “Il resto di niente” di Antonietta De Lillo a “Il clan dei camorristi” al recente “Vita segreta di Maria Capasso” di Salvatore Piscicelli, accanto a Luisa Ranieri) in un’ardua e riuscita prova d’attore.
Alessandro Gassmann che firma scenografie e regia, si cimenta con un altro capolavoro cinematografico dopo il successo di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, proponendo un’avvincente trasposizione teatrale, nell’originale versione partenopea curata da Enrico Ianniello (a partire dallo storico “adattamento” di Steven Berkoff) di un’opera emblematica e di sconcertante attualità nel rivelare il potere e le ramificazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale – nella Napoli degli Anni Ottanta come nell’America degli Anni Cinquanta. Una tragica realtà in cui il “contropotere” della camorra si insinua e si afferma sull’importante scalo marittimo, imponendo le sue regole e i suoi prezzi, i suoi uomini e le sue merci, a scapito dei diritti e ancor prima della dignità e della libertà dei lavoratori: per coloro che ogni giorno lottano per la sopravvivenza, per riuscire a mantenere se stessi e la propria famiglia, un ulteriore peso da sopportare insieme a restrizioni e sacrifici, ma anche in senso lato la dolorosa conferma del fatto che la corruzione a ogni livello riesca a dilagare e quasi a “governare” la società.

«Credo che in questo momento in questo paese non ci sia storia più urgente da raccontare di “Fronte del Porto”» – scrive Alessandro Gassmann nelle note di regia -. «Una comunità di onesti lavoratori sottopagati e vessati dalla malavita organizzata, trova attraverso il coraggio di un uomo, la forza di rialzare la testa e fare un passo verso la legalità, la giustizia, la libertà. Ho chiesto ad Enrico Ianniello di spostare l’azione originariamente ambientata negli Stati Uniti degli anni 50, in una Napoli degli anni 80, dove la camorra era organizzata e presente tra gli operai del porto industriale.
Come già avvenuto per “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, anche in questo caso la scelta è caduta su un testo ed una tematica che mi coinvolgono profondamente e che portano verso una ricerca di libertà faticosa. Ricostruiremo la vita del porto, le vite degli operai, i loro aguzzini, attaccandoci ai suoni, ai rumori, ai profumi ed alla lingua di questa città. Cerco sempre di ricostruire mondi credibili nei miei spettacoli, pensando ad ogni tipo di pubblico, nella convinzione che ora come non mai il teatro debba essere arte popolare, di difficile esecuzione ma di semplice fruizione».
“Fronte del Porto” rappresenta, al di là della storia di un riscatto personale, di una presa di coscienza e assunzione di responsabilità individuale, un esempio di un moderno “teatro civile” capace di affrontare questioni e argomenti complessi e di scottante attualità come il ruolo della criminalità organizzata nell’Italia e nell’Europa contemporanee, la sua forza pervasiva in virtù di una capacità camaleontica e di un’evoluzione interna e gli effetti perniciosi di un modus operandi – e perfino di una forma mentis – riconducibili a quei modelli e ambiti, quasi una sorta di “cultura”. La pièce ne racconta una fase germinale, dove il ricorso alle minacce e alla violenza, fino all’omicidio, rendono facilmente riconoscibile la matrice, gli obiettivi e le “gesta”, se non la struttura di potere: un’organizzazione ferrea e quasi “militare” dove non sono ammesse incertezze e defezioni, con una solida gerarchia, i cui “nemici” o anche semplici “ostacoli” vengono drasticamente eliminati. Un sistema efficiente che agisce però in contrasto con la legge, tanto che le denunce e le testimonianze ma ancor più la rivolta unanime della società civile possono sconfiggerlo o comunque infliggere duri colpi, facendo crollare il muro dell’omertà e della paura.
Un progetto interessante e originale che attinge all’immaginario cinematografico per un’allegoria del presente – e del recente passato – del Belpaese: “Fronte del Porto” (produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini) disegna un vivido affresco dell’Italia e in particolare di Napoli nell’ultimo scorcio del Novecento con i colori, i suoni e le voci, le atmosfere inconfondibili e seducenti della città partenopea, tra splendori e miserie. Nel cast – accanto a Daniele Russo – Emanuele Maria Basso, Antimo Casertano, Antonio D’Avino, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Pierluigi Tortora e Bruno Tràmice interpretano i personaggi, buoni e cattivi, luminosi e oscuri, vittime e carnefici in un conflitto tra legalità e abuso, sopraffazione e giustizia – nell’eterna lotta tra il bene e il male.
Il racconto per quadri è impreziosito dalle suggestive scenografie – ideate dallo stesso Alessandro Gassmann – quasi a sottolineare e definire i diversi “ambienti” ma anche la dimensione psicologica e la temperatura emotiva dei vari momenti – mentre i costumi che rimandano allo stile degli Anni Ottanta in chiave partenopea sono di Mariano Tufano, il disegno luci è di Marco Palmieri, le videografie sono di Marco Schiavoni e le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi (sound designer Alessio Foglia – aiuto regia Emanuele Maria Basso).
La tentazione – o la protezione – dello spaventoso potere della criminalità organizzata fa pendant con il ragionevole timore di fronte ai metodi sbrigativi e brutali: alcuni si arrendono, voltano il capo, si fanno complici nel silenzio ma altri coraggiosi o “temerari” reagiscono e combattono per il bene comune anche a costo della vita. Il protagonista si trova nel mezzo, tra la consapevolezza di essere diventato strumento di coercizione e la volontà di ribellarsi contro il sistema che ha “bruciato” la sua stessa giovinezza, soffocato e spento i suoi ideali in nome della famiglia e di una povera ambizione.
L’amore per una donna – unito alle parole illuminanti di un sacerdote – fa scaturire la personale “rivoluzione” che trasforma un potenziale “soldato” della camorra in un simbolo della lotta dei lavoratori, con un prezzo pesante da pagare per la diffidenza dei nuovi compagni e l’odio degli antichi alleati – con una curiosa e (forse) non del tutto casuale analogia con le vicissitudini del regista e dello sceneggiatore – entrambi sospettati e inquisiti per le loro simpatie “comuniste” e travolti nel meccanismo infernale della “caccia alle streghe” orchestrata da Joseph McCarthy. Nel film che mostra il lato oscuro del “sindacato” controllato dalla criminalità organizzata, la cronaca del reale, trasfigurata attraverso la capacità visionaria di Elia Kazan e il talento degli attori, rivive in forma quasi epica e la storia del protagonista assurge a simbolo del trionfo della verità – una “magia” che si ripete sul palcoscenico, in cui tutto si consuma nel qui e ora, e “accade” sotto gli occhi degli spettatori, grazie al meraviglioso gioco della finzione che appare più “vera” della realtà.
Oltre la Scena / incontri con gli artisti: venerdì 28 febbraio alle 17.30 Daniele Russo e la compagnia incontreranno il pubblico nella Sala Conferenze della Fondazione di Sardegna in via San Salvatore da Horta N. 2 a Cagliari per un nuovo appuntamento con I Pomeriggi della Fondazione: un viaggio “dietro le quinte” di “Fronte del Porto” coordinato da Antioco Floris (professore ordinario di L-ART/06 Cinema, Fotografia e Televisione all’Università degli Studi di Cagliari) per una riflessione sui rapporti fra il teatro e la decima musa e sul dialogo fra arte e società (ingresso libero – fino a esaurimento posti).

Biglietti SASSARI
Platea – primi posti: intero 25 euro – ridotto/ insegnanti 20 euro. Platea – secondi posti: intero 20 euro – ridotto/ insegnanti 18 euro – studenti 15 euro. Loggione: 15 euro – ridotto studenti: 12 euro.
Info e prenotazioni: cell. 3391560328 – [email protected]
Prevendite: Le Ragazze Terribili – via Tempio, 65 – Sassari – 079.2822015 e Messaggerie Sarde – piazza Castello 11 – Sassari – 079.230028
Biglietti CAGLIARI
Repliche serali (turni A, B, C, D e E): Platea – primo settore – intero 35 euro – ridotto 27 euro. Platea – secondo settore – intero 30 euro – ridotto 22 euro. Loggione – posto unico 15 euro.
Replica pomeridiana (turno P): intero 16 euro – ridotto 12 euro.
Info e prenotazioni: [email protected] – 3454894565.