Lo scrittore Vittorio Angius lo definì, nella prima metà dell’Ottocento, “poco più che un pugno di case”: Rebeccu, piccola frazione del comune di Bonorva, oggi ha il fascino dei luoghi desolati, nel quale si respira un’atmosfera malinconica. In epoca giudicale, la cittadina dominava tutto il Meilogu.Con i suoi 400 abitanti era la più popolata di “Costa de Addes”, il distretto del giudicato di Torres.
Alla decadenza di Rebeccu – avvenuta a causa di fattori umani e naturali quali pestilenze, carestie, malaria, frane, a partire dal 1400 – è legata un’inquietante leggenda. Si narra infatti che la terza figlia del feudatario, Re Beccu, chiamata Donoria, fosse una fanciulla bella ma malvagia. A costarle questo epiteto fu il fatto che non volesse adattarsi alle convenzioni del tempo, le quali prevedevano che le giovani donne si occupassero di cucire e ricamare nell’attesa mansueta di venire accasate. Donoria era diversa: amava andare in giro per i boschi, dormire sotto gli alberi – a pochi passi dalla fonte nuragica di “Su Lumarzu” – e intrattenere rapporti con le Janas (così si pensava). I popolani avevano timore di lei, e cominciarono ad accusarla di essere una strega. Le voci sulla pericolosità dei suoi ipotetici malefici le valsero la condanna all’esilio da parte del padre. La principessa, prima di partire, sentendosi tradita e beffata, diede voce a tutto il suo risentimento pronunciando una maledizione: “Rebeccu, Rebecchei da is trinta domos non movei”, (“Rebeccu, Rebecchesi, dalle trenta case non vi muovete”).
Forse fu a causa del dolore di dover abbandonare quei luoghi a lei tanto cari, unito alla bruciante ingiustizia per una colpa inesistente. O forse Donoria era davvero una strega, chissà. Ciò che accadde, da quel momento in poi, fu un susseguirsi di piaghe: l’arrivo della malaria, l’impossibilità delle donne di avere figli, le frequenti epidemie. Le case, pian piano, crollarono. La maledizione si scagliò sul piccolo borgo. Alcuni, per scampare a morte certa, decisero di abbandonare il villaggio maledetto per cercare rifugio in un luogo più sicuro. I fuggitivi si radunarono intorno alla chiesa di Santa Vittoria, ponendo le basi dell’attuale Bonorva. Fu grazie all’audacia di alcuni che il villaggio risorse, ma nessuno ebbe il coraggio di costruire la trentunesima casa. Il sortilegio della principessa pesava come un macigno, e i temerari abitanti non osarono spingersi oltre. La sorte di Rebeccu sembrava segnata. Gli abitanti dimezzarono, da 400 che erano, e diminuirono ancora progressivamente, fino a contare, negli anni Cinquanta del secolo scorso, sei anime. Nel 2011 si registrava un solo abitante. Oggi, nessuno vi vive stabilmente.
Rebeccu, negli ultimi anni, è stata protagonista del “Rebeccu Film Festival” e si è riscoperta meta ideale per comunità spirituali dedite allo Yoga e alla meditazione.