“Buscar el levante por el poniente”. Se fossimo vissuti sul finire del 1400 avremmo sentito senz’altro questo tra gli slogan più in voga nelle corti di Castiglia e Aragona. A coniarlo fu un giovane navigatore deciso a dimostrare la sua teoria circa l’esistenza di una via breve che permettesse di raggiungere le Indie da occidente, circumnavigando l’enorme distesa di acqua che si apriva oltre lo Stretto di Gibilterra. Quel navigatore era un italiano; il suo nome: Cristoforo Colombo.
Sappiamo dalla storia, a grandi linee, come si svolsero i fatti. Nato a Genova tra l’agosto e l’ottobre del 1451, Colombo iniziò a solcare i mari all’età di quattordici anni. Divenne mercante e, da attento osservatore dei traffici commerciali e delle rotte che unicamente via terra permettevano allora di raggiungere il Catai e il Cipango (nomi con i quali al tempo venivano indicati la Cina e il Giappone), maturò l’idea che queste terre fossero raggiungibili anche “dalla parte opposta”, via mare, con notevole risparmio di tempo e di mezzi. Naturalmente, alla base di questa sua teoria, c’era l’idea che la Terra fosse effettivamente rotonda, cosa che all’epoca era tutt’altro che scontata. Si recò quindi presso i sovrani che avrebbero potuto finanziare una spedizione esplorativa: dopo i primi dubbi, la Regina di Castiglia decise di dare fiducia al navigatore che poté mettere insieme tre velieri passati alla storia come le celebri caravelle battezzate Niña, Pinta e Santa Maria.
Qual è dunque l’elemento di novità rispetto a quanto detto sopra? Intanto, vediamo che la data di nascita del navigatore genovese non è conosciuta con certezza ma compresa in un range di tempo che va dall’agosto all’ottobre del 1451; qui sta il nodo, perché subito dopo ci si pone un’altra domanda: Colombo era davvero genovese? Una studiosa spagnola, Marisa Azuara, ha dedicato gli ultimi anni allo studio delle origini dell’uomo che ha scoperto l’America e ciò che ne emerge ha dell’incredibile. E se Cristoforo Colombo fosse nato in Sardegna?
Il nome di Colombo, in catalano Colom, deriverebbe dalla riduzione di Piccolomini. Salvatore da Siena Piccolomini e Isabella Alagon di Arborea vengono indicati dall’autrice come i genitori del genovese che, in realtà non sarebbe nato in Liguria ma in Sardegna e, più precisamente, a Sanluri nel 1436: quindici anni prima della data oggi nota. La madre avrebbe avuto inoltre origini aragonesi che spiegherebbero utilmente gli agganci del navigatore con la famiglia reale. Per le sue ricerche, l’autrice ha visitato diversi archivi e biblioteche tra Italia e Spagna, venendo persino in Sardegna e attraversandola, tra volumi e registri, da Cagliari a Oristano a Castelsardo.
Le tesi di Maria Azuara, sempre accompagnate da documenti che si propongono di dare fondamento e credito a quanto addotto, sono state accolte con non pochi scetticismi e hanno portato l’autrice a continuare le sue ricerche che, nel tempo, sono sfociate nella pubblicazione di una nuova edizione ampliata del suo lavoro (questa volta tradotta in italiano), dal titolo Cristoforo Colombo. La Crociata Universale.(Ediciones Baracoa).Nel saggio si racconta come le intenzioni di Colombo fossero presumibilmente quelle di impiegare il denaro ricavato dal raggiungimento delle Indie per la crociata volta alla liberazione di Gerusalemme proclamata dal Papa Pio II, suo zio da parte di padre. In effetti, la religiosità in Colombo era molto forte e questo, nei secoli, ha dato adito a diverse teorie, alcune delle quali lo vogliono addirittura figlio di un altro Papa, Innocenzo VIII, e della nobile Anna Colonna. Magari proprio in Vaticano, Cristoforo, potrebbe aver avuto accesso a carte geografiche “impossibili” per l’epoca? Smettiamo per ora di viaggiare con la fantasia e torniamo al saggio di Maria Azuara che, in Sardegna, è stato accolto con grande curiosità ed entusiasmo. Il ritratto di Colombo che ne emerge è quello di un uomo di cultura, formatosi tra Tortolì, Sanluri, Castelsardo e Oristano e partito alla volta della penisola per intraprendere una missione destinata a cambiare il mondo.