Bentrovati amici lettori, il libro di cui vi parlerò in questo articolo è un volume della casa editrice NuiNui: “Il Giappone delle donne. Dal II secolo a oggi” di Ornella Civardi, con le illustrazioni di Ayano Otani e Kaori Yamaguchi.
Come sempre, prima di tutto vi suggerisco la colonna sonora per la lettura della recensione, per questa ho pensato di proporvi il brano “Forbidden Colours” di Ryuichi Sakamoto.
Questo libro mi è entrato nel cuore perché non solo è graficamente bellissimo, ma perché parla delle donne, figure straordinarie e leggendarie nel Giappone di ieri e di oggi. Nella breve introduzione del libro, infatti, si racconta di come ancora oggi (e aggiungo non solo lì), la parità di genere sia ancora molto distante, per le donne giapponesi far convivere maternità e carriera resta tuttora inimmaginabile.
Nel XII secolo, infatti, l’avvento dei samurai ha rappresentato “un colpo di spugna” su tutte le libertà che non fossero difendere sé stesse e la propria casa con armi maschili. Per questo il residuo della società matriarcale è stato spazzato via.
L’autrice ci racconta le storie di molte donne straordinarie che hanno combattuto, a volte anche a costo della loro vita, che hanno lasciato un segno nelle arti o che si sono messe in evidenza in questo paese e in questa magica cultura che ancora oggi riveste un fascino intramontabile.
Il testo si divide in due parti, la prima narra le vicende che vanno dal secolo II-XIX, la seconda parte dal XIX-XXI secolo. Ogni personaggio è raffigurato da stampe dell’epoca, disegni storici, o illustrazioni del nostro secolo, davvero molto belle. Io vi parlerò solo delle tre donne e delle loro storie che mi hanno affasciato maggiormente.
La prima signora di cui voglio parlarvi è Murasaki Shikibu, conservo nella mia libreria il suo libro “La signora della barca – Il ponte dei sogni”, è lei l’autrice del primo romanzo al mondo che nasce in Giappone un migliaio di anni fa. È una dama di corte al seguito dell’imperatrice Shoshi, riceve dal padre un’educazione di solito preclusa alle donne. Le si attribuiscono anche una raccolta di poesie e un diario, il suo nome è però legato al Genji Monogatari, la “Storia del principe splendente”, tutti si sono confrontati con questo capolavoro, sedotti dalla magia lirica della sua scrittura vaga e allusiva. Murasaki scrive alla corte, il suo romanzo racconta gli amori tormentati del principe Genji. Questo romanzo ebbe un successo sfolgorante, in un secolo diventò un classico della letteratura giapponese.
La seconda è Yayoi Kusama – La sacerdotessa del pois, il mondo di Yayoi è un universo a pois, grandi e piccoli, con sfondo bianco, su fondo giallo e blu, pois fluttuanti o effervescenti come bollicine. L’artista racconta che questa ossessione per i pois è iniziata a dieci anni, parla di allucinazioni che la coglievano già da piccola, nella sua famiglia però l’inclinazione artistica e la malattia mentale erano additate con lo stesso disprezzo. Nel 1958 si rifugia a New York City, qui la vita è difficile in quanto donna, per giunta straniera. Ma quei puntini diventano il suo tratto distintivo e un modo per farsi conoscere nei circoli d’avanguardia americana, le sue tele gigantesche vengono dipinte sulla scala, questi puntini suggeriscono l’infinitezza “Infinite nets”. Essi si espandono anche oltre le tele, sui tavoli, le sedie e l’artista stessa se ne ricopre. Kusama la chiama “Self-obliteration” ed è la sua cura contro l’ossessione, il ritorno dell’Io alla natura cosmica.
Le installazioni più note sono stanze foderate di specchi, in cui gli oggetti si riproducono all’infinito. La prima, “Phalli’s Field” del 1965 ha il tema provocatorio della sessualità con una foresta sterminata di falli a pois. Oppure “Aftermath of Obliteration of Eternity” del 2013 suggerisce l’idea della morte con una densa oscurità in cui si accendono centinaia di lanterne gialle.
L’artista che oggi è novantenne, vive di sua scelta in un manicomio Seiwa, a Tokyo, da cui ogni giorno raggiunge il suo studio. È attualmente l’artista donna più quotata.
Non poteva certo mancare Riyoko Ikeda, la creatrice di manga divenuti leggendari, ma la storia che l’ha resa più celebre è anche la mia preferita: “La Rosa di Versailles”, nota in Italia come Lady Oscar.L’autrice, infatti, ha una grande passione per la storia europea, così appena uscita dalla facoltà di lettere e filosofia propone un nuovo progetto rispetto le serie di quel periodo, disegnate quasi sempre da uomini, la differenza non era dettata solo dall’ambientazione storica, dall’umorismo e dalla trama appassionante e drammatica, ma soprattutto il personaggio dirompente, che Ikeda aveva preso dalla biografia di Maria Antonietta di Stephan Zweig, e a poco a poco l’aveva resa la protagonista.
Lady Oscar al secolo Oscar François de Jarjayes, giovane aristocratica, allevata come un maschio diventa ufficiale e scorta personale di sua maestà la regina, ancora oggi la sua figura è sempre intatta, anche perché si muove in uno spazio a metà tra maschile e femminile, infrangendo così i tabù dell’epoca.
Ringrazio l’autrice Ornella per questa raccolta di personaggi femminili che mi ha ricordato la versione italiana del bestseller “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, mi ha fatto scoprire dettagli della cultura giapponese, ma soprattutto ho compreso come la figura della donna sia cambiata nei secoli, malgrado tutto le donne cercano la loro strada, seppur difficile.
Consiglio questo volume a tutti gli appassionati del Giappone ma anche a chi vuole scoprire le figure femminili che lo hanno caratterizzato.
Buona lettura
Aurora Redville