Giornata come sempre fitta di appuntamenti, musicali e non solo, anche quella di oggi a Time in Jazz, il festival diretto da Paolo Fresu, che fino a mercoledì vive la sua trentaseiesima edizione, snodandosi tra Berchidda e le altre località del nord Sardegna che fanno parte del suo circuito.
Il confronto e l’incontro tra diverse generazioni di musicisti, tema evocato dal titolo scelto per questa edizione, “Futura”, calza bene ai due concerti in programma: si comincia alle 11 a Mores, nei pressi della chiesa di San Giovanni, con un nome storico del jazz nazionale, il sassofonista barese Roberto Ottaviano (classe 1957), recentemente insignito del prestigioso Top Jazz come musicista italiano del 2022, in duo con Rob Luft, il giovane e pluripremiato chitarrista inglese che per il suo virtuosismo è stato paragonato a grandi nomi della sei corde come John McLaughlin, Al Di Meola e Paco De Lucia.
Nel pomeriggio, alle 18, il festival fa scalo al borgo di Banari per il concerto di Gianni Cazzola, un autentico decano del jazz nazionale con i suoi sessantacinque anni di carriera musicale. Classe 1938, il batterista bolognese vanta innumerevoli collaborazioni con artisti come Billie Holiday, Chet Baker, Lee Konitz, Franco Cerri, Lou Bennet, Luca Flores, Franco D’Andrea, tra gli altri. Definito “l’Art Blakey italiano” da Arrigo Polillo, firma storica della critica jazz, nella formazione in scena a Banari, Gianni Cazzola riunisce intorno ai suoi piatti e tamburi quattro giovani musicisti in un gruppo pieno di swing: lo “Young Italian Quintet”, composto da Tommaso Profeta al sassofono, Attilio Costantino alla chitarra, Andrea Candeloro al pianoforte e Carlo Bavetta al contrabbasso, si cimenta nell’interpretazione di vari standard americani, per poi muoversi verso sonorità più pertinenti al periodo hard bop e proporre alcuni brani originali firmati da tutti i componenti, creando un percorso musicale all’insegna dello swing nella sua forma più genuina. Una delle tante dimostrazioni di come il jazz non si ponga limiti di tempo e di età, promuovendo da sempre quel continuo scambio tra generazioni che ne costituisce la linfa vitale.
Si concentra come sempre a Berchidda il programma della serata, introdotta alle 19:30 dalla consueta parata per le strade della Rusty Brass, band bresciana di ottoni e percussioni, con la sua avvincente combinazione di suoni e ritmi funk e rock, esotici e balcanici. Altro appuntamento abituale quello con il FestivalBar, la minirassegna ospitata a turno da uno dei bar del paese: già protagonista la sera prima al Museo del Vino, alle 20 torna di scena, stavolta al Bar Centrale, Gabriele Pollina, polistrumentista e percussionista che fonde le melodie ipnotiche dell’Handpan, un particolare strumento a percussione a doppia campana di acciaio, con beat elettronici suonati dal vivo.
Doppio set in programma sul palco “centrale” del festival, quello allestito in Piazza del Popolo. Il primo, alle 21:30, vede il gradito ritorno a Berchidda dei Farafina, dopo le precedenti apparizioni nel 1996 e nel 2002. Da allora a oggi diverse cose sono intanto cambiate nel gruppo originario del Burkina-Faso, a cominciare dai suoi componenti – alcuni sono morti, altri hanno lasciato, avvicendati da nuovi e più giovani musicisti – ma la filosofia musicale di base rimane invariata: djembe, tama, chékere, sonagli e uno o due balafon danno vita a un gioco pirotecnico di ritmi e percussioni capace di coinvolgere il pubblico, mentre i canti intrecciano storie e melodie che traggono ispirazione dal ricco repertorio Mandinka. Abdoul Kader Khaled Bambara, Fatoumata Dembele Roskamp, Mabourou Diarra, Ibrahim Diarra, Adama Koeta, Dedou Sanogo, Souleymane Sanou, Bakari Traore sono i componenti del gruppo attesi stasera sul palco di Time in Jazz.
Riflettori puntati, nella seconda parte della serata, sui Savana Funk, formazione che incarna l’essenza della live band con jam incendiarie, groove irresistibili e un’invidiabile presenza scenica. I suoi membri, Aldo Betto (chitarra), Blake Franchetto (basso) e Youssef Ait Bouazza (batteria), si sono incontrati a Bologna nella primavera del 2015, e spinti da un’immediata sintonia umana e musicale hanno dato forma al progetto, iniziando subito a scrivere musica, sperimentare idee e metterle in pratica attraverso molti live. A Berchidda i Savana Funk si presenteranno in compagnia di Willie Peyote, considerato una delle figure più interessanti della scena indie nazionale: un incontro, quello della band bolognese con il rapper e cantautore torinese, fra due mondi apparentemente lontani, che proporrà il meglio dei rispettivi repertori ma anche pezzi inediti scritti per questo progetto che approda sul palco di Time in Jazz dopo una recentissima serie di date in club.
Spenti i microfoni e i riflettori sul palco di Piazza del Popolo, la musica continua nella piazzetta adiacente con il consueto appuntamento dopo-concerto curato dal batterista berchiddese Nanni Gaias: il suo trio, con Giuseppe Spanu alla chitarra e Pier Piras al basso, accoglie e accompagna un musicista ogni sera diverso sotto l’insegna di Time After Time, un progetto ospitato da Insulae Lab, il centro di produzione della musica jazz e della creatività artistica delle isole del Mediterraneo, ideato, firmato e fortemente voluto dall’associazione Time in Jazz, con la direzione artistica di Paolo Fresu. Ospite domani la Rusty Brass Band. E al termine, la musica continua nella notte berchiddese con il dj set di Dj Cris.
Per informazioni, la segreteria di Time in Jazz risponde al numero 320/3874963 e all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Aggiornamenti e altre notizie sul festival sono disponibili sui canali social Facebook, Instagram, Twitter e Telegram e sul sito timeinjazz.it.