Il suo ultimo album si intitola Anima, uscito a maggio 2016 e arrivato a distanza di cinque anni dal precedente. Maria Giovanna Cerchi è l’interprete della musica sarda del momento, spazia dal tradizionale a sonorità più moderne, passando per il sacro. È nota la sua volontà nel mettere la propria voce al servizio della fede tanto da aver avuto l’onore di cantare sia per Papa Benedetto XVI che per Papa Francesco.
Dolce e carismatica, serena e impavida, voce potente e sorriso solare, una figlia di Sardegna talentuosa e determinata.
Ha esordito da bambina, ricorda con tenerezza «la prima volta che sono apparsa in televisione avevo 8 anni e indossavo il vestito della prima comunione!». La passione per cantare l’ha ereditata dal padre musicista e cantante a sua volta e i suoi punti di riferimento sono i grandi interpreti della scena sarda: Anna Maria Puggioni, Piero Marras, Maria Carta, da bambina riceveva in regalo i loro dischi e li imparava subito a memoria.
La grande occasione arriva nel 1995 quando partecipa e vince un festival ad Olbia presentando la prima canzone inedita Roccas. La vittoria le permette di iniziare la collaborazione con quella che ancora oggi è la sua agenzia, la R&G Music.
Senza l’influenza di tuo padre pensi che avresti comunque intrapreso questa strada?
Non lo so, di sicuro sarebbe stato molto più difficile. Mio padre ha contribuito a tirar fuori il coraggio di partecipare, io ci ho messo il carattere, l’intraprendenza e lui ha incentivato la mia passione.
Il tuo lavoro ti porta in giro per il mondo, spesso a contatto con i sardi all’estero, come sono questi incontri?
È un’emozione grandissima, mi è capitato di incontrare sardi di prima, seconda, terza e addirittura quarta generazione. Persone che fanno parte dei circoli sardi ma che magari l’isola non l’hanno mai vista e hanno ereditato la passione per questa terra vivendola di riflesso dai genitori, dai parenti. Entrare in uno di questi luoghi è come aprire la porta di una casa in Sardegna e tu sei lì per portare un pezzo della loro terra, che sia una canzone o semplicemente un saluto, un messaggio, loro la vivono in maniera talmente intensa da farti capire che è una cosa dalla quale un sardo non può prescindere. Forse un sentimento ancora più forte della saudade brasiliana, come dico sempre è una modifica del DNA!
Hai sempre tanti impegni, hai mai del tempo libero?
Poco, devo organizzare tutto a incastri. Un mio difetto è quello di provare ad accontentare tutti, una cosa impossibile che mi fa vivere sempre con la paura di non dare a tutti la stessa possibilità.
Hai collaborato con diversi artisti non solo della scena musicale sarda: Piero Marras, Tazenda, Mango, Elio delle Storie Tese. Puoi raccontarci qualcosa su ciascuno di loro?
Piero Marras è il mio maestro di sempre, da quando ero bambina. Conoscevo tutta la sua discografia e fu un grande onore quando volle produrre e scrivere con me il mio disco Unu frore che a tie. È per me un punto di riferimento, ma penso lo sia per chiunque faccia questo mestiere.
I Tazenda rappresentano il mio presente, dato che il mio ultimo disco è stato interamente scritto da Gino Marielli. A breve gireremo il video del brano Due, un duetto che mi vede cantare accanto a loro.
L’incontro con Elio è stato molto bello, nonostante la triste ricorrenza. Ci siamo conosciuti a Milano dove abbiamo registrato un brano per ricordare la dottoressa Roberta Zedda, uccisa nell’ambulatorio medico di Solarussa. Lui è esattamente così come lo vedi, una persona di grande spessore umano, oltre che musicale.
Un mio rammarico è non averlo mai più incontrato da quell’occasione, spero che possa succedere in futuro.
Mango lo incontrai a San Teodoro e l’inizio non fu dei migliori. Gli feci ascoltare la canzone Chelos de oriente e gli proposi una collaborazione per Sanremo, ma a lui non convinse. Fu senza ombra di dubbio una grande delusione, ma qualche mese dopo mi ricontattò. Non gli era piaciuta la canzone ma la cantante sì! Mi disse che avrebbe voluto cantare la canzone d’amore più bella che sia mai stata scritta, parlava di No potho reposare. Abbiamo presentato insieme il disco in cui era contenuta e quando venne in concerto a Cagliari la cantammo insieme. Poi, il dicembre successivo, purtroppo ci ha lasciato…
Tra le tue esperienze c’è anche quella del cinema, hai fatto un cameo nel film di Giovanni Columbu “Su Re”.
Sì, è successo quasi per gioco! Incontrai Giovanni durante la registrazione di una trasmissione televisiva e gli dissi che mi sarebbe piaciuto fare l’attrice. Mi invitò a Oliena dove erano in corso le riprese del suo film. Accettai entusiasta! Girammo sul Monte Maccione e la cosa che ricorderò per sempre è il freddo che ho patito!
Un’esperienza che mi ha molto divertito, mi piacerebbe ricapitasse in futuro, magari con temperature più calde!
Sei un’artista che non si tira indietro quando si tratta di essere solidali.
Mi ritengo una persona molto fortunata, su vari fronti. Per questo penso valga la pena spendersi per il prossimo, è un arricchimento continuo portare conforto a chi ha necessità. È una carezza per l’anima, per il cuore, sapere che anche un piccolo gesto è servito.
C’è qualche tuo collega col quale vorresti collaborare?
Un mio desiderio è realizzare un duetto in sardo e inglese e per sognare in grande ti dico che un artista col quale mi piacerebbe collaborare è Michael Bublè.
Il tuo ultimo lavoro Anima è uscito a maggio, cosa ci puoi dire a riguardo?
Un album molto desiderato, studiato nei minimi dettagli, un disco che è stato una scommessa perché completamente diverso dai miei lavori precedenti, ricco di tante sfaccettature; è come se mi fossi presentata al pubblico con un vestito diverso dal solito, ma, a giudicare dalla risposta, direi che la scommessa è stata vinta.
Sono felice di come sta andando e ci tengo a sottolineare che i risultati di oggi sono frutto dell’amore e della dedizione di tante persone che lavorano con me. Oltre che dall’affetto della mia famiglia e del mio fidanzato, so di poter contare su tanti professionisti che collaborano con me per raggiungere lo stesso obiettivo; dalla mia agenzia, a tutti i musicisti, dai miei collaboratori, al mio arrangiatore Gabriele Oggiano, fino a Gino Marielli che ha creduto e crede in me, in quello che possiamo fare insieme. È davvero un lavoro di squadra.
Non potrei vivere avendo una serpe in seno, mi rendo conto che ho la necessità di circondarmi, un po’ come tutti credo, di persone che collaborano verso un fine univoco. Questa è la mia fortuna, essere circondata da persone di cui mi posso fidare.