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Tazenda: S’Istoria, trent’anni di musica

di Emanuela Ravot
11 Gennaio 2017
in Musica, People
🕓 7 MINUTI DI LETTURA
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Tazenda. 📷 Domenico Rizzo

📷 Domenico Rizzo

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La famiglia Tazenda, così amano definirsi, festeggia 30 anni nel mondo della musica e lo fa nel modo che gli è più congeniale, con una raccolta antologica composta da tre cd. Il titolo del cofanetto è S’Istoria e raccoglie i primi tre album della band, ossia Tazenda, Murales e Limba, arricchiti dai brani più significativi del loro repertorio, nonché l’inedito Sa Oghe, dedicato ad Andrea Parodi.

Gigi Camedda e Gino Marielli sono lo “zoccolo duro” del gruppo mentre, alla voce storica di Andrea, negli anni si sono succeduti diversi cantanti ed ora è Nicola Nite, al secolo Spanu, che dal 2013 canta con i Tazenda, completando il trio.

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Il gruppo rock-etnico è seguito dal 2007 da Luca Parodi, figlio di Andrea, che da dietro le quinte si occupa del management, dell’amministrazione, della logistica e della preparazione tecnica ed organizzativa dei tour.

Com’è stato scegliere i cinquantadue pezzi della raccolta?
Gino: È stata la Sony Music a voler pubblicare il cofanetto e ci ha richiesto di selezionare le canzoni da includere: sceglierle ha consentito di riflettere sulla nostra storia. La musica ci ha determinato la vita! Non so quanti altri lavori facciano questo. Comunque sono soddisfatto di tutto quello che è stato messo nei tre cd, forse manca solo qualcosa a cui sono affezionato personalmente.
Gigi: In realtà, nel cofanetto vanno di pari passo gusto ed oggettività: ci sono le canzoni che il pubblico più ama e noi lo possiamo constatare dal vivo nei concerti. Un sacrificio più grande, si fa stabilendo i pezzi per le due ore di uno spettacolo; lì la scelta è più dura e restrittiva, così talvolta alcune canzoni le mettiamo in cantina ed altre le riportiamo alla luce, anche tra quelle che il pubblico ascolta e canta più volentieri.

Come ricordate i primi tempi?
Gigi: Come un’avventura iniziata tantissimi anni fa! La storia è quella, ormai nota, di tre ragazzi molto molto giovani che si sono formati suonando in un garage come le band dell’epoca; avevamo tanti sogni e la testardaggine che contraddistingue noi sardi, così abbiamo iniziato a modellare e a dare forma a questi sogni e al nostro sound. Per me personalmente la musica è stato il primo amore: avevo nove anni quando mia madre mi regalò una chitarra… avevo già dato segni di squilibrio!

Vi chiedete mai perché siete ancora sul palco dopo tanti anni?
Gigi: Certo, perché il pubblico è come il popolo: è sovrano! Anche crudele a volte, e se non piaci alla gente scendi dal palco. Noi siamo ancora qui perché abbiamo qualcosa da raccontare, riusciamo ancora a divertirci facendo musica e lavoriamo per trasmettere queste emozioni. Insomma, c’è comunicazione tra noi e il pubblico.
Gino: Per essere ancora qui abbiamo anche studiato tanto perché avere l’idea giusta più volte nella vita, non è solo una fortuna bisogna anche saperla cogliere e trasformarla in realtà.

Cosa vi accomuna?
Gino: Sembra che fosse scritto che noi dovevamo fare questa cosa insieme. Questo lavoro ti realizza ma devi crescere sempre: leggere, diventare una persona informata e più colta. In comune, io e Gino, abbiamo la mentalità di essere curiosi su tutto e il coraggio di esplorare non solo la musica ma anche in tutte le altre discipline. Ci appassioniamo a cose diverse, per esempio Gigi ama lo yoga, io leggo solo spiritualità indiana ma mi piace anche il calcio…
Gigi: Sì, chi fa il nostro lavoro deve apprendere da tutto; imparare, filtrare e poi proporlo al pubblico, anche dai giovani si può imparare!

Che poi sono anche parte del vostro pubblico…
Gigi: Ci seguono in molti e raccontano che fin da piccoli ascoltavano i Tazenda, in auto con i loro genitori!

Raccontate una terra di cui essere fieri e anche le copertine dei vostri CD hanno un rimando sempre vivo alla cultura sarda.
Gigi: Con lo spettacolo Arkeos abbiamo girato la Sardegna per due anni con cento spettacoli, raramente accade che un tour possa durare tanto, abbiamo presentato la nostra terra, archeologicamente molto ricca, in maniera moderna durante questi concerti, con proiezioni e la nostra musica.
Luca: La copertina di S’Istoria è una T stilizzata, ispirata alla protome taurina con i colori della Torres e del Cagliari, anche in Arkeos sono riconoscibili i simboli della sardità; per crearle attingiamo sempre da un bacino di giovani sardi promettenti e professionali, valorizzando le risorse e le competenze locali.

  • Tazenda. 📷 Domenico Rizzo
    📷 Domenico Rizzo
  • Tazenda. 📷 Domenico Rizzo
    📷 Domenico Rizzo
  • Tazenda. 📷 Domenico Rizzo
    📷 Domenico Rizzo
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    📷 Domenico Rizzo
  • Tazenda. 📷 Domenico Rizzo
    📷 Domenico Rizzo
  • Tazenda. 📷 Domenico Rizzo
    📷 Domenico Rizzo

In tanti anni di lavoro avete realizzato anche ottime collaborazioni…
Gigi: Tutte belle esperienze ma lavorare con De André è stato indimenticabile. La prima volta stavamo registrando in uno studio di Recco, patria della farinata e della focaccia genovese, anche Fabrizio registrava lì e venne a cantare con noi; invece, per la collaborazione sul testo di “Pitzinnos in sa gherra” andammo all’Agnata.
Una persona speciale Fabrizio: estremamente semplice ma uomo di spessore, sentivi “il peso” della sua cultura che lui però non ti faceva pesare!
Gino: Spesso le collaborazioni sono arrivate in momenti cruciali per il gruppo. Siamo una fucina di grandi cantanti che fanno un pezzo di strada con noi e poi volano via: con Andrea abbiamo condiviso l’euforia degli esordi, con Beppe abbiamo vinto due dischi d’oro e venduto 150.000 copie. Ma il cambiamento è sempre crisi! Forse abbiamo un angioletto che ci manda una freccetta con un aiutino al momento giusto! Abbiamo avuto la fortuna che quando c’è un cambiamento arriva sempre qualcos’altro: così con Beppe Dettori è arrivato l’incontro con Eros Ramazzotti; con l’ingresso di Nicola Nite abbiamo fatto: Cuore e vento con i Modà. Insomma, l’importante è che dopo la crisi si ritrovi sempre nuova armonia.

Nicola come sei arrivato nei Tazenda?
Nicola: Da ragazzino, essere un cantate e un musicista non era nei miei progetti, io mi divertivo a fare il chitarrista di una band ma volevo fare giurisprudenza: diventare un giudice o un magistrato. Poi continuando a suonare ho scoperto questa passione e non ho fatto altro che coltivarla, rischiandoci su, con tanti sacrifici. Ho vissuto molto tempo in Egitto e ho suonato con Smaila in giro per il mondo; poi accade che se uno crede nei propri sogni e nelle proprie capacità raggiunge sempre qualche risultato e nel gennaio 2013 sono entrato ufficialmente nella band dei Tazenda. La scommessa era: chissà se il nuovo cantante s’integrerà con il gruppo. Ho dovuto prendermi cura di una storia “devastante” costruita sulle voci di Andrea e Beppe; ho dovuto reinterpretare, io non sono un imitatore, ho fatto le cose come le fa Nicola!

Il futuro dei Tazenda?
Nicola: Intanto, lavorare ad un disco di inediti che spero uscirà nei primi mesi del 2017 e realizzare un video e un allestimento super tecnologico.
Poi il futuro lo vedo con i Tazenda, anzi, il futuro sono i Tazenda!

Il 12 gennaio i Tazenda saranno all’Auditorium Parco della Musica di Roma con un’imperdibile concerto live in cui rivisiteranno la loro musica in chiave acustica.

Si ringrazia il Comune di Porto Torres e la Soprintendenza ai Beni Archeologici di Sassari e Nuoro.

Tags: musicaSardegnaTazenda
Emanuela Ravot

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