“Giustizia. La risposta è giustizia.”
Con queste parole l’uomo pipistrello risolve il quesito proposto dall’Enigmista nel trailer di “The Batman”, in uscita nelle sale cinematografiche il 3 marzo. La scelta di questo scambio tra l’eroe e uno dei suoi nemici storici evidenzia il tema portante del film, che è anche la motivazione principale dell’agire di Bruce Wayne, ovvero perseguire la giustizia. Un messaggio apparentemente semplice, lineare, in cui però la parola “giustizia” si connota di sfumature pericolose, devianti, e si affianca a “vendetta”, sancendo il conflitto interiore che caratterizza il protagonista; ancora, Batman viene definito “vigilante” e il termine appare quasi come un insulto, ponendo tuttavia una questione centrale proprio sull’amministrazione di quella giustizia che Gotham City invoca, ormai schiacciata dal crimine.
Il successo di Batman, personaggio amatissimo dei fumetti targati DC Comics creato da Bob Kane e Bill Finger, risiede certamente nella sua caratterizzazione psicologica, nelle motivazioni, umane e per questo comprensibili, del suo agire, legate al trauma infantile, mai veramente risolto, dell’omicidio dei genitori: di strada, questo supereroe, ne ha fatta tanta dal lontano 1939, anno in cui ha esordito sulla testata Detective Comics, ed è stato capace, grazie alla penna di abilissimi sceneggiatori, nel fumetto, innanzitutto, e secondariamente al cinema, di evolversi, di incarnare le inquietudini dell’uomo che con sensibilità sempre nuova si confronta con il dolore e intraprende sfide titaniche, contro nemici terribili, che sono il risultato di una grave ingiustizia sociale, ma anche contro i propri demoni interiori.
Il reboot della saga firmato da Matt Reeves, regista e co-sceneggiatore, segna una separazione dal DC Extended Universe; un nuovo inizio, dunque, per questo Batman girato con enormi difficoltà durante la pandemia, che si propone di raccontare i nostri tempi, le nostre inquietudini, e che ha il volto di Robert Pattinson: Bruce Wayne veste i panni dell’uomo pipistrello da due anni e si trova coinvolto in una serie di omicidi che colpiscono le classi più agiate di Gotham City; le indagini spalancano i bassifondi criminali della città e ai nemici, come l’Enigmista (Paul Dano), il Pinguino (Colin Farrell) e Carmine Falcone (John Turturro), si aggiunge la conturbante alleata Selina Kyle/Catwoman (Zoë Kravitz), mai del tutto trasparente, che come Bruce Wayne porta il peso di un passato travagliato.




Nelle interviste rilasciate durante la promozione del film, Robert Pattinson e Zoë Kravitz hanno dichiarato di aver sentito un’enorme responsabilità nell’affrontare questi ruoli, non solo per gli illustri predecessori -da Michael Keaton a Ben Affleck, passando per Christian Bale, per Batman, a Michelle Pfeiffer, Halle Berry e Anne Hathaway per Catwoman-, ma soprattutto per la volontà di offrire al pubblico un’interpretazione che raccontasse la società moderna senza forzature: “Stiamo vivendo un momento importante, un’evoluzione culturale”, ha affermato Zoë Kravitz al quotidiano La Repubblica, “Questo film è inclusivo e moderno in modo naturale, perché risponde a un interesse vero: cercare di raccontare la complessità della società in cui viviamo”; Robert Pattinson, d’altra parte, nella sua interpretazione ha voluto evidenziare il “tumulto interiore” del personaggio: “Quando ho visto La Maschera del Fantasma (nda: film d’animazione del 1993) ho realizzato che essere Batman è una maledizione, un fardello (…) Bruce Wayne deve essere Batman, è stato scelto, non il contrario. Credo che questo conflitto non sia mai stato esplorato nei film live action”. Non a caso il primo teaser trailer è stato accompagnato dal brano Something in the Way dei Nirvana, scritto da Kurt Cobain, alla cui figura il regista Matt Reeves ha dichiarato di essersi ispirato per il protagonista. La caratterizzazione dei personaggi evidenzia dunque la difficoltà di gestire la dimensione emotiva in relazione alle aspettative derivanti dal ruolo sociale, scelto e insieme subìto: il tema è quanto mai attuale, si pensi alla vicenda della ginnasta americana
Simone Biles alle ultime Olimpiadi, e il peso della “maschera”, letteralmente e concettualmente, si trasforma in un problema di identità.
Matt Reeves ha dichiarato di voler dare al film la connotazione di una detective story, non solo per le atmosfere evocate da scenografia e fotografia, ma anche evidenziando nettamente le abilità investigative di Bruce Wayne, trascurate nei film precedenti a favore dell’aspetto tecnologico, per cui l’eroe punta soprattutto sul suo sofisticato equipaggiamento; nell’indicare i film a cui si è ispirato, Reeves ha citato “Taxi Driver”, per la caratterizzazione del personaggio, “Il braccio violento della legge”, per il realismo e i ritmi serrati, e infine il noir “Chinatown”, per la trama investigativa. Per quanto riguarda invece gli albi a fumetti, sono quattro i titoli a cui il regista ha fatto riferimento: Batman Anno Uno di Frank Miller e David Mazzucchelli; Batman Ego di Darwyn Cooke; Il lungo Halloween e Vittoria oscura di Jeph Loeb e Tim Sale; anche se non direttamente citato dal regista, anche l’albo Anno Zero di Scott Snyder e Greg Capullo, in cui si ridelineano le origini dell’eroe, appare tra le fonti d’ispirazione, per il ruolo dell’Enigmista e le atmosfere cupe che caratterizzano Gotham City.
Il mitico bat-segnale, accompagnato dalla colonna sonora di Michael Giacchino, torna dunque a illuminare il cielo, alimentando l’attesa dei fan per il nuovo Batman “grunge”, quasi una versione distorta e dissonante dell’eroe, che ben si adatta a questo complesso 2022, in cui anche la homepage di Google celebra il reboot: provate a digitare sul motore di ricerca parole chiave quali “Bruce Wayne” o “Gotham City”, cliccate sul piccolo proiettore che compare a destra sullo schermo ed ecco che l’uomo pipistrello risponderà alla vostra richiesta d’aiuto.