È tra i film più attesi dell’anno e finalmente, dopo uno stillicidio di immagini rubate dai set, teaser tanto brevi quanto strategici e un trailer ufficiale a dir poco roboante, dal 14 novembre nelle sale “Il gladiatore II”, seguito dell’epica pellicola che tra il 2000 e il 2001 ha fatto incetta di premi e ha assicurato a Russell Crowe l’Oscar come Migliore attore protagonista per l’interpretazione dell’eroico generale romano Massimo Decimo Meridio.
24 anni dopo questo enorme e inatteso successo, il regista Ridley Scott torna a calpestare l’arida terra del Colosseo, per raccontare quale sia stata la sorte di alcuni personaggi del primo capitolo e in quale stato versi l’Impero Romano, teso tra ambiziose mire espansionistiche ai confini del mondo e pericolose cospirazioni finalizzate a minare il debole e decadente potere imperiale.
Protagonista della vicenda è Lucio Vero (Paul Mescal): nipote dell’imperatore patricida Commodo (Joaquin Phoenix) e figlio di sua sorella Lucilla (Connie Nielsen), da bambino è stato testimone dell’ascesa di Massimo come gladiatore, fino al sacrificio finale compiuto in nome di un ideale, quel “sogno che è Roma”, per cui vale la pena morire.
Lucio è ora un giovane uomo e, come unico erede dell’imperatore, ci si aspetterebbe di trovarlo al potere nella capitale; nel tentativo di proteggerlo da cospirazioni potenzialmente letali, tuttavia, sua madre Lucilla ha deciso di allontanarlo da Roma, così Lucio è cresciuto in una provincia africana, la Numidia, e pur conducendo un’esistenza appagante -fa parte dell’esercito della colonia ed è sposato con la carismatica Arishat (Yuval Gonen)- cova nei confronti dell’Impero una rabbia mai sopita, che esplode quando la provincia viene posta sotto assedio dalle truppe del generale Marco Acacio (Pedro Pascal), marito di Lucilla.
Nonostante sia un’abile arciere, Arishat viene uccisa, mentre Lucio viene fatto prigioniero e portato a Roma come schiavo: a intercettare il suo desiderio di vendetta è Macrino (Denzel Washington), che da buon impresario qual è, intuisce quanto l’abilità di Lucio come gladiatore possa essergli utile a conquistare il favore dei due imperatori, i frivoli e lascivi fratelli Geta (Joseph Quinn) e Caracalla (Fred Hechinger), del tutto disinteressati alle sorti del popolo. Per Lucio non è facile comprendere i complessi meccanismi della politica nella capitale; ottenebrato dall’odio nei confronti di Acacio e dal risentimento per sua madre, il nuovo guerriero che infiamma il Colosseo fatica a riconoscere i suoi veri alleati: sarà forse un ideale superiore a spingerlo a mettere da parte le rivendicazioni personali e a lottare per una causa più onorevole.
Se è vero che l’epopea del protagonista ricalca quella del primo film, è altrettanto vero che Lucio è un personaggio molto diverso da quello di Massimo; Scott e lo sceneggiatore David Scarpa non incorrono in una sovrapposizione improponibile e al ferreo generale d’esperienza dalla dirittura morale irreprensibile, interpretato da Crowe, contrappongono un giovane uomo non privo di debolezze e lati oscuri, la cui evoluzione coincide, più che con le vittorie nell’arena, con la presa di coscienza del proprio scopo nel mondo, oltre che con la sorprendente scoperta dell’identità paterna.
Di particolare fascino risultano i coprotagonisti Macrino e Marco Acacio, i cui ruoli paiono definiti all’inizio della vicenda salvo poi svelare dei risvolti inattesi; Macrino coltiva delle ambizioni personali per cui non esita a usare coloro che lo circondano come pedine per raggiungere i propri scopi, mentre Marco Acacio rappresenta un’antica, nobile casata, che ha sempre coltivato alti valori e ha tentato di restare fedele a un’idea di Roma ormai svanita.
Si può senz’altro affermare che “Il gladiatore II” sia figlio dei tempi in cui è stato realizzato: nei 24 anni trascorsi dal primo capitolo, il mondo è stato attraversato da innumerevoli conflitti e tensioni sociali, scaturite da una crisi politico-economica pressoché costante in molte parti del pianeta; l’impero in cui combatte Lucio, così come il suo approccio alla vita, è metafora riconoscibile della realtà attuale, sempre più complessa e stratificata, in cui è difficile distinguere verità e menzogna, news e fake news. Forse, in definitiva, questo non è più il tempo di un eroe granitico come Massimo Decimo Meridio, per quanto carismatico, ma di un eroe tormentato, così come tormentati sono i tempi attuali.
Non abbiano timore, tuttavia, coloro che si aspettano di ritrovare in questa pellicola “forza e onore”, oltre a una buona dose di spettacolarità: “Il gladiatore II” resta innanzitutto un film d’intrattenimento, ricco di scene d’azione che si annunciano memorabili: nel Colosseo, per esempio, si consuma una grandiosa “naumachia”, la simulazione di una battaglia navale, con tanto di squali famelici, mentre scimmie e rinoceronti mettono a dura prova le abilità di combattimento dei gladiatori, protagonisti di straordinarie coreografie.
Anche questo gladiatore regalerà al pubblico parole destinate a restare scolpite nella memoria del pubblico? Staremo a vedere. Per ora, si candida già a diventare un tormentone il grido di battaglia, mutuato dal pensiero di Epicuro: “Dov’è la morte, non siamo noi”.