Siamo talmente abituati a sentir parlare di giovani che emigrano per cercare fortuna fuori dalla Sardegna, che quando incontri qualcuno che sta riuscendo a farsi strada nella propria terra vorresti subito saperne di più.
Non è un “cervello in fuga” Alberto Salvucci, giovane videomaker sassarese con già tanti anni di esperienza alle spalle. Lo abbiamo incontrato per carpire il segreto del suo successo.
Come nasce questa passione e qual è stato il tuo percorso formativo?
È nata da ragazzino, quando con mio cugino registravamo le battute dei film pronunciate da attori celebri e le univamo alle nostre voci, come se fossimo gli intervistatori. Inconsapevolmente stavamo sperimentando il montaggio audio.
Più tardi comprai la mia prima telecamera ed iniziai a realizzare sketch e cortometraggi che riscossero successo tra parenti e amici. Decisi di presentarmi alla televisione locale Telegì dove lavorai per un periodo. Successivamente venni selezionato da una televisione nazionale per un reality dedicato ai filmaker, partecipai e lo vinsi. Ma quell’esperienza ebbe soprattutto un grande valore formativo. Mentre gli altri concorrenti, finito il programma, andavano a casa o a svagarsi, io restavo lì e “rubavo” i segreti di una produzione di alto livello. Qui ho capito che il modo migliore per imparare un mestiere è farlo, stare dentro l’officina.
Come sei arrivato ai video musicali?
Ho deciso di unire le mie due passioni, la produzione di audiovisivi e la musica. Nei videoclip ho trovato la mia dimensione ideale e, a differenza della televisione, posso dar libero sfogo alla creatività. Ho iniziato lavorando con band locali e poi dal resto dell’isola, finché non ho incontrato Salmo (rapper olbiese n.d.r.). Insieme abbiamo lavorato al videoclip della canzone Yoko Ono e col suo successo il mio nome ha iniziato a girare negli ambienti musicali, sopratutto dell’Hip Hop.
Dopo quel videoclip ho lavorato con numerosi artisti come Mondo Marcio, Ensi, Kaos, Clementino, Baby K e Rocco Hunt. Proprio grazie alla collaborazione con quest’ultimo ho vinto, lo scorso febbraio, il premio Soundies Award per il miglior video musicale dedicato alle canzoni in gara al Festival di Sanremo.
Ti occupi solo di videoclip musicali?
No, lavoro anche a documentari e nella pubblicità. Diverse aziende si sono rivolte a me per la creazione degli spot e recentemente ho vinto il primo premio nella XX Edizione di Mediastars – Premio Tecnico della Pubblicità che è tra i più autorevoli riconoscimenti nazionali del settore.
Non ho l’esclusiva per un determinato settore, se c’è un’idea che mi piace abbraccio il progetto con piacere.
Si sente spesso dire che per ottenere successo professionale è necessario spostarsi sulla penisola o addirittura all’estero. Tu hai deciso di restare a lavorare in Sardegna, parlaci di questa scelta.
Credo che la Sardegna abbia tante potenzialità e soprattutto offre delle location difficilmente replicabili in un set. Bisogna puntare su queste peculiarità e non tentare di imitare le produzioni romane o milanesi, dove i finanziamenti sono superiori e la sfida sarebbe persa in partenza. Scardinare la mentalità per cui l’audiovisivo è vincente solo a Roma o Milano non è facile, ma lì il mercato è saturo e allora punto a portare qui gli artisti. Mi sto rendendo conto che vengono in Sardegna con piacere, i panorami scenografici li influenzano e infondono un’energia tale da farli lavorare in serenità e ripartire più felici di quando sono arrivati. La nostra regione è un set a cielo aperto, filmare qui significa poter disporre di una protagonista in più.
La Sardegna stessa ha tanto da guadagnarci, sia in termini economici che di immagine. A me fa tanto piacere leggere su YouTube i commenti degli utenti che riconoscono l’isola nelle immagini dei miei videoclip, per esempio le dune di Piscinas, lo stagno di Platamona, il parco di Monserrato e il vecchio Mercato Civico di Sassari.
Anche per i professionisti del settore è una bella opportunità. Io ho sempre lavorato in autonomia, ma ora sto puntando a far crescere una famiglia, prima ancora che una troupe.
Nel tuo futuro c’è spazio per il cinema?
Io al cinema do del “Lei”! Sì, mi piacerebbe, e ho già delle idee. Ma nutro profondo rispetto per quest’arte e ho ancora bisogno di fare tanta esperienza prima del grande passo.