“Parole e musica d’autore”: è questo il titolo della sezione che, anche quest’anno, il Festival Premio Emilio Lussu ha dedicato al tema della contaminazione tra il linguaggio della letteratura e quello della musica; per la manifestazione, la cui decima edizione si è conclusa lo scorso 6 ottobre a Cagliari, si tratta di un appuntamento ormai consolidato, che si prefigge di offrire al pubblico un nuovo e più ampio sguardo attraverso cui godere delle opere di artisti capaci di svelare una profondità espressiva senza tempo.
Nella serata del 2 ottobre, Giovanni Tesio, scrittore, saggista, già docente di Letteratura Italiana presso l’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, ha spiegato con efficacia il senso di questa contaminazione tra linguaggi artistici, introducendo per il pubblico il reading-concerto “Rispondo io con versi goffi e zoppi”, ispirato alla raccolta poetica di Joyce Lussu “Inventario delle cose certe”: “Mi limito a caratterizzare i versi di Joyce Lussu attraverso poche parole: chiarezza, impegno, sentimento, interiorità, concretezza espressività e efficacia. Abbiamo accentuato l’eco di questi versi associando loro delle canzoni, che regalassero agli ascoltatori un’idea complementare di musicalità e di voce”.
La lettura delle poesie, a cui Giovanni Tesio ha saputo conferire profondità e dolcezza, si è dunque intrecciata a un suggestivo repertorio musicale eseguito da Joana Gjoni, con l’accompagnamento alla chitarra di Gigi Marras e Giuseppe Baldino; Gjoni, che alterna il lavoro di insegnante di lettere a quello di cantante, collabora con diverse formazioni musicali piemontesi, attraversando una varietà di generi e stili che tocca anche i canti tradizionali, eseguiti in diverse lingue e dialetti. Da “Fragile” di Mina a “Così è la vita” di Mariella Nava, da “Holm” di Emel Mathlouthi, sulla melodia di Anoushirvan Rouhani, a “Alfonsina y el mar”, brano reso celebre da Mercedes Sosa, nella versione di Sílvia Pérez Cruz, Joana Gjoni ha evocato, con il suo canto, immagini e sensazioni vivide e potenti, emozionando infine il pubblico con la commovente “Ninna nanna del mare di notte” di Gigi Marras e con le note antiche e sacre di una tradizionale Anninnìa sarda.
Anche l’omaggio a Luigi Tenco, nella serata del 4 ottobre, ha suggerito un percorso di lettura e ascolto inatteso e originale, dedicato alle parole e alla musica di questo artista amatissimo; Alessandro Macis, direttore artistico del Festival Lussu, ha infatti tracciato un vivido ritratto di Tenco insieme al cantautore e musicista Paolo Capodacqua e a Virginia Buonavolontà, rappresentante dell’associazione Musica Italiana a Parigi -partner del Festival Lussu-, partendo dal libro “Lontano, lontano, lettere, racconti, interviste” di Enrico De Angelis e Enrico Deregibus, uscito per le edizioni Il Saggiatore. Il testo raccoglie le parole scritte e pronunciate da Luigi Tenco nell’arco della sua intensa esistenza e mette a disposizione dei lettori una quantità sorprendente di materiali, per la maggior parte inediti, che varia dai temi della scuola ai diari personali, dalle bozze di racconti e sceneggiature alle interviste rilasciate negli anni della notorietà.
A partire da una “autobiografia impossibile”, che ha il pregio di restituire ai lettori l’uomo Luigi Tenco, oltre al cantautore talentuoso e tormentato, Paolo Capodacqua ha poi dato “anima e musica” alle parole dell’artista forse più complesso e eclettico dei suoi anni, diviso tra la volontà di scrivere canzoni di qualità e il desiderio di avere un riscontro positivo dal pubblico, attraverso dei testi che parlassero della vita reale, dei suoi problemi e delle sue contraddizioni.
Storico chitarrista di Claudio Lolli, Capodacqua, che alterna l’attività concertistica e discografica alla composizione di musica per il teatro, il giornalismo musicale e la narrativa, ha dunque guidato il pubblico attraverso il repertorio musicale più noto di Luigi Tenco, finalmente libero dal filtro della tragica fine della sua esistenza, con il concerto intitolato “Quella mia tenerezza…”: da “Lontano lontano” a “Un giorno dopo l’altro”, fino a “La ballata della moda”, la voce e la chitarra di Capodacqua sono riuscite a evocare le sfumature di un’anima inquieta, che ancora oggi parla a chi è pronto all’ascolto, di vita e di poesia.