Fonti storiche e letterarie documentano Fordongianus come importantissimo sito romano e, successivamente, medievale. Il suo percorso nella storia vanta uno sviluppo di rilievo soprattutto durante l’epoca romana, quando, cioè, il territorio visse un grande fervore edilizio: furono costruiti ponti, strade, un acquedotto, un importante anfiteatro e le celeberrime Terme di Caddas.
In verità le testimonianze archeologiche collocano la nascita di Fordongianus in epoca molto più antica, ma fu nel periodo di Traiano che la città visse il suo periodo di massimo splendore, quando furono ampliate tutte le costruzioni precedentemente iniziate. Divenne un notevole avamposto militare dove interi nuclei di soldati si collocavano per controllare le popolazioni dell’entroterra.
Grazie alla sua posizione favorevole sulla sponda sinistra della Valle del Tirso, divenne luogo di scambi commerciali; grazie alla presenza della tomba del martire San Lussorio, fu nominata sede vescovile e, durante l’epoca bizantina, fu sede del dux, ossia il comandante militare dell’esercito.
Nonostante queste importanti vestigia storiche, attualmente il paese di Fordongianus è riconosciuto nel territorio sardo come moderno centro culturale e turistico, grazie anche alla presenza di strutture tecnologiche idonee create proprio per gestire in chiave moderna tutte le antiche opulenze del passato.
Il simbolo indiscusso di Forum Traiani (antico nome di Fordangianus) è il complesso termale di Caddas, che per circa quattro secoli è stato il fulcro della vita culturale, sociale e di sviluppo economico della città. Si tratta di due differenti edifici pubblici costruiti in due periodi differenti, oggi definiti Terme I e Terme II.
Le Terme I, risalenti presumibilmente al I secolo d.C., sorgono sulla riva sinistra del fiume Tirso seguendo il declivio naturale al fine di potenziare al massimo lo sfruttamento della risorsa. Il materiale usato per la costruzione è la pietra magmatica che il territorio produce in abbondanza, ossia la trachite grigia, utilizzata in grossi massi squadrati e con cui sono state lastricate pavimentazioni e vasche. Questa costruzione è inoltre delimitata da un muro contenitivo, realizzato appunto per controllare le piene del fiume Tirso in determinati periodi dell’anno. Al centro di questo settore c’è la natatio, ossia una grande vasca di forma rettangolare provvista di gradini sulla quale si affaccia quello che doveva essere un grandioso portico a sette archi con volta a botte. A ovest si trovano la sorgente da cui proveniva l’acqua calda (54°C), la vasca usata per miscelarla con quella fredda e gli spogliatoi. A est si trova il nympheum, destinato al culto delle divinità dell’acqua, le Ninfe. A nord della natatio si trovano invece altre vasche che contenevano acque di varie temperature e la cloaca, ossia in condotto sotterraneo che permetteva lo svuotamento della vasca centrale nel fiume.
Le Terme II, risalenti a un periodo compreso tra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo d.C., si distinguono dalle prime per diversi e fondamentali punti: la prima riguarda il tipo di costruzione e la complessità degli stili decorativi e tecnici: il complesso era a forma di esse, invece che nel classico opus quadratum (opera quadrata) e la pietra utilizzata fu il laterizio invece che la trachite. Questa scelta, oltre a essere più appropriata ai fini curativi, era anche un importante elemento igienico, non trascurato affatto dai romani. Inoltre, a differenza dell’altro edificio, tecnicamente più rudimentale, queste terme vantavano un riscaldamento artificiale dell’acqua e degli ambienti attraverso grandi fornaci e l’aggiunta di ambienti quali il calidarium, il tepidarium e il frigidarium che permettevano vari tipi di trattamenti termali in base alla temperatura dell’acqua (calda, tiepida o fredda). Le vasche delle Terme II sono molto eleganti e lastricate spesso di mosaici di pregio, alimentate da una geniale rete di canalizzazione e da pozzi e cisterne scavate nella roccia che garantiva acqua calda e fredda in tutto il complesso termale. Elementi particolarmente godibili in uno degli ambienti situato nella zona a sud sono alcuni affreschi di stile pompeiano che ritraggono fiori e cavalli e sono databili intorno al IV secolo d.C.
Con la caduta dell’Impero Romano e il susseguirsi di eventi che hanno ristabilito e rafforzato la cultura autoctona a Fordongianus, questi edifici maestosi hanno vissuto secoli e secoli di oblio fino a essere riscoperte nel 1825 dallo storico locale Giuseppe Manno.
C’è voluto quasi un secolo per portare completamente alla luce questa magnificenza e per poterne apprezzare a pieno la grandiosità architettonica e strutturale, ma da quel momento Fordangianus ha costruito anche sulla sua storia e sulle sue origini la grandezza commerciale e turistica di cui oggi è protagonista. Gli abitanti di questa ridente cittadina, infatti, hanno saputo coniugare storia e modernità, antiche costruzioni dal fascino senza tempo e strutture ricettive di elevato livello.
In primis sono da nominare le cave di trachite rosa, rossa, verde e grigia tipiche della zona, da cui si estraggono i massi che vengono commercializzati come prodotti per l’edilizia sia nell’arredo urbano (strade, marciapiedi e bordature) sia, da qualche tempo e grazie alle nuove tecniche di taglio più sottile, nell’abbellimento di interni.
Ma il fiore all’occhiello di questa ridente perla dell’oristanese resta la preziosa acqua termale che coi suoi fanghi benefici e di bellezza, le cure inalatorie, le terapie idropiniche e le sue alghe miracolose, impone la sua immensa grandezza nel panorama sardo dei servizi e del turismo.