La leggenda di famiglia narra che il suo bisnonno, poco prima di morire, lo prese in braccio e gli trasmise la passione per la meteorologia.
A otto anni già annotava dati e temperature e montò la sua prima stazione meteo e oggi, all’età di 32 anni, presenta le previsioni del tempo in diretta dagli studi della Rai.
In breve è questa la storia di Matteo Tidili, meteorologo e stormchaser originario di Capoterra, in provincia di Cagliari, che ha fatto della meteorologia un accattivante viaggio all’interno dei meccanismi che regolano il tempo atmosferico e il clima in genere, provocando una dilagante febbre di conoscenza tra i sardi.
Diplomato allo scientifico, nel 2008 frequentava il primo anno della facoltà di Scienze della Terra e previde che il 22 ottobre, a Capoterra, si sarebbe verificato un fenomeno meteorologico insolito. Puntò la sveglia alle tre del mattino per seguire lo sviluppo dell’evento alluvionale che divenne materia delle sue tesi, sia alla triennale che alla specialistica. Trattò infatti la ricostruzione meteorologica dell’evento e la prevedibilità degli eventi atmosferici estremi, ponendo le basi della sua carriera.
A coronare i suoi studi, l’attestato di previsore meteo ISSAOS. Correva l’anno 2013 e Matteo iniziò subito a lavorare con un tirocinio di sei mesi a Milano, presso l’emittente Class Tv. Oltre a redigere articoli, curava Prometeo, un programma del palinsesto in cui riepilogava i fenomeni atmosferici più rilevanti della settimana.
Terminato il tirocinio, tornò in Sardegna per iniziare l’attività di libero professionista.
Fu allora, nel 2014, che iniziò a proporre l’innovativo servizio di prevenzione meteo e monitoraggio idrogeologico in alcuni comuni dell’isola.
Inizialmente fu accolto con scetticismo, data la sua giovane età, e il servizio fu considerato una spesa non necessaria. Ma, alla fine dell’anno, dal Comune di Capoterra arrivò la richiesta di una perizia tecnica sull’evento alluvionale del 2008, perizia che fu decisiva per l’assoluzione in tribunale dell’allora sindaco Giorgio Marongiu, nell’aprile del 2015.
Capoterra lo ingaggiò per il servizio di prevenzione meteo e a ruota seguirono i comuni di Segariu, San Sperate e Monserrato; l’Unione dei Comuni del Sulcis ha aderito recentemente.
Nel 2015 arrivò anche la collaborazione con L’Unione Sarda e Videolina, un’ottima vetrina; i suoi pezzi divennero virali e oggi il suo profilo Facebook è un punto di riferimento: “Sto dimostrando che i post possono diventare virali anche solo con cultura”.
Nel 2017, Matteo venne notato da Claudio Cugusi di YouTG.net, ed ebbe l’opportunità di coniugare le previsioni del tempo con lo stormchasing, realizzando video e contributi esclusivi direttamente dai vari luoghi di interesse.
Infine, la scorsa estate arrivò la chiamata dalla Rai per il programma Buongiorno Regione Sardegna, in seguito al pensionamento del colonnello Carlo Torchiani.
Matteo, tra le altre cose, insegna meteorologia presso l’Agenzia Evolvere e nell’ambito dell’Alternanza scuola-lavoro al liceo scientifico Alberti di Cagliari.
Quanto è importante la
figura del meteorologo, oggi che chiunque può diffondere informazioni?
Si
dovrebbe fare un passo avanti nella certificazione della figura, creare un
apposito albo. È positivo che un profano possa leggere una previsione meteo su
qualsiasi sito, ma il fatto che possa fare il meteorologo anche un non laureato
genera disinformazione, perché per leggere un modello meteo ci vogliono delle
ore.La figura del meteorologo laureato, certificato e riconosciuto è
fondamentale perché fa da discriminante tra la vera informazione, quella
ufficiale, e la spazzatura che circola sul web e chetende ad allarmare. È importante che la gente sappia che la
meteorologia è una materia di pubblica utilità, non di spettacolo ed
enfatizzazione.
Si parla tanto di riscaldamento
globale e cambiamenti climatici; c’è qualche mito da sfatare?
Stiamo
andando verso un progressivo riscaldamento globale, i dati lo confermano.
Possiamo dire che la media termica del globo è aumentata di circa 1° negli
ultimi cento anni.Noi viviamo in una zona, il Mediterraneo, che è un hotspot, ossia una zona che ne risente maggiormente e infatti
stiamo osservando i maggiori aumenti di temperatura sia nell’atmosfera che nel
mare. Avere a disposizione più calore si traduce in un aumento di energia
disponibile per temporali che risultano più intensi, spesso con caratteristiche
di nubifragio o alluvione.
Alterniamo periodi glaciali a periodi interglaciali e adesso siamo in un
interglaciale, però le temperature stanno aumentando maggiormente perché ci
stiamo mettendo mano noi con l’inquinamento e l’emissione di gas a effetto
serra.
Pratichi lo stormchasing, la caccia alle tempeste: quando hai iniziato e come operi?
È la cosa che più amo. Ho iniziato a 18 anni, appena ho avuto la macchina: sognavo di entrare dentro i fenomeni più estremi, non solo di prevederli.24 ore prima, prevedo che in una zona della Sardegna ci saranno le condizioni termodinamiche favorevoli per l’innesco di temporali. Seleziono quindi un target geografico e un target temporale in cui è più probabile che si possa innescare il fenomeno. Con tutta la strumentazione in macchina – PC, satellite, radar e carte – entro dentro il fenomeno e riesco a seguirlo e studiarlo da sotto, in una zona di sicurezza che mi permetta di fotografare tutte le nubi accessorie, come le shelf cloud, che si trovano alla base dei temporali e creano atmosfere suggestive, quasi americane.