Latte versato sul pavimento, blocchi del traffico, barattoli di pomodoro sui quadri: le azioni degli attivisti ambientali nelle ultime settimane si sono moltiplicate in tutto il mondo attirando l’attenzione e dividendo l’opinione pubblica. C’è chi li ha considerati dei vandali e chi invece ha appoggiato le ragioni delle loro proteste. Si tratta per lo più di giovanissimi intransigenti e antisistema che con le loro azioni estreme chiedono più attenzione sulla questione ambientale, soprattutto ai governi.
Nel mese di ottobre si sono susseguite tantissime rimostranze da parte degli attivisti. A Londra i manifestanti di Just Stop Oil hanno bloccato il traffico nell’area di Shoreditch incollandosi all’asfalto e hanno imbrattato una vetrina della casa automobilistica Aston Martin. Sempre nel Regno Unito alcuni manifestanti di Animal Rebellion hanno versato latte sui pavimenti di alcune catene di supermercati. A Roma gli attivisti di Ultima Generazione hanno fermato la circolazione sul Grande raccordo anulare e negli Stati Uniti i membri delle comunità indigene hanno bloccato il traffico per chiedere di interrompere l’estrazione di combustibili fossili nelle loro terre. In Spagna, invece, gli attivisti di Rebelión por el Clima hanno protestato davanti al polo industriale di Huelva chiedendo all’industria di risparmiare sull’elettricità.
Uno tra gli ultimi gesti che ha fatto clamore è avvenuto a Londra, dove gli attivisti di Just Stop Oil hanno gettato della zuppa di pomodoro contro il dipinto “I Girasoli” di Vincent Van Gogh. Una settimana dopo è arrivato un secondo blitz simile: in Germania, nel museo Barberini di Postdam, due membri di Letzte Generation hanno lanciato purè di patate contro il capolavoro “Il Pagliaio” di Claude Monet. Ma l’azione più recente degli attivisti ambientali si è verificata a Roma, dove due giovani componenti di Ultima Generazione hanno sporcato con un passato di verdure “Il Seminatore” di Van Gogh esposto a Palazzo Bonaparte. In tutti questi casi, fortunatamente, le opere erano protette da lastre di vetro o da superfici smaltate, quindi non hanno subito danni.
La modalità di questi gesti è sempre la stessa: dopo aver compiuto l’atto gli attivisti si inginocchiano davanti ai quadri, incollano le mani alla parete e spiegano al pubblico le loro ragioni. “Siamo dentro una catastrofe climatica e voi vi preoccupate di una salsa di pomodoro o di un po’ di purè su un dipinto. Sapete di cosa abbiamo paura noi? Del fatto che la scienza ci dice che nel 2050 non saremo più in grado di sfamare le nostre famiglie. Serve davvero del purè per farci ascoltare? Questo dipinto a breve non avrà molto valore in una società costretta a combattere per il cibo. Quando inizierete ad ascoltarci?” hanno dichiarato gli attivisti in Germania.
Gli agitatori sostengono che queste azioni sono veramente irrisorie se paragonate alla situazione in cui versa il nostro pianeta e il loro scopo è quindi quello di accendere i riflettori sulla crisi climatica per far sì che chi detiene il potere lo sfrutti per aiutare l’ambiente e, di conseguenza, le generazioni future.
"il dipinto è protetto da un vetro, ma nessuno sta proteggendo il nostro futuro…"#ClimateCrisis #ClimateEmergency #Oil #gas #crisiclimatica #clima #VanGogh @ExtinctionR @RogerHallamCS21 @JustStop_Oil @AufstandLastGen pic.twitter.com/4qZ1WJrXWf
— Ultima Generazione (@UltimaGenerazi1) November 5, 2022
Azioni così radicali hanno però scatenato un’ondata di indignazione e polemiche in tutto il mondo. Invece che aumentare lo sdegno nei confronti dell’apatia delle istituzioni, l’impressione è che si stia amplificando quello nei confronti degli attivisti. Nessuno sembra contestare lo scopo della protesta, ma c’è chi si domanda a cosa serva prendere di mira i dipinti. In tanti, infatti, chiedono che azioni di questo tipo vengano compiute direttamente verso la classe politica e le multinazionali che hanno un grosso impatto ambientale, non verso l’arte.
L’attivismo sui temi ambientali non è qualcosa di nuovo, anche se solo di recente è diventato più incisivo. Il nome che viene in mente quando si pensa all’attivismo per il clima è sicuramente quello di Greta Thunberg, la giovane svedese diventata conosciuta a livello mondiale all’età di soli 15 anni per il suo “sciopero scolastico per il clima” (la ragazza si recava davanti al Parlamento per chiedere azioni concrete e decise a contrasto del cambiamento climatico), e poi fondatrice del movimento Fridays For Future.
Ma la ragazza svedese è la punta di un iceberg costituito da tanti ragazzi con lo stesso obiettivo: salvare il pianeta. Il numero di attivisti per l’ambiente è enorme e si tratta per lo più di giovanissimi. Tra i più conosciuti c’è Autumn Peltier, soprannominata la “guerriera dell’acqua” perché impegnata per il diritto all’accesso universale all’acqua potabile e che ha ottenuto una candidatura al Premio Nobel per la pace dei bambini. Miriam Martinelli, anche detta la “Greta Thunberg italiana”, che è una degli esponenti di Fridays For Future di Milano. E Matsipaya Waura Txucarramãe, che ha come obiettivo quello di ampliare la consapevolezza sul cambiamento climatico. Un altro nome è quello di Mary Copeny, quindicenne americana diventata un’importantissima figura per la difesa dell’ambiente.
Per quanto riguarda le associazioni, tra i movimenti più importanti ci sono Fridays For Future e Extinction Rebellion. Il primo è il seguito dello sciopero che la Thunberg faceva anni fa, ma su scala mondiale, e ha due punti cardine: l’attivismo dei giovani e la pressione sui governi. Extionction Rebellion, invece, invoca alla disobbedienza civile non violenta perché venga invertita la rotta che ci sta portando verso il disastro ecologico e climatico.
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— Just Stop Oil ⚖️💀🛢 (@JustStop_Oil) October 24, 2022
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