Non esiste una verità fuor di dubbio. L’unica verità a cui possiamo affidarci è quella delle nostre emozioni. Ben venga allora chi alimenta i nostri sogni e la nostra gioia, chi sta bene quando noi stiamo bene. E se è vero che ormai il matrimonio non è in cima alla lista dei desideri di noi giovani, è pur vero che mantiene ancora un certo appeal, soprattutto per la generazione femminile degli anni ’80 – ’90 flagellata dai film Disney. Donne emancipate e autosufficienti che sognano l’abito bianco con sottogonna ad effetto principessa/bomboniera/maritozzo con la panna che probabilmente andranno a cercarlo disperate e accompagnate da uno stuolo di parenti e damigelle.
Se una delle suddette donne è nata sotto una buona stella avrà la fortuna di visitare lo showroom di Elisabetta Delogu PRIMA di venir inghiottita dall’incubo del vatuttostorto.
Verrà accolta in uno spazio quieto, profuso di grazia, camminerà sentendosi a casa, eppure scruterà curiosa ogni elemento come un misterioso miracolo. Tessuti, pizzi, fiori, candele, specchi. Siederà su una chaise-longue e senza fretta capirà che tutto quello che aveva immaginato fino a quel momento non era il SUO sogno, non era la SUA realtà.
La carta vincente della bridal designer è infatti quella di mettere a proprio agio la futura sposa riuscendo a comprenderne la personalità e consigliandole il vestito perfetto.
Il suo stile è inconfondibile, ogni elemento è un pezzo unico realizzato come un’opera d’arte: delicate trine fatte a mano, drappi di tulle anticati con tinte naturali, broccati, sete selvagge, vengono assemblati come collage su bustini dall’identità unica, autentica, non patinata. Gli abiti che nascono dalle sue mani – e dal cuore – sono espressione del suo gusto romantico, della sua crescita creativa (coltivata al liceo artistico di Cagliari e all’Accademia di Belle Arti di Sassari) arricchita dal susseguirsi di esperienze estremamente diverse: scultura, intaglio, restauro, pittura, arrivando finalmente allo sfogo della passione per tessuti e cucito e l’amore per la sperimentazione. Bellissime borse di canapa di Calcutta impreziosite da vetri levigati dal mare e dagli estrosi ricami floreali segnarono il cambio di marcia nell’attività di una Elisabetta poco più che ventenne.
“Il passato non dev’essere dimenticato, ma dev’essere fonte di ispirazione”. Molti artisti trovano spunto guardandosi indietro, ma l’ulteriore merito di Elisabetta è il voltarsi soltanto per un attimo, respirare la moda degli ultimi tre secoli rielaborando antiche tecniche e incastonare il tutto in una sua personale visione ampia e contemporanea.
Dando uno sguardo alle foto pubblicate sui social o sul sito elisabettadelogu.it (scatti tutti realizzati da lei: poteva essere altrimenti?) noteremo merletti dal carattere piratesco, verremo catapultati nella Belle Epoque dallo scintillare eburneo di una spalla scoperta, ci ritroveremo a fissare ammirati figure angeliche androgine come fossero gli emblemi di una salvifica rinascita post apocalittica, scenario di cui tutti da tempo sentiamo l’impalpabile spettro futuro. Con le sue creazioni, Elisabetta Delogu ci mostra che il paradiso non è perduto: le nostre ali sono ancora in grado di farci volare, abbiamo solo qualche piuma bruciata qua e là.
Il senso ciclico di nascita-morte-rinascita è da ricercare in ogni esperienza della vita, dove la fine di una fase combacia con l’inizio di un’altra che via via si somma alle precedenti, facendoci guadagnare spessore e completezza.
Questa l’esperienza della stilista, che ha iniziato a cucire da autodidatta e che oggi gestisce ordini per il mercato mondiale dal suo Atelier al centro di Milano, collabora con le più importanti riviste del settore, vince il premio come Miglior Abito da Sposa all’Italian Wedding Awards 2020 (suo uno dei sei premi conquistati da sardi, per lo sposo premiata la Sartoria Modolo di Orani). Ma come detto, il passato non si dimentica, le radici, non si dimenticano, ed è per questo che la stilista cagliaritana ha scelto di vivere nella sua terra, mantenendo aperto il laboratorio nella città che l’ha accolta dai tempi dell’Accademia, regalando ai sassaresi la visione giornaliera delle sue creazioni.
Questo continuo trasformarsi, questo fronteggiare le difficoltà, questo sognare concretato dal pragmatismo, si ritrova nella sua nuova linea da cerimonia Crisalide, rivolta alle minimaliste cultrici del less is more, per cui la stilista ha deciso di mettersi creativamente in gioco: “Sperimentazione, confronto, pensare sempre di non fare abbastanza e impegnarti sempre di più; non pensare di essere la più brava: nel momento che pensi questo devi cambiare, devi guardare a chi è più bravo di te.”
L’eleganza non si esprime soltanto in modi delicati e portamento: l’eleganza è nell’animo, nelle azioni, nel come ci si muove nel mondo. Eleganza è far nascere un sorriso negli altri quando ricordano di averci incontrato. È riuscire a sorprendere, ispirare, far provare gratitudine.
Questo si prova nell’incontro con Elisabetta Delogu. Gratitudine per quello che decide di donare di sé in ogni abito che confeziona e perché nel farlo ci consegna una parte del suo sogno, che va ad alimentare il nostro. Così nell’incontro dei reciproci sogni scopriremo un’artista ben radicata nel reale, una donna la cui passione permette di vincere paure e insicurezze, una mente aperta e ansiosa di imparare ancora. Un’anima rara, capace di confezionare opere d’arte che fanno da cornice alla più complessa opera d’arte conosciuta: l’essere umano.