Il mare macchiato di rosso sangue e le spiagge tappezzate di carcasse di delfini e balene. Ogni anno alle Isole Faroe, arcipelago appartenente alla Danimarca situato nell’Oceano Atlantico, si assiste ad una mattanza che gli abitanti portano ormai avanti da secoli. È chiamata grindadráp, letteralmente “caccia ai cetacei”, e si tratta di una ricorrenza che le cronache fanno risalire almeno al XVI secolo che si svolge tra luglio e settembre, nel corso della quale i grossi mammiferi marini vengono spinti a riva dalle barche e poi ammazzati dai pescatori. I faroesi considerano talmente importante tale caccia che si son sempre detti non disposti a rinunciarvi, nonostante le forti critiche da parte dei movimenti di protesta per la tutela dei cetacei.
Gli animali cacciati maggiormente sono i globicefali (detti anche “delfini balena”) e più raramente le balene dal naso a bottiglia e i delfini dai fianchi bianchi atlantici. La caccia avviene in un modo particolare: i pescatori vanno alla ricerca di gruppi di cetacei e, una volta avvistati, le imbarcazioni si radunano e li circondano per spingerli in direzione della riva. La battigia si trasforma così in un vero e proprio teatro dell’orrore, ogni mammifero viene spiaggiato, ucciso e poi trattato per ricavarne grasso, carne e pelli. I faroesi che prendono parte alla grindadráp recidono la spina dorsale dei cetacei con un particolare tipo di coltello ed essendo la zona ricca di arterie, fuoriesce dal corpo dell’animale talmente tanto sangue da tingere completamente le acque della riva di rosso, riproducendo uno scenario impressionante. La tecnica di recisione con il coltello è considerata dai partecipanti la migliore perché procura una morte quasi istantanea: l’animale cessa di vivere in circa 30 secondi. Per quanto riguarda la lavorazione, i cetacei uccisi sono sottoposti all’estrazione del grasso che rappresenta, insieme alla carne, una delle specialità tipiche delle Isole. A causa però dell’elevata quantità di mercurio e PCB (sostanze tossiche per l’uomo) presente in questi mammiferi, la Faroese Food and Veterinary Authority suggerisce di non assumere carne di balena più di una volta al mese e di non consumarne fegato e reni. Per tale motivo una parte della carne rimane invenduta e molti globicefali, meschinamente e inutilmente martoriati, vengono ributtati in mare.
La scorsa settimana, presso la spiaggia di Skálabotnur sull’isola di Eysturoy, si è svolta l’ennesima carneficina, in un solo giorno è stata uccisa una quantità di animali incredibile: ben 52 balene. Solo dieci giorni prima invece erano stati ammazzati 1.428 delfini. Secondo l’associazione animalista “Sea Shepherd”, si è trattato dell’uccisione di cetacei in un solo giorno più considerevole della storia. Ogni anno, durante questa sanguinosa caccia marina, vengono massacrati tra i 500 e i 600 esemplari ma questa volta è stato superato di quasi tre volte ogni triste record. Nonostante la ricorrenza occupi una parte importante nella cultura tradizionale delle Isole Faroe, tanti residenti si sono detti addirittura sconvolti dalla grossa quantità di cetacei uccisi e l’ammissione di colpa è giunta anche dal presidente dell’Associazione balenieri delle Isole, Olavur Sjurdarberg, che ha definito l’accaduto “un grande errore”.
Grazie alle tante atroci fotografie che girano per la rete, il massacro delle Faroe negli ultimi anni ha avuto sempre maggiore visibilità ed è ormai da tempo che varie associazioni animaliste combattono per condannare e mettere fine a tale pratica. “Chiediamo un’azione urgente da parte dell’UE, della Danimarca e del Regno Unito per impedire alle europee Isole Faroe di devastare popolazioni protette di delfini e piccole balene. Questa orribile crudeltà e il massacro insostenibile devono finire ora“, ha dichiarato John Hourston dell’associazione “Blue Planet Society” alla testata tedesca Bild. Fino ad ora a nulla sono servite le petizioni e mobilitazioni internazionali promosse dalle organizzazioni a tutela degli animali ma la “Sea Shepherd” pochi giorni fa ha reso nota la notizia della nascita di una nuova alleanza che ha come obiettivo quello di mettere fine al massacro in modo definitivo: si tratta della campagna #STOPTHEGRIND (il sito dell’iniziativa: stopthegrind.org) che è partita ufficialmente il 27 settembre e si prefigge di unire in questa guerra tutti gli attivisti più influenti, le organizzazioni animaliste e ambientaliste e tutti i coloro che vogliono contribuire alla salvezza di delfini e balene da una pratica così spregevole e barbarica.