In Sardegna le tradizioni legate alla notte di fine ottobre hanno origini antichissime. Secondo gli studiosi, risalgono all’età nuragica in cui la morte non era considerata come la fine della vita ma come il passaggio verso un’altra esistenza spirituale simile a quella terrena ma in una dimensione differente. Ogni zona dell’Isola dà un proprio nome alla festività: possiamo sentir parlare di “is animeddas” nel sud, “su mortu mortu”, “is panixeddas” e “su bene ‘e sas animas” nel Marghine, Goceano e Barbagia, “su peti coccone” in Baronia, “a pedire a sos moltos” nel Logudoro. Come da tradizione i bambini girano per le vie dei paesi bussando alle porte e recitando filastrocche in sardo per chiedere offerte per le “animelle” sospese tra paradiso e inferno. Per l’occasione le famiglie preparano dolci tipici (come le famose “pabassinas” o il “pan’e saba”) da offrire ai bambini che le raccolgono in sacchi o federe.
Nel resto del mondo c’è chi celebra i defunti con spirito gioioso, chi tenta di allontanare la paura della morte con travestimenti mostruosi e chi fa visita ai cimiteri portando doni per i defunti. Anche se si pensa spesso che Halloween sia una festa di invenzione americana, in realtà furono gli irlandesi a portare in America tale tradizione, che in origine era il Samhain celtico. In Irlanda la ricorrenza continua ad essere molto sentita: vengono accesi giganteschi falò che in passato servivano ad allontanare gli spiriti maligni, si intagliano le zucche (anche se nell’antichità venivano usate le rape) e si prepara il “barmbrack”, dolce a base di canditi e frutta secca che al suo interno contiene oggetti usati per predire il futuro: la moneta è simbolo di un anno florido, lo straccio della precarietà finanziaria, l’anello di una bella storia d’amore e il ditale di un matrimonio mancato.
Gli Stati Uniti sono il regno di Halloween nella sua versione più commerciale. Dominano la scena fantasmi, scheletri, travestimenti spaventosi, ragnatele, lapidi, zucche e ragni. La notte di Ognissanti è la festa dell’esagerazione e per popolarità viene superata solamente dal Natale. Infatti, ogni anno il 65% degli americani decora case e uffici e vengono organizzate delle incredibili parate che coinvolgono migliaia di persone mascherate. Le metropoli si animano di gruppi di bambini che chiedono “dolcetto o scherzetto?”, party a tema e insolite attività. Ad Aspen, ad esempio, si possono prenotare tour guidati a caccia di fantasmi all’interno dei cimiteri.
La Pangangaluluwâ è invece un’antichissima tradizione delle Filippine che continua a resistere soprattutto nelle zone rurali. Durante la festa, bambini e ragazzi vanno di casa in casa cantando e chiedendo in cambio l’elemosina. Secondo la credenza, i canti aiutano a moderare la sofferenza delle anime.
In Messico tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre si festeggia Día de Los Muertos, le cui origini risalgono alla civiltà azteca. Si tratta di una festività molto vivace e gioiosa perché celebra il ritorno dei defunti sulla Terra per rivedere i loro cari. È un evento talmente importante che è stato inserito dall’Unesco tra i Patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità. Le case si riempiono di altari coloratissimi con, al centro, le foto dei defunti. Ai piedi vengono posizionati i piatti preferiti dai morti e alcuni dolci tipici, candele, teschi zuccherati (“calveras de azúcar”), incensi, fiori di cempasùchil e bandierine di carta ritagliate e variopinte dette “papel picado”. Nella zona sudorientale di Città del Messico si tiene invece l’Alumbrada, una celebrazione in cui parenti e amici dei defunti si riuniscono vicino alla loro tomba per ricordarli con pic-nic, musica, canti e ghirlande di fiori.
Gli abitanti di Sumpango e di Santiago Sacatepéquez, in Guatemala, nei primi giorni di novembre si radunano nei cimiteri per onorare i morti, portando con sé grandissimi aquiloni colorati di stoffa, carta e bambù. La tradizione è detta Festival de Barriletes Gigantes, risale a più di 3.000 anni fa e trae origine dalle culture indigene che consideravano gli aquiloni strumenti per parlare con i defunti.
In Cina la festa è conosciuta come Teng Chieh. Cibo e bevande vengono riposti davanti alle fotografie dei parenti morti e si accendono grosse lanterne che vengono fatte galleggiare nei laghi per illuminare i sentieri delle anime defunte e aiutarle ad arrivare al paradiso. Nei templi buddisti i fedeli costruiscono delle barche di carta che poi bruciano la sera per liberare gli spiriti che vagano inquieti e non trovano la pace. Nella città di Hong Kong la festività è conosciuta come Yue Lan (Festival degli spiriti affamati). È usanza bruciare immagini di cibo in modo tale che questo possa giungere nel mondo delle anime e placarne la fame.
La festa più spaventosa dell’anno in Romania, invece, ruota attorno alla figura del conte Dracula. Nel giorno di Ognissanti in tutto il Paese vengono organizzati eventi a tema per far rivivere gli episodi della vita del conte e la Transilvania pullula di turisti in visita ai castelli.