A quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, poche settimane fa il Vaticano ha deciso di riaprire il suo caso riaccendendo un faro su una delle vicende che più ha scosso il nostro Paese negli ultimi decenni. Ma cosa accadde alla cittadina vaticana?
Emanuela Orlandi aveva solo quindici anni quando, il 22 giugno del 1983, all’uscita dalla scuola di musica vennero perse le sue tracce. Prima di sparire la ragazza aveva telefonato ai genitori per dire che le era stato proposto un lavoretto part time e quella sera Emanuela non aveva più fatto ritorno a casa. All’inizio si era pensato a un comune caso di allontanamento volontario, ma poi la sua diventò una delle vicende più oscure della storia italiana e vaticana. Molte le piste seguite nel corso di questi quattro decenni: gli inquirenti hanno indagato sui rapporti della famiglia Orlandi con il Vaticano, son stati fatti dei collegamenti con l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, è stato ipotizzato un coinvolgimento della Banda della Magliana ed è stata presa in esame anche la pista della pedofilia. Emanuela però non è mai stata ritrovata né viva né morta e la famiglia Orlandi lotta ancora per ottenere la verità.
Ma i casi irrisolti di persone scomparse che negli anni hanno scosso l’opinione pubblica del nostro Paese sono tanti. Tra questi ce n’è uno che più volte è stato ricollegato alla vicenda di Emanuela Orlandi per la quasi contemporaneità della vicenda, la stessa età delle ragazze e la vicinanza del luogo delle sparizioni, ovvero il caso di Mirella Gregori. La ragazza sparì da Roma un mese prima rispetto alla cittadina vaticana, esattamente il 7 maggio del 1983. Prima della sparizione Mirella si trovava a casa quando suonò il citofono e la madre la sentì rispondere: “Se non mi dici chi sei, non scendo”. Mirella disse alla madre che si trattava di un suo vecchio amico e che sarebbe scesa un attimo a salutarlo. La quindicenne però non tornò più a casa.
Ylenia Carrisi, figlia di Romina Power e Al Bano Carrisi, scomparve presumibilmente tra la fine di dicembre 1993 e l’inizio di gennaio 1994 da New Orleans, negli Stati Uniti. Stando a quanto è stato raccontato dai genitori, la ragazza stava attraversando un periodo buio e ricco di incertezze aggravato da un uso non specificato di droghe. Sei mesi prima della sparizione la ragazza aveva conosciuto un artista di strada molto più grande di lei di nome Alexander Masakela che aveva iniziato a frequentare nonostante il parere contrario dei genitori. L’uomo fu il primo a venire accusato e arrestato per la sua scomparsa, ma fu rilasciato quando un guardiano riconobbe nella foto di Ylenia la ragazza che aveva visto lanciarsi nel Mississippi. Nessun corpo corrispondente alle descrizioni fornite però è mai stato ritrovato nel fiume e Masakela (accusato di violenze da altre ragazze del posto) non si fece più rintracciare.

Tra i casi più misteriosi di bambini scomparsi ci sono senz’altro quelli di Angela Celentano e di Denise Pipitone. Durante una gita in montagna sul Monte Faito (Napoli), la mattina del 10 agosto 1996 scomparve la piccola Angela Celentano. La bambina era stata vista scendere un sentiero insieme a due suoi coetanei, le cui versioni però non combaciano. Secondo altre testimonianze, nella zona si aggirava una macchina con due uomini di nazionalità straniera che potrebbero essere responsabili del rapimento. Nel corso degli anni i presunti avvistamenti della bimba sono stati tanti ma di lei ancora nessuna traccia certa. Denise Pipitone, invece, scomparve da Mazzara del Vallo il primo settembre 2004 mentre giocava sul marciapiede vicino alla porta di casa della nonna materna. Le indagini sulla sparizione si sono sempre concentrate nell’ambito familiare allargato e le piste seguite sono state diverse, da quella rom a quella russa. Negli anni, il giallo della bimba siciliana continua a tornare periodicamente sotto i riflettori dei media.
Nell’elenco delle persone scomparse in circostanze inspiegabili non possiamo non aggiungere Roberta Ragusa. La donna della provincia di Pisa scomparve con indosso soltanto una vestaglia e un paio di ciabatte nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012. A dare l’allarme fu il marito Antonio Logli, che a maggio del 2018 è stato condannato a vent’anni di reclusione per l’omicidio della moglie. Il delitto sarebbe avvenuto in una situazione di crisi familiare marcata dalla relazione di Logli con una collaboratrice della vittima: secondo i giudici Roberta voleva separarsi dal marito mentre lui voleva portare avanti la relazione extraconiugale e allo stesso tempo non aveva intenzione di separarsi dalla moglie per paura delle conseguenze economiche. A luglio 2019 la Cassazione ha confermato la condanna. Antonio Logli continua però a proclamarsi innocente e il corpo di Roberta Ragusa ad oggi non è mai stato trovato. Un’ipotesi è che il cadavere sia stato bruciato nel termovalorizzatore della zona.