Non lo sanno in molti, ma dietro a via Repubblica Romana, nei pressi del liceo artistico, Sassari ha un polmone verde ricco di alberi secolari e di storia. Nel 1977 l’area fu occupata per iniziativa del Centro di contro cultura e del Circolo giovanile proletario per impedire che vi fossero costruite due palazzine, ma poi 6mila metri quadri su 10mila furono mangiati dal cemento. Diversi comitati di base, però, non si sono arresi, hanno raccolto 2500 firme e sono riusciti a far vincolare l’area con il Puc del 2014 come giardino pubblico. «Il nostro obiettivo – spiega Giuseppe Porcellana del Comitato ambiente Sassari – è acquisire il giardino al patrimonio comunale e renderlo fruibile per i cittadini».
È stato anche pubblicato un libro che, sulla base di una minuziosa ricerca di archivio, ricostruisce la storia di questa area verde. «Si tratta in effetti del giardino pubblico più ricco di storia a Sassari», spiega Piero Atzori, autore del volume “Sassari, il Carmine e gli Angioyani”. «“Càimini di Fora” – dice Atzori – era il nome del convento del Carmine extra muros (1612-1765) che sorgeva in quest’area. Oggi della struttura è rimasto solo un tratto di muro con una nicchia di Madonna, visibile da via Repubblica Romana dietro un paio di lecci. Nei pressi è stato poi costruito, all’inizio del secolo scorso, l’Orto botanico di Rizzeddu (1903-1928), di cui resta la serra in muratura».
«Ma non è tutto, perché a meno di 100 metri dal convento del Carmine extra muros, verso Nord, sorgevano le forche ordinarie di Sassari (1737-1856). Qui, tra il 1796 e il 1802, morirono otto rivoluzionari angioyani, tra cui anche il notaio Francesco Cillocco, fedelissimo dio Giovanni Maria Angioy».
A sostenere la storica battaglia per salvare l’area verde così ricca di memorie storiche è intervenuta recentemente l’associazione Sa Domo de Totus. Gli attivisti dell’associazione, insieme ai volontari di Piantumiamo e di Arvures, armati di guanti, buste, rastrelli e decespugliatore, hanno bonificato la parte accessibile dell’ex Orto botanico che dà su via Repubblica Romana e da cui è ancora visibile il muro del Carmine.
«La lotta contro il degrado e l’abbandono è uno dei nostri punti fondamentali – spiega Lia Turtas, responsabile del progetto Sa Domo birde – e in questo caso si salda con l’obiettivo di restituire alla città un’area verde». «Abbiamo già avviato una collaborazione con il Comune e gestiamo già alcune aree verdi – chiarisce Turtas – perché la città che vogliamo sarà piena di parchi, giardini e viali alberati. La crisi climatica si combatte prima di tutto piantando alberi e curando gli spazi verdi».
La sensibilità ecologica si sposa in questo caso con un altro tema caro all’associazione: «Sassari – spiega Lucia Merella, responsabile del gruppo cultura di Sa Domo – sembra avere dimenticato la memoria della rivoluzione, eppure la nostra città ha avuto un ruolo di primo piano e tanti sassaresi si sono spesi per un’ideale di libertà e giustizia“.
Domani, giovedì 28 aprile, in occasione di Sa Die de Sa Sardigna, verrà apposto un totem in lingua sassarese e sarda che ricorda il sacrificio degli angioyani. «Perché – conclude Merella – senza verde, senza spazi comuni e senza radici storiche, una comunità non può essere florida».
L’appuntamento è per le 18:00 in via Repubblica Romana. All’evento parteciperanno anche Piero Atzori e i comitati che si battono per l’acquisizione pubblica dell’area verde. Copromuove l’Assemblea Natzionale Sarda.