Sarà Carlo Piano a chiudere la decima edizione del festival Éntula, a Sassari il 10 dicembre con due delle sue opere: Atlantide (Feltrinelli), scritto a quattro mani con il padre Renzo e vincitore del premio letterario Caccuri, e Il cantiere di Berto (Edizioni E/O), romanzo ispirato alla vicenda del ponte di Genova.
Sabato 10 dicembre, alle 17:30, presso la Fondazione di Sardegna, in via Carlo Alberto 7 a Sassari, Carlo Piano presenta due dei suoi libri: “Atlantide” (Feltrinelli) e “Il Cantiere di Berto” (Edizioni E/O), in dialogo con Francesco Spanedda. L’evento è organizzato in collaborazione con il festival LEI, la libreria Koinè della città, lo studio Massaiu e Florgarden. Durante la presentazione è previsto un contributo video di Renzo Piano.
Atlantide. Da Genova a Itaca, un viaggio intimo alla ricerca della città perfetta e una riflessione sul senso del costruire. “Ci vuole un’intera vita, anche lunga se ti riesce, per imparare, capire, raccogliere tutto assieme. Magari per fare un edificio in cui mettere i desideri della gente, l’invenzione del costruttore e la poesia degli spazi. E, per poterlo fare, bisogna aver conosciuto tanta gente, aver camminato per molti luoghi in silenzio. Bisogna aver viaggiato, sofferto, letto tante pagine, aver avuto molti amici e forse aver rubato loro qualche idea.”
Comincia un giorno di fine estate al porto di Genova (latitudine 44°25’35” Nord, longitudine 8°54’54” Est), a pochi passi dallo studio di Punta Nave, il lungo viaggio per mare di Renzo Piano e suo figlio Carlo. A guidarli è un desiderio ancestrale, come molti esploratori prima di loro: salpare e prendere il largo alla ricerca di Atlantide. Atlantide è la città perfetta, perché ospita una società perfetta. Questa è la sua bellezza, preziosa e inafferrabile.
Renzo Piano, con gli occhi di chi sa misurare la terra ma anche le infinite geometrie del mare, ritorna nei luoghi in cui ha costruito le sue opere, tasselli nella ricerca infinita e necessaria della perfezione. Naviga con suo figlio nel mezzo del Pacifico, sulle rive del Tamigi e della Senna, raggiunge Atene, il Golden Gate Park di San Francisco e la Baia di Osaka. Cercando la bellezza, trova l’imperfezione che ogni progetto porta con sé. Allora non resta che continuare il viaggio.
Il cantiere di Berto. Una corsa contro il tempo per ricostruire il ponte crollato a Genova, un amore che si affaccia quando i capelli stingono nel bianco. E un cane che non ha nome. Ci vuole coraggio per decidere il nome di un cane. Ci vuole tanto coraggio anche per sfiorare le labbra di una donna, quando se ne è dimenticata la dolcezza. La vita di Berto, professione geometra, enigmista per passione e tante altre cose, sta per cambiare. Questo, almeno, lui spera. Sono i mesi frenetici del grande cantiere sul Polcevera, dove tra le macerie germinano come steli le diciotto pile che sorreggeranno il nuovo ponte.
I riflettori sono puntati su Genova, governanti d’ogni casta sfilano in passerella, la gente si assiepa davanti al recinto per assaporare la rinascita del viadotto. C’è bisogno di riscatto. Si chiamerà Genova-San Giorgio, ma ancora nessuno lo sa. Neppure l’architetto di chiara fama che l’ha disegnato. C’è una ferita da rimarginare, quella della fiducia smarrita nella tragedia. L’ha smarrita anche Berto, assieme a tanti altri, in una mattinata burrascosa di mezza estate. Sembrava autunno inoltrato, ma era la vigilia di Ferragosto.
Sul greto del torrente Polcevera c’è da compiere un’impresa per riparare il torto. Tra i mille operai di questo cantiere, di questo luogo sospeso tra dolore e speranza, ci lavora anche lui: Berto fa il caposquadra e non è un mestiere comodo. Ci vuole sangue freddo e anche un po’ di incoscienza ad arrampicarsi sui casseri rampanti a quaranta e passa metri d’altezza, soprattutto se la pancetta fa da zavorra e gli anni corrono a velocità bastarda.
I politici smaniano per tagliare il nastro, la magistratura indaga sulle colpe del disastro, i parenti delle vittime invocano giustizia, la società che aveva in gestione il vecchio viadotto resiste agli assalti trincerandosi dietro legioni d’avvocati. Il governo traccheggia sulle decisioni da prendere e la gente di Certosa, e non solo quella, si scopre sgomenta. Berto sente sfuggire le ultime occasioni e sa che non torneranno indietro. Ci vuole coraggio a decidere. E lui deve scovarlo per evitare lo scempio: del ponte, dell’amore, del suo cagnaccio e della vita stessa.
Nato a Genova nel 1965, Carlo Piano si è laureato in Lettere e, diventato giornalista, ha lavorato nelle redazioni di diversi quotidiani e settimanali a Milano. L’11 settembre 2001 si trovava a fare uno stage al New York Times, e il 14 agosto 2018 si trovava al mare in Liguria quando il ponte Morandi crollava con il suo carico di vite. Collabora con La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX e ha curato due libri per Skira sulla bellezza che si nasconde anche nelle periferie: il Giambellino a Milano e Marghera.